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04/02/2014 06:15:00

"Pedaggio" per attraversare la spiaggia a San Teodoro, il caso si sgonfia...

 Il pm aveva chiesto condanne piuttosto severe: quattro anni e tre mesi di carcere per ciascuno imputato. Il giudice Riccardo Alcamo, però, si è mostrato di diverso parere, derubricando l’accusa più pesante (estorsione) in ‘’esercizio arbitrario delle proprie ragioni’’ e dichiarando per questo reato il ‘’non luogo a procedere’’ per remissione della querela a suo tempo sporta dai denuncianti. Il magistrato ha, inoltre, decretato l’assoluzione per l’imputazione di minacce (‘’il fatto non sussiste’’). Si è così sgonfiato, di fatto, il caso relativo al ‘’pedaggio’’ che sarebbe stato preteso dai gestori del lido accanto alle torri di San Teodoro (‘’Laguna dello Stagnone’’) per consentire ai camionisti che trasportavano il sale dall’Isola Lunga di attraversare la spiaggia. Sul banco degli imputati, con l’accusa di estorsione, era finito il 43enne marsalese Giuseppe De Vita e, per minacce, la 42enne moglie Ombretta Nizza, titolare della concessione demaniale. Nel febbraio 2008, De Vita fu arrestato dai carabinieri per aver preteso e ottenuto il pagamento, tra il 2007 e il 2008, di 16 mila euro da tre camionisti che trasportavano sulla terraferma il sale prodotto dalla Sosalt di Giacomo D’Alì Staiti sull’isola più grande dello Stagnone. Ombretta Nizza fu, invece, denunciata a piede libero perché, secondo gli investigatori, avrebbe minacciato le vittime affinché queste ritrattassero. ‘’Ma quale estorsione? – si sono sempre difesi i due protagonisti della vicenda - era solo un rimborso per i danni provocati alla spiaggia dai pesanti autocarri e poi quei mezzi pesanti non avrebbero potuto attraversare la riserva naturale dello Stagnone. A proibire il passaggio anche un’ordinanza emessa nel 2002 dalla capitaneria di porto’’. A difendere i due imputati è stato l’avvocato Giacomo Frazzitta. Parte civile nel processo la locale Associazione Antiracket. A rappresentarla l’avvocato Peppe Gandolfo. Dalla prossima estate, intanto, il sale dovrebbe trasportato sulla terraferma con le barche. Come avveniva un tempo con i vecchi ‘’schifazzi’’. Sull’isola, infatti, stanno per iniziare i lavori di ristrutturazione dell’antico e malconcio molo di punta Tramontana. Ad autorizzare il progetto della società trapanese leader nella produzione del sale è stato il Suap del Comune di Marsala.

PALAZZO DI GIUSTIZIA DI TRAPANI. Maria Raspante, legale rappresentante dell'Associazione Temporanea di Imprese aggiudicataria dell'appalto per la ristrutturazione del Palazzo di Giustizia  di Trapani ed Emanuele Rizzo ed Andrea D'Amico, progettista e direttore dei lavori, sono stati rinviati a giudizio, dal gup Lucia Fontana, con le accuse di inadempimento di contratti di pubbliche forniture e frode nelle pubbliche forniture.
Gli interventi furono commissionati nel 1997 dal Comune di Trapani . Il progetto prevedeva il rifacimento del prospetto, la verifica strutturale e la sostituzione degli impianti ed integrazione delle misure di sicurezza. Secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero commesso tutta una serie di errori e di mancanze. Non sarebbe stato rilevato innanzitutto il grave dissesto statico delle pareti in tufo dovuto ad elementi strutturali in condizioni di collasso.  Durante i lavori sarebbe stato inoltre impiegato materiale non adeguato.Agli imputati viene anche contestato di avere utilizzato pannelli esterni di rivestimento non conformi alle prescrizioni del Capitolato d'appalto che prevedeva un sistema di rivestimento con prodotti rigidi.  L'apertura del processo sarà il 4 giugno. Il dibattimento sarà presieduto dal giudice Caterina Brignone. Gli imputati saranno assistiti dagli avv. Francesco Galati ed Enrico Sorgi.