Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
03/03/2014 15:21:00

Per un discorso generale sull'antimafia

di Leonardo Agate.   Sarà stato pure per la comoda poltroncina che Barbara Lottero mi ha riservato, ma é soprattutto per la presentazione del libro di Nino Amadore, "I sovversivi" (Laterza Editore, 2013) che l'incontro con l'autore mi é piaciuto. A parte il contenuto del libro, é stata la presentazione senza retorica dell'argomento mafia - antimafia, a piacermi. Abituato da lunghi anni ad una contrapposizione ideologica tra quello che sta al di qua e quello che sta al di là, come se il dividere il bene dal male sia cosa facile, sentire dire che il partito dell'antimafia é diventato a volte un modo per ottenere finanziamenti, e quasi una professione, mi ha piacevolmente colpito. Senza nulla togliere all'importanza che anche le mode hanno nel preparare il futuro, l'antimafia professionale, con la quale si sono affermati molti in tanti campi, dalla politica alla cultura al giornalismo, non l'ho mai considerata un valore assoluto, ma qualcosa da verificare caso per caso. Ho in questo un padre nobile, che é Leonardo Sciascia.

Ma lasciamo stare i riferimenti culturali. Un discorso generale sulla mafia non può prescindere da un discorso sulla nostra società. Ugualmente deve avvenire per i fenomeni analoghi di criminalità organizzata in altre Regioni. Intendiamoci, la delinquenza c'é sempre stata e sempre ci sarà. Kant ( e ci risiamo con i riferimenti!) sosteneva che l'uomo é un legno storto per natura. Solo che quando la delinquenza individuale diventa organizzazione, si sale su un livello diverso, che va oltre la semplice tendenza a delinquere dell'uno o dell'altro. Allora non basta più ricordare che l'uomo é un legno storto. Allora bisogna interrogarsi del perché in uno Stato o in un territorio una forza delinquenziale diventa organizzazione che tende a sostituire l'organizzazione statale. Non é difficile trovare la ragione, se si fa mente locale. E' la scarsa fiducia nello Stato che produce di necessità una organizzazione sostitutiva. Dove c'é il vuoto, lo si può riempire. Che cosa ha fatto la nazione per eliminare la possibilità che una organizzazione illegittima sostituisca le sue regole alle altre? Avrebbe dovuto dare e non solo prendere. Invece...

L'inchiesta parlamentare del 1875 e 1876 e l'inchiesta di Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino del 1877 sull'arretratezza del Meridione erano chiare. Bastava capirle e realizzare nelle regioni a rischio le strutture, le infrastrutture e i servizi che inspirassero fiducia nello Stato. Tuttora, invece, abbiamo scarsi servizi, strutture mancanti o obsolete, infrastrutture inadeguate. La scuola, che é fucina di vita, é ospitata in edifici spesso malandati, e quando sono stati costruiti di recente, diventano in pochi anni inospitali per la mancanza di manutenzioni. La classe insegnante, poi, salvo lodevoli eccezioni, non é stata all'altezza del suo compito. Chi ha fatto tutto il corso scolastico fino al diploma e alla laurea, sa quanti sono stati gli insegnanti validi su decine e decine che ne ha avuto. Non più di quanti si possono contare sulle dita di una mano.

Perché tutto é nella società, che esprime la classe politica che ci governa, e chi ci governa é chi ha avuto il nostro voto.

Ci vorrebbe più anti - antimafia. Non nel senso che bisognerebbe rafforzare il professionismo antimafioso, ma nel senso che bisognerebbe guardare più serenamente i nostri mali. Non bastano leggi speciali di contrasto alla mafia, o l'ideazione di nuovi aleatori reati come quello di associazione esterna di stampo mafioso, per combattere seriamente il fenomeno. Finché non si faranno le ordinarie leggi che consentano di avere scuole di buon livello, dal lato degli edifici e dal lato del personale insegnante; finché non si costruiranno nuovi ospedali, e poi si facciano le ordinarie manutenzioni; finché la giustizia non funzionerà con la celerità e l'imparzialità necessarie, senza arrogarsi il compito di cambiare la società, ma solo di applicare le leggi - il p.m. Di Pietro dichiarava che avrebbe rivoltato l'Italia come un calzino: ne abbiamo visti i risultati -; finché il Parlamento approverà provvedimenti - tampone di contrasto; finché la burocrazia resterà quel mostro dalle mille teste sempre pronto a vessare e mai a risolvere; finché il fisco si mostrerà, come é, ladrone dei nostri guadagni dichiarati e incapace di scovare gli evasori; ecco, finché non sarà fatto tutto questo, il semplice e facile discorso antimafioso resterà un'operazione di facciata e nulla più.