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10/03/2014 06:20:00

Un anno di mafia /1. I business, i beni confiscati, le infiltrazioni nei Comuni

Comincia oggi un viaggio in cinque puntate all’interno della criminalità organizzata in Italia grazie al lavoro svolto dalla Direzione Nazionale Antimafia, che nel suo rapporto annuale fa una fotografia sulle attività delle organizzazioni criminali. Da Cosa nostra alla ‘Ndrangheta, Camorra e altre organizzazioni anche straniere. Il rapporto annuale si riferisce al periodo 1 luglio 2012, 30 giugno 2013.

I campi in cui le organizzazioni criminali affondano i loro tentacoli in Italia sono tantissimi. Un’attività che ammorba l’economia del paese, e secondo le stime la Mafia spa ha una consistenza economica di oltre 100 miliardi di euro. Un impero che non scricchiola, nonostante i colpi inferti dalle operazioni antimafia, dai sequestri e le confische dei beni alle organizzazioni criminali.

BENI CONFISCATI. SERVONO NOVITA’
Le attività delle procure antimafia italiane in quest’ultimo anno sono state concentrate proprio al ridimensionamento del potere economico delle mafie, attraverso l’aggressione dei patrimoni delle organizzazioni criminali. Ma come ha sottolineato la Dna nel suo rapporto, le normative vigenti sono ancora molto farraginose, devo essere snellite, e il più delle volte incappano in contraddizioni. Inoltre, è ancora lacunosa la normativa che riguarda la gestione dei beni sequestrati e confiscati, la loro destinazione, il loro utilizzo. I beni sequestrati vengono gestiti dall’Agenzia nazionale. Ma spesso, come nel caso del Gruppo 6Gdo di Castelvetrano, la gestione risulta essere fallimentare. “La disciplina previgente non ha consentito di realizzare appieno quelle finalità di ricollocazione nel circuito economico legale dei beni confiscati alla criminalità organizzata attraverso il riutilizzo a fini sociali e istituzionali a beneficio delle collettività afflitte dalla radicata presenza della mafia e delle altre organizzazioni similari a causa della inadeguatezza delle procedure amministrative di destinazione e/o assegnazione dei beni”, scrive chiaro e tondo la DNA. E ancora è stata sottolineata “la frequente carenza di specifiche professionalità e managerialità, essenziali per ricollocare l'azienda in un circuito legale”.

RACKET
Ancora molto attive su questo fronte, oggi alcune organizzazioni criminali a differenza del passato tendono a non estorcere più in maniera fragorosa ed a riscuotere il pizzo in maniera meno visibile possibile. A questo è legato anche il sistema per “convincere” gli estorti a pagare, meno eclatante rispetto al passato. Ma anche nella società, grazie anche a una più diffusa informazione, è aumentata la reazione a questi crimini, con sempre più persone che denunciano i propri estorsori e imprese e commercianti che aderiscono alle associazioni antiracket. “Le estorsioni, l’attività di riscossione del pizzo - si legge nel rapporto - costituiscono per le organizzazioni criminali, soprattutto per quelle che hanno un forte radicamento sul territorio, quali la mafia siciliana ed in particolare Cosa Nostra, la Camorra e la ’Ndrangheta, una delle attività più importanti e remunerative”. Nel tempo le strategie sul pizzo sono cambiate. “Partendo dall’analisi del fenomeno nella Sicilia Occidentale, le emergenze investigative e processuali sono nel senso che almeno dal 1993 la strategia estorsiva dell’ organizzazione mafiosa ha sostituito, alle consistenti richieste di pizzo per pochi grandi imprenditori la riscossione cosiddetta a tappeto per singole zone della città, che vede coinvolte tutte le attività economiche, anche le minori, sia pure per contributi minimi in termini economici”. Ma questo è un sistema presente soprattutto nelle grandi città.

ECOMAFIE
Declassificazione dei rifiuti, da pericolosi a non pericolosi. Il sistema del “girobolla”. Lo sversamento illegale dei rifiuti nel territorio. L’esportazione illegale dei rifiuti all’estero. Il riutilizzo dei rifiuti nelle energie rinnovabili. Sono queste le principali attività legate al ciclo dei rifiuti delle ecomafie. Dalla Campania alla Sicilia, ma anche nel Nord Italia, dove la concentrazione di industrie promette bene per le organizzazioni criminali. La Dna ha sottolineato che nei reati ambientali di questo tipo nulla viene lasciato al caso dalle mafie. C’è una organizzazione ancora più accurata che negli altri business. Quello dei rifiuti racchiude infatti più figure, garantisce solidità all’organizzazione criminale. Anche perché spesso l’illecito non coinvolge soltanto organizzazioni storicamente note e territorialmente radicate come Camorra, ‘Ndrangheta e Cosa nostra, ma vi si inseriscono e anzi ne hanno un ruolo di leadership centrali affaristico-imprenditorial-criminali nazionali e transnazionali. Ovviamente non ci sono soltanto i rifiuti. Il tema si inserisce in quello più complessivo dell’ambiente. E le energie rinnovabili negli ultimi anni sono state le chicche nelle attività criminali. Le truffe ai danni dello Stato e dell’Ue per il conseguimento di erogazioni pubbliche “tramite svariati falsi tendenti a trarre in inganno gli organismi di controllo e i soggetti deputati alle erogazioni dei benefici pubblici e/o comunque sottesi all’erogazione delle sovvenzioni per la produzione di energia elettrica “pulita””. Frodi nelle pubbliche forniture (di energia elettrica immessa in rete)in tutte quelle tipologie di inadempimenti ai contratti stipulati con la parte pubblica.
Sempre in tema di truffe ci sono quelle perpetrate da imprenditori per ottenere erogazioni comunitari nei più svariati settori della politica agricola senza averne i requisiti. E ancora la falsificazione dei marchi di prodotti alimentari.

NARCOTRAFFICO
Il business degli stupefacenti, oggi, come è noto, è in mano soprattutto alla ‘Ndrangheta che nasce come organizzazione radicata nel territorio ma in tema di narcotraffico ha ampliato i suoi orizzonti. “Nel panorama nazionale risulta, comunque, pienamente confermata la primazia della ‘Ndrangheta seguita dalla Camorra e, di seguito, dalle altre mafie italiana. Ciò, peraltro, avviene, in particolare, negli specifici settori del traffico di cocaina e della cannabis, che, comunque, sono attualmente i mercati di maggiore interesse per i narcotrafficanti atteso il sensibile calo in Italia nel consumo dei derivati dell’oppio, che, in ogni caso, continuano ad essere gestiti prevalentemente dai sodalizi di matrice balcanica, che ne controllano i diversi segmenti”. Cosa nostra però sta cominciando a riprendersi una buona fetta di mercato. I canali privilegiati sono quelli del Sud America, Colombia in particolare, e asiatici, Afghanistan, per ciò che riguarda le sostanze oppiacee.

PUBBLICI APPALTI
Le organizzazioni criminali, attraverso le loro aziende, entrano spesso negli appalti indetti per lavori pubblici dalle amministrazioni. La Dna nel suo rapporto ha sottolineato alcune novità normative che riguardano il settore e che mirano a prevenire le ingerenze criminali. Il riferimento è al Codice antimafia e alle white list di imprese che possono partecipare ai bandi. Inoltre la Dna ha evidenziato l’importanza “del presidio antimafia realizzato dai Prefetti che, se inefficace, comporta gravissime ripercussioni sul mercato legale, posto che le imprese sane non possono competere con chi non rispetta le regole, viola gli obblighi di tracciabilità, la normativa sul lavoro, sostituisce al meccanismo della concorrenza la forza dell’intimidazione, e soprattutto dispone di rilevanti flussi finanziari provenienti da attività delittuose”.

LE INFILTRAZIONI NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Sono 19 i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose nel periodo eseminato. L’infiltrazione nelle amministrazioni locali, scrive la Dna, è un “fenomeno sempre più complesso dotato di una preoccupante caratteristica di stabilità ed intensità nel tempo , tanto da poterlo definire uno dei principali sintomi della presenza della criminalità organizzata in gran parte del nostro paese”. Campobello di Mazara, Misilmeri, Isola delle Femmine, Augusta, Polizzi Generosa, Mascali. Questi sono i comuni siciliani sciolti per mafia nel periodo in questione, a cui si aggiunge per la provincia di Trapani il Comune di Salemi. A proposito di Campobello, scrive la Dna:
“All’esito degli accertamenti condotti dalla commissione di indagine, nominata con decreto prefettizio del 23 dicembre 2011, sono stati accertati fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata che hanno compromesso il buon andamento e l’imparzialità del consiglio comunale di Campobello di Mazara (TP).In data 29 febbraio 2012, a seguito delle dimissioni della quasi totalità dei consiglieri comunali, il Presidente della Regione Sicilia ha preso atto della decadenza del consiglio comunale, nominando un commissario per la gestione del Comune. Il 30 luglio 2012 è stata decretata la nomina di una commissione straordinaria per la provvisoria gestione dell’Ente, per la durata di diciotto mesi”.
E’ utilie, infine leggere un estratto della relazione della Dna, per comprendere l’interesse che le organizzazioni criminali nutrono nelle pubbliche amministrazioni, e l’importanza dell’infiltrazione per le attività illecite.
“L’interesse della criminalità organizzata alla politica economica e sociale di un territorio nasce dalla possibilità di accedere alle risorse finanziarie di cui dispone la pubblica amministrazione e dall’opportunità di investimento dei capitali di provenienza illecita nell’economia legale della cosa pubblica. Le vicende amministrative e in gran parte giudiziarie in esame dimostrano che il modus operandi dei sodalizi mafiosi è spesso orientato alla creazione di un canale di collegamento da poter utilizzare per condizionare i processi , infatti,decisionali dell’apparato politico-amministrativo: avere uomini di fiducia nei consigli comunali, provinciali e regionali, significa infatti accedere in maniera privilegiata ad informazioni strategiche per l’esercizio del potere sul territorio. Tale inquadramento è sintomatico di un forte legame tra i tentativi di infiltrazione delle consorterie di stampo mafioso nella P.A. e le condotte corruttive nei confronti dei pubblici funzionari. L'agire mafioso, in questi casi, ha spesso quale finalità l’aggiudicazione di appalti e subappalti per la gestione, fornitura o costruzione di servizi di pubblica utilità, come pure l’ottenimento di autorizzazioni, concessioni, licenze e, non da ultimo, la possibilità di condizionare le candidature politico-elettorali. Proprio per tale ultimo aspetto, l’evolversi del fenomeno consente alle organizzazioni criminali di spingere propri affiliati o soggetti contigui a ricoprire cariche pubbliche, giovandosi soprattutto del livello di arretratezza economica e sociale nel quale versano alcune regioni del Paese. Non a caso, è emerso che, nel periodo in esame, la più alta concentrazione delle condotte suesposte si è registrata nelle regioni del Sud Italia, da sempre più sofferenti sotto il profilo economico-sociale, laddove sono radicate le cosiddette mafie storiche. Tuttavia, attesa la tendenza dei sodalizi criminali ad espandersi oltre i confini delle proprie aree di origine, è stato più volte accertato che anche le realtà amministrative del nord Italia non sono immuni da condizionamenti e collusioni con il crimine organizzato”.