Si è tenuta venerdì l'udienza della Corte dei Conti che ha ascoltato i capigruppo dell'Ars per avere chiarimenti su alcuni rimborsi spese. Non c'entra nulla, questa inchiesta delle Corte dei Conti, con l'inchiesta giudiziaria della Procura di Palermo sui maxi rimborsi chiesti dai capigruppo della passata legislatura. E' un'altra procedura, che potrebbe portare all'eventuale rimborso delle somme illecitamente chieste. Dal tono piccato di alcuni deputati, si è discostato Cancelleri (M5S) che ha detto: «Finalmente, per ridare dignità alla politica è necessario un organismo che faccia da guardia».
L'avvio dell'adunanza i è stato preceduto da una diversità di vedute e da un non celato tono polemico da parte dei deputati Cordaro, in rappresentanza di Pid-Cantiere popolare-Grande Sud, e Fazio (Gruppo misto), nei confronti della Corte. Oggetto del dissenso, le contestazioni sui superminimi e gli scatti di anzianità applicati ai cosiddetti dipendenti stabilizzati dai gruppi, 86 persone, su cui ha puntato il dito la relatrice, Anna Luisa Carra. Malumori anche per la tempistica, giudicata «risicata», e le modalità di comunicazione, con cui la Corte dei conti ha comunicato lo svolgimento dell'adunanza di ieri.
Cordaro ha richiesto una dilazione dei tempi, per produrre la documentazione necessaria e consentire il rientro in città dei deputati Bernadette Grasso e Cimino. «Abbiamo ricevuto - ha detto Cordaro - comunicazione di questa adunanza solo il 30 aprile, attraverso la posta elettronica istituzionale dell'Ars che quasi nessuno di noi controlla. Abbiamo lavorato tutto il giorno, ma sono qui non del tutto preparato. Vorremmo avere due o tre giorni per integrare la documentazione».
Con il recepimento del decreto Monti, i rendiconti dei gruppi, per la prima volta, sono esaminati dalla Corte dei conti. Il presidente, Maurizio Graffeo, ha anticipato, già prima della sospensione, l'impossibilità di accogliere entrambe le richieste, riservandosi di ricevere la documentazione aggiuntiva proveniente dall'Ars. «Il legislatore - ha risposto Graffeo - ci ha dato trenta giorni di tempo per pronunciarci sui rendiconti; in caso contrario, ne deriva un'approvazione automatica e oggi è l'ultimo giorno per esprimerci».
Più complessa la vicenda delle retribuzioni applicate ai dipendenti stabilizzati, problema che il relatore ha sollevato ai rappresentanti di tutti gruppi. «Nella maggior parte dei casi - ha detto il consigliere Carrà - i dipendenti sono assunti al momento della costituzione degli stessi gruppi (2/12/2012), oppure dopo, ma le retribuzioni corrispondono a fasce di anzianità superiori. Importi cospicui, quasi il raddoppio delle competenze stipendiali, circa 1400 euro. Il legislatore intende un impiego a tempo indeterminato quello assunto con lo stesso datore. Non si evince, inoltre, da nessun sito dell'Ars che questo tipo di lavoratori abbia rapporti con l'Ars, il loro incarico è da ritenere fiduciario e temporaneo. Allo scioglimento del gruppo viene meno la fiduciarietà legata alle persone fisiche. Ad avviso del relatore, la continuità può essere di tipo politico, ma non giuridico. Il codice fiscale - ha aggiunto il consigliere - si produce all'atto di costituzione del gruppo. Il Tfr è liquidato alla cessazione della legislatura e non continua a maturare, a conferma della temporaneità del rapporto di lavoro. Appare irregolare, dunque, retribuire un'anzianità che non è nei contratti i quali, piuttosto, vanno differenziati sulla base delle mansioni».
Sfilano tutti davanti ai magistrati contabili: Cancelleri (M5S), Fazio (Gruppo misto), Firetto (Udc), Gucciardi (Pd), Sammartino (Articolo 4), Cordaro (Pid verso Fi), D'Asero (Ndc), Picciolo (Drs), Formica (Lista Musumeci), Di Giacinto (Megafono).
Il primo a giustificarsi davanti ai magistrati contabili è Cancelleri che fornisce spiegazioni su una fattura da 338 euro relativa a un dipendente che non esiste: Ignazio Ciancio. Ha spiegato Cancelleri: «E' frutto di un errore dell'albergatore che ha ospitato il nostro gruppo a Bruxelles. Ha sbagliato nella registrazione». C'è poi l'irregolarità formale di 8.783 mila euro, rimanenza dei contributi spontanei donati dai cittadini durante la campagna elettorale, dal conto corrente del movimento a una carta del gruppo, intestata a Cancelleri.
La cifra più alta contestata è di 84 mila euro a Ncd. E poi, a tutti i gruppi sono stati mossi rilievi su spese per quotidiani, necrologi, convegni, cene in ristorante o pranzi alla buvette e costi per il personale. Su quest'ultimo punto, però, i deputati hanno fatto fronte comune: i capigruppo non si possono esimere dal trasferire le somme che l'Ars versa ad personam per ogni dipendente. Insomma, sono obbligati a rispettare direttive che arrivano dall'Assemblea regionale. Di qui, la richiesta di fare intervenire i burocrati dell'Ars per spiegare l'adozione di una normativa «irrazionale» che sta sollevando un vespaio di problemi. Picciolo ha sottolineato di avere chiesto la restituzione di emolumenti non dovuti a due dipendenti.