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17/05/2014 06:15:00

In nome del popolo italiano oggi Mauro Rostagno è vivo

Ventisei anni dopo l'omicidio di Mauro Rostagno - il 26 settembre 1988 a Lenzi, quattro colpi di fucile e due di pistola al cuore ai polmoni e poi in testa - oggi alle 21.00 prevista la sentenza contro gli imputati Vincenzo Virga e Vito Mazzara, rispettivamente mandante ed esecutore. Stasera in aula un pubblico ansioso, dubbioso.Nel gabbiotto, Mazzara, in collegamento da Milano Virga.
La Corte esce solo alle 23 passate, segnando ore di attesa nervosa e di impazienza crescente. Gli imputati vengono condannati all'ergastolo e a ingenti pene pecuniarie. Non si esulta di gioia tra i banchi delle parti civili, un sollievo composto e commosso quello di Chicca Roveri e Maddalena Rostagno scioltosi in un abbraccio. Tra il pubblico, la moglie e la figlia di Mazzara, andate subito via in silenzio, che le donne di mafia cosa pensano non si sa, mentre quelle dell'antimafia hanno gli occhi stanchi di lutti e, tra loro, si abbracciano.
Un processo lungo tre anni, scandito dalle pesanti accuse formulate dai pm Gaetano Paci Francesco Del Bene, e dalle strategie difensive spesso iperboliche degli avvocati Stefano Vezzadini e Giuseppe Ingrassia per Virga, Vito e Salvatore Galluffo per Mazzara. Un processo nel quale la magistratura, spesso, ha faticato a stare al passo con la verità. Un processo durante il quale si è spesso tentato di spostare il fuoco da Cosa Nostra, che voleva eliminare "quella camurria" (cit. Totò Riina), alla vita personale di Rostagno, nel labirinto tra Saman, la moglie Chicca Roveri e Lotta Continua, insinuando la complicità di Monica Serra, ponendo accenti deliranti quanto inopportuni sul dolore di Maddalena Rostagno. La matassa, in questi anni e con le requisitorie nelle ultime udienze, è stata artatamente ingarbugliata: ma al di là delle sorti e delle verità processuali, altri meriti ha avuto la celebrazione di questo processo. Primo fra tutti, quello di aver riconociuto inoppugnabilmente lo stampo mafioso nell'omicidio di Mauro Rostagno ed essere riusciti ad individuarne i responsabili, escludendo infamie da rivista di quart'ordine, fatte di corna e tossici: Mauro "rompeva i coglioni" alla Mafia, che a Trapani si chiamava anche Virga, e la Mafia lo ha fatto ammazzare da uno "che ci sapeva fare" , che si chiama Vito Mazzara.
E poi ha il merito di aver risvegliato la coscienza civica, con le quindici parti civili costituitesi: dalla Regione Sicilia a Libera, dai Comuni del trapanese e dell'ericino a "Saman". Ma il Processo per l'omicidio di Mauro Rostagno ha soprattutto riscritto la storia della Mafia in questo territorio, portandola alla ribalta dell'informazione: quegli equilibri di potere che, seppure in ventisei anni siano mutati, hanno mantenuto una stretta connesione tra Cosa Nostra, politica e massoneria (rappresentata a Trapani nella Iside2); gli interessi economici delle 'famigghie' tra contrabbando di armi e spaccio di droga, che non allontanano dalla pista mafiosa come avrebbe voluto la difesa, ma piuttosto disegnano i nuovi circuiti di interesse della Mafia trapanese, li indirizzano e ne guidano le modalità di azione, riscrivendone la sociologia; i depistaggi e le prove occultate, i servizi segreti, l'interesse di una certa politica che in qualche modo entra in questa tessitura. Il processo Rostagno, col suo plotone di oltre 300 testimoni, da Martelli a Bobo Craxi, dai collaboratori di giustizia Sinacori e Siino, ha scoperchiato il vaso di Pandora della mafia trapanese. Ed ora è impossibile richiuderlo.
La sentenza di oggi restituisce una verità giudiziaria ed una Giustizia processuale,regala forse un sollievo a Chicca Roveri, a Maddalena, che hanno attraversato questi ventisei anni in punta di piedi, con compostezza e fierezza, a schiena dritta. Ma non ci restituisce Mauro. La mia generazione, che lo ascoltava urlare da Rtc ogni giorno alle due e che ogni giorno si diceva "a chistu ci sparanu", ha perso l'occasione di vivere in una Trapani migliore, più libera e meno oscura: non perda oggi l'occasione di riscattare questa eredità, che Mauro non sia da oggi dimenticato in un archivio. Oggi, che i riflettori si spengono sul processo Rostagno, che Mauro non venga seppellito dalle carte processuali, ma in quella Verità da lui raccontata e oggi verificata, continui a vivere. In nome del Popolo italiano oggi Rostagno è vivo.
Ciao Mauro.

Valentina Colli