Mentre la corazzata formazione affonda almeno 4.523 persone cercano di mettersi in salvo lasciando il lavoro o salendo sulla scialuppa-Ciapi. La chiusura degli enti storici o coinvolti in inchieste e il taglio dei finanziamenti ai corsi tradizionali ha di fatto creato esuberi che il governo si trova a gestire (cioè ricollocare) entro pochi giorni. Ennesima miccia accesa sul dopo elezioni, che costringerà a spese milionarie a carico delle casse pubbliche.
La prima emergenza riguarda i 1.800 dipendenti degli sportelli multifunzionali, destinati all’orientamento nel mondo del lavoro e della formazione. Negli ultimi anni hanno lavorato grazie a progetti finanziati dall’Ue ma adesso il contratto è scaduto e i sindacati sono in pressing per un rinnovo. Che però la Regione non riesce a garantire malgrado sia pronta a spendere circa 70 milioni. «Quando sono arrivato nel governo – spiega l’assessore regionale al Lavoro, Giuseppe Bruno – gli uffici già lavoravano a una soluzione che prevedeva l’assunzione di questo personale presso il Ciapi con contratto a tempo determinato per un anno. Poi è emerso il primo problema: il Ciapi ritiene di non poter fare contratti di questo tipo ma di dover ricorrere alla figura del Cocopro, che non garantisce questo personale dal punto di vista contributivo e dunque farebbe ritardare il raggiungimento dei requisiti pensionistici». Con i contratti a termine – spiega Giuseppe Raimondi della Uil – i 1.800 guadagnerebbero fra i 1.300 e i 1.400 euro netti al mese mentre con i Cocopro la cifra non è determinata a priori e non ci sono contributi previdenziali».
E così mentre i sindacati pressavano per il contratto da un anno, Bruno ha provato a cambiare strategia di fronte ai problemi di natura giuridica: «Avevamo registrato la disponibilità di alcuni enti di formazione a prendere in carico questo personale per farlo lavorare in progetti di orientamento all’interno del maxi piano Youth Guarantee, che darà lavoro a 50 mila giovani. C’era anche la disponibilità di Cgil e Cisl su questa soluzione». I privati, garantendo i lavoratori, entrerebbero così nel grande business di un piano per il lavoro che vale 170 milioni.
Tuttavia nei giorni scorsi sono sorte nuove perplessità di carattere burocratico: per finanziare gli enti, cioè i privati, servirebbe un bando e dunque tempi lunghi. E a questo punto la vicenda si è insabbiata: «Torniamo a ragionare sull’ipotesi Ciapi. Ma vanno studiate soluzioni tecniche su cui fino a ora non sono mai arrivate certezze e comunque la priorità è portare a termine il piano Youth Guarantee» precisa Bruno lasciando intendere una certa insofferenza verso gli intoppi sollevati dagli uffici tecnici.
Al Ciapi di Priolo stanno per essere trasferiti anche 1.415 lavoratori finiti in esubero per la chiusura di enti a cui è stato tolto il finanziamento dopo inchieste giudiziarie o amministrative. Proprio in questi giorni il cosiddetto progetto Prometeus, che impiega questi lavoratori in esubero, sta per essere rinnovato. Ma la Uil, con Giuseppe Raimondi avverte: «Lo stop alla vendita del Cefop ha provocato altri 408 esuberi. Si tratta di personale che ora chiede di entrare al Ciapi e rischia così di non far bastare i soldi per tutti». Anche per questo motivo la dirigente del dipartimento regionale Formazione, Anna Rosa Corsello, si è affrettata ad annunciare che «gli esuberi del Cefop transiteranno al Ciapi grazie ad altri 7 milioni che siamo pronti a investire». Ma anche in questo caso si tratta di contratti a termine che dureranno da 8 mesi a un anno nella migliore delle ipotesi.
A questo punto il Ciapi vedrà ingrossare le sue file di quasi 4 mila persone. E anche per questo motivo la Regione sa che per gestire i prevedibili nuovi esuberi non potrà più contare su questo ente pubblico. E allora, visto che il taglio dei finanziamenti al settore sarà realtà fra pochi mesi provocando una forte riduzione dei corsi, l’unica alternativa sono i prepensionamenti e gli esodi: l’assessorato alla Formazione, guidato da Nelli Scilabra è pronto a mettere sul tappeto 44 milioni per accompagnare alla pensione almeno 400 formatori e per altri 500 sono previsti contributi da 20 mila euro per creare attività autonome e lasciare così i corsi. E anche questo è un problema che va risolto entro fine giugno, quando bisognerà programmare la stagione 2015. Per questo motivo Raimondi (Uil) sollecità «una riforma che metta definitivamente ordine in un settore ormai travolto da troppe emergenze ingestibili».