E’ l’avvocato Giuseppe Novara, a nome di Antiracket e Confindustria Trapani, a esprimere soddisfazione per risarcimenti alle parti civili accordati dal gup di Palermo Cesare Vincenti con la sentenza con cui il magistrato ha condannato sei degli otto imputati del procedimento penale scaturito dall’operazione antimafia ‘’Eden’’. E cioè quelli che hanno scelto il processo con rito abbreviato. ‘’E’ stata riconosciuta la legittimazione al risarcimento del danno alle associazioni quali portatrici di interessi diffusi – ha dichiarato l’avvocato Novara - le associazioni che rappresento perseguono e promuovono principi di legalità finalizzati al rispetto effettivo di uno dei diritti fondamentali quale la libertà di iniziativa economica. Libertà che è stata compromessa dal tentativo di estorsione posto in essere dall’imputato Mario Messina Denaro in danno dell’imprenditrice Elena Ferraro’’. Il gup ha condannato Mario Messina Denaro, cugino del boss latitante Matteo, a versare 10 mila euro a Elena Ferraro, la legale rappresentante della clinica Hermes che subì un tentativo di estorsione ma ebbe il coraggio di dire ‘’no’’, nonché 5 mila euro ciascuno a Confindustria e Associazione antiracket e antiusura Trapani. Lo stesso cugino del boss è stato, poi, condannato a versare altri 10 mila euro al Comune di Castelvetrano, al quale devono corrispondere la stessa cifra, in solido, anche i coniugi Lea Cataldo e Francesco Luppino, e poi Lorenzo Cimarosa, altro cugino di Matteo Messina Denaro, e il boss campobellese Nicolò Polizzi. Gli stessi imputati dovranno dare anche 5 mila euro ciascuno all’associazione Libera e al Centro studi Pio La Torre, nonché rifondere le spese legali a tutti le parti civili costituite. Il termine per il deposito delle motivazioni della sentenza è stato fissato in 90 giorni. La pena più severa (8 anni e 2 mesi di carcere) il gup Vincenti l’ha inflitta a Nicolò Polizzi, dagli inquirenti considerato il capomafia di Campobello di Mazara, mentre 5 anni e 4 mesi sono stati inflitti al "dichiarante" Lorenzo Cimarosa, 3 anni e mezzo a Lea Cataldo, 3 anni a Francesco Luppino, 4 anni e 2 mesi a Mario Messina Denaro, 2 anni all’ingegnere Giuseppe Marino. Quest’ultimo accusato di corruzione.