HPV sta per Papilloma Virus Umano, un agente virale molto comune che si trasmette attraverso i rapporti sessuali: fino all’80% delle donne sessualmente attive acquisisce un’infezione da HPV nel corso della propria vita. L’infezione genitale da HPV può essere trasmessa anche attraverso rapporti incompleti, tramite il semplice contatto diretto cutaneo (pelle-pelle); il preservativo, che resta comunque l’unico strumento di prevenzione verso le malattie sessualmente trasmesse, riduce pertanto il rischio di trasmissione del virus ma non garantisce una protezione totale. L’infezione decorre senza dare alcun sintomo e nel 90% dei casi guarisce spontaneamente senza complicanze. Nel restante 10% dei casi l’infezione persiste e può, in alcuni casi, portare a lesioni precancerose del collo dell’utero entro 2-5 anni e a cancro cervicale entro 15-20 anni.
Tra gli oltre cento differenti tipi di HPV, solo alcuni possono causare lesioni maligne al collo dell’utero; in particolare i ceppi 16 e 18 sono responsabili di oltre il 70% dei casi di tale neoplasia che in Italia registra ogni anno 3.500 nuovi casi, collocandosi al secondo posto tra i tumori femminili. L’evoluzione dell’infezione da HPV in tumore è molto lenta, ci vogliono in genere molti anni: abbiamo quindi tutto il tempo per individuare le infezioni a rischio, monitorare nel tempo e per diagnosticare precocemente eventuali lesioni iniziali con la possibilità di intervenire tempestivamente. La prevenzione rappresenta dunque l’arma di difesa più importante ed efficace contro il carcinoma della cervice uterina. Al di là prevenzione secondaria effettuata attraverso il pap-test, raccomandato come esame di screening per la popolazione tra 25 e 65 anni per diagnosticare precocemente le alterazioni delle cellule del collo dell’utero, esiste anche una forma di prevenzione primaria attraverso la vaccinazione. I vaccini oggi disponibili sono due: il “bivalente”, che previene le infezioni da HPV 16 e 18, e il “quadrivalente”, che estende la protezione vaccinale anche ai ceppi 6 e 11, che sono responsabili della formazione dei conditomi genitali (anche noti come verruche genitali o “creste di gallo”), lesioni benigne che non hanno alcun rischio di degenerare in tumore.
Il vaccino contiene una copia innocua del virus HPV, in grado quindi di indurre una risposta del sistema immunitario senza essere infettivo. Per ottenere una protezione idonea, è necessario che siano somministrate (attraverso iniezione intramuscolare) tutte e tre le dosi previste. I numerosi studi condotti sulla sicurezza e sull’efficacia dei vaccini documentano che, se somministrati quando la donna non è ancora entrata in contatto con il virus, gli stessi assicurano una protezione a lungo termine molto elevata, nella misura del 90-100%. La Campagna vaccinale raccomandata dal Ministero della Salute prevede l’offerta attiva e gratuita del vaccino contro il Papilloma Virus Umano per le ragazze che hanno compiuto l’undicesimo anno di età: questo consente di garantire un’efficace protezione prima di un eventuale contagio con il virus. Ciascuna Regione ha poi dettato la modalità di offerta del vaccino del proprio territorio. Sebbene l’Italia sia stata il primo paese europeo a strutturare e avviare nel 2008 un’organica Campagna di immunizzazione con offerta attiva e gratuita del vaccino ad una popolazione target, la copertura vaccinale è ben lontana dagli obiettivi prefissati ed estremamente disomogenea sul territorio: ad oggi ci sono ancora molti dubbi e perplessità sulla reale efficacia del vaccino e su eventuali effetti collaterali. In questo senso l’invito è di rivolgervi al vostro medico di fiducia per chiedere consiglio e per dirimere ogni dubbio, in modo da disporre di tutti gli strumenti conoscitivi necessari per poter operare nel ruolo di genitori una scelta responsabile e consapevole per la salute delle vostre figlie.
Dott. Angelo Tummarello
Pediatra di famiglia - Consigliere regionale della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale
Ricercatore e divulgatore scientifico
Cell.360409851
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