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10/06/2014 06:31:00

Marsala. Sicilia Acquaviti, indagini concluse. Avvisi per Bianchi e Volpe

 Ci sono sviluppi nella vicenda che un mese fa ha portato al sequestro preventivo, in contrada Digerbato-Bartolotta, della distilleria Sicilia Acquaviti e di terreni circostanti per 162 mila metri quadrati (di proprietà di ‘’Ge.Dis.’’ e ‘’Pibiemme’’). L’avviso conclusione indagini è stato, infatti, notificato dalla Dda all’imprenditore marsalese di origine ligure Giuseppe Bianchi, di 78 anni, e a Fabio Volpe, di 48. Bianchi è stato legale rappresentante della Sicilia Acquaviti dal 2009 al 2011, Volpe dal 2011 al 2013. Il più anziano, inoltre, è stato anche titolare della ‘’Ge. Dis.’’ dal 1980 al 2012. L’accusa è di ‘’attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti’’. Il reato contestato prevede fino a sei anni di carcere. A condurre l’indagine è stata la sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala. Quest’ultima, poi trasferì gli atti, per competenza, alla Dda di Palermo, che comunque ha continuato a delegare l’indagine alle Fiamme Gialle della Procura marsalese. Dall’inchiesta è emerso gli scarti della distillazione, e in particolare ‘’borlande’’ (i cui principali componenti sono: propanolo, butanolo, metil-propanolo, pentanolo e altri pentanoli isomeri, nonché furfurale), venivano  sversati sui terreni circostanti e all’interno di vicine cave di tufo abbandonate, finendo così nel sottosuolo.

L’indagine, inizialmente coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Giulia D’Alessandro, fu avviata nel maggio 2013, quando la sezione di pg della Guardia di finanza ebbe notizia del possibile illecito smaltimento di scarti industriali da parte delle distillerie ‘’Ge.Dis’’, con stabilimento nei pressi del porto, e Sicilia Acquaviti. Disposti i controlli (effettuate anche trivellazioni nel terreno), si accertava che il borlande della Sicilia Acquaviti veniva smaltito illegalmente, con delle tubazioni, sui terreni attorno l’impianto industriale di contrada Digerbato-Bartolotta e nelle cave di tufo, poi ricoperte di terra. E’ stata, inoltre, scoperta una fossa in cui venivano stoccate vinacce esauste con un bacino di contenimento completamente ripieno di acque di lisciviazione/percolato delle stesse vinacce. Alla ‘’Ge.Dis’’, il cui impianto è inattivo da tempo, sono state invece riscontrate tracce del modo in cui avveniva l’illecito smaltimento dei rifiuti, sversati senza depurazione nelle acque del porto di Marsala. Alla Sicilia Acquaviti, i campioni delle sostanze prelevate sono stati analizzati dall’Arpa, che ha confermato ‘’l’illecito smaltimento di borlande, nonché la presenza di rifiuti di liquidi di percolazione delle borlande’’. Si scopriva, inoltre, che la Sicilia Acquaviti non rispettava le prescrizioni del Comune di Marsala relative all’autorizzazione allo scarico per i reflui industriali, dopo la depurazione, nella fognatura, né era in possesso delle analisi delle acque reflue in uscita dal depuratore e della documentazione attestante lo smaltimento dei fanghi. In tal modo secondo la Procura avrebbe risparmiato non meno di 150 mila euro. A difendere Volpe è l’avvocato Arianna Rallo, mentre legali di Bianchi sono Maria Letizia Pipitone e Paolo Paladino. Singolarità: l'avvocato Pipitone è anche coordinatrice del circolo di Legambiente Marsala - Petrosino. "Non vedo l'anomalia - dichiara Pipitone -.La mia è una difesa tecnica dell'azienda, che fa parte della mia professione". Pipitone aggiunge poi che si sta lavorando per cercare di arrivare in tempi brevi al dissequestro dell'azienda". Dalla stessa azienda confermano  di stare lavorando per cercare di mostrare, con delle perizie, la correttezza delle loro procedure. "Le sostanze oggetto dell'indagine - dicono fonti interne alla Sicilia Acquaviti - non sono assolutamente nocive alla salute di nessuno in quanto rappresentano ( dal punto di vista tecnico e legale ) acque reflue vegetali e concimanti, borlanda, o concimi naturali e combustibile di materia povera, vinaccia".

"Siamo in attesa di una nostra cconsulenza tecnica di parte che chiarirà i reali termini della questione e contribuirà ad escludere ogni ipotesi di illecito - dichiara l'avvocato Paolo Paladino -.  Peraltro, nelle more della definizione giudiziaria, le interlocuzioni in corso col pubblico ministero ci fanno ben sperare che l'attività della Sicilia Acquaviti potrà riprendere in breve tempo, avendo già noi chiarito che le lavorazioni in atto escludono ogni possibile inquinamento"