73 mila posti di lavoro in fumo in un anno in Sicilia. Prosegue nell’Isola l’emorragia occupazionale, che fa registrare nel 2013 una perdita del 5,3 per cento degli occupati, un dato più che doppio rispetto alla media nazionale (-2,1%). Rispetto al 2008, in regione si sono persi quasi 160 mila posti di lavoro.
La flessione ha riguardato tutti i settori, anche se il calo più consistente ha investito l’edilizia (-9,6 per cento), seguita dai servizi (-4,5 per cento) e dall’industria (-2,9 per cento). A picco sia la componente maschile (-4,7 per cento) che quella femminile (-6,3 per cento), con una contrazione che ha riguardato soprattutto i giovani e le persone con un basso livello di istruzione. Il tasso di occupazione, nella fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni è sceso al 39,3 per cento, di quasi due punti percentuali rispetto all’anno precedente, ben al di sotto della media del Mezzogiorno (42 per cento) e dell’Italia (55,6 per cento).
Il tasso di disoccupazione, spiegano dalla Banca d’Italia, raggiunge quota 21 per cento, in crescita di 2,4 punti percentuali, superiore rispetto al resto del sud e d’Italia (rispettivamente 19,7 per cento e 12,2 per cento). Un risultato che colloca l’Isola al terzo posto tra le regioni d’Italia. Ma che schizza in avanti se si considerano i giovani tra i 15 e i 34 anni, per i quali il tasso di disoccupazione si attesta al 38,3 per cento, oltre 15 punti percentuali sopra la media nazionale (23 per cento). La quota di giovani siciliani, nella stessa classe d’età che non lavorano, non studiano e non seguono un percorso di formazione (Neet) è pari al 42,7 per cento, a fronte di un dato nazionale pari al 27,3 per cento.
Al 31 dicembre 2013 i fondi europei impegnati in Sicilia in attuazione dei programmi operativi regionali (Por) risultavano pari al 90,2% della dotazione totale (6 miliardi), 14 punti percentuali in più rispetto al 2012, ma la spesa certificata da Bruxelles si ferma al 42,1 per cento, ossia meno della metà (2,5 miliardi di euro).
Performance che collocano l'Isola indietro rispetto alle regioni dell'obiettivo convergenza, facendole registrare una capacità di spesa inferiore alla media. L'avanzamento della certificazione dei pagamenti risultava superiore per il Por Fse (54%) rispetto al Por Fesr (37,6%). In entrambi i casi, comunque, risultano rispettati gli obiettivi di spesa prefissati per non incorrere nella procedura di disimpegno automatico.
I progetti autorizzati nell'ambito dei due Programmi operativi regionali erano circa 20mila, il 64,2 per cento riguarda opere pubbliche, il 22, 9 per cento l'acquisto di servizi e il 9 per cento incentivi ad imprese o contributi a persone, una quota inferiore rispetto a quanto destinato dalle altre regioni dell'obiettivo convergenza.