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27/06/2014 06:30:00

Politici, manager, funzionari. "Così hanno fatto sparire 2,8 mln destinati ai pescatori"

Dovevano aiutare i pescatori del Catanese. Dovevano servire come incentivo per la malmessa marineria di Acireale. Invece i 2,8 milioni di euro stanziati dall’Unione Europea sono finiti nelle tasche della solita cricca. Imprenditori, manager, funzionari, professionisti, rappresentanti di enti pubblici. Tutti hanno beneficiato dei fondi, tranne i pescatori di Acireale per i quali Bruxelles aveva stanziato i soldi. Questo viene fuori dall’inchiesta sull’ennesima maxi truffa ai fondi dell’Unione Europea scoperta in Sicilia. Ci sono i progetti fantasma, i consulenti-manager che si danno incarichi da soli, spese astronomiche per progetti microscopici, fatture ballerine, scatole cinesi di società e partecipazioni. L’inchiesta “Poseidon” curata dalla Procura di Catania smaschera una “collaudata organizzazione”, composta da “soggetti in una rete di aziende compiacenti e pubblici funzionari inseriti in diverse istituzioni”, che gestiva “il sistema dei finanziamenti pubblici, allo scopo di un illecito arricchimento”. Il Gup Giuliana Sammartino ha disposto il rinvio a giudizio di 6 dei 36 indagati per associazione a delinquere e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. La prima udienza del processo è fissata per il prossimo 7 ottobre al tribunale di Catania. Alla sbarra sono finiti Antonino Felice Catara (ex presidente del Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia), Laura Gulizia (dipendente del Comune di Aci Castello), Salvatore Li Calzi (imprenditore e consulente d'impresa), Pasquale Maggiore (titolare dell'azienda Mcq di Palermo e ritenuto la mente di tutto il sistema), Orazio Gaetano Puglisi (ex presidente del Consorzio Catania Ricerche) e Francesco Giovanni Riccioli (titolare di un'azienda e consulente dei progetti). E poi tra gli indagati figurano personaggi di spicco della pubblica amministrazione del Catanese. C’è Nino Garozzo, ex sindaco di Acireale e Luciano Privitera, ex assessore di Catania, e tutta una seria di dipendenti regionali e del Comune di Acireale. Assieme a imprenditori e faccendieri. Come accade in questi casi, la truffa è vecchia, molto vecchia. I fatti contestati risalgono al 2007 e 2008. Ma vengono sempre a galla molti anni dopo, con i reati vicini alla prescrizione.
Gli inquirenti parlano di un serbatoio sempre pieno, sempre pronto per politici e manager. Nel serbatoio ci sono 2,8 milioni di euro arrivati dall’Ue col Por 2000-2006, nell'ambito del Pit (Progetto integrato territoriale) numero 30 "Patto delle Aci". Sono 9 i progetti finanziati che formano quel serbatoio. Quattro progetti per Acireale (in totale 1.497.200 euro) e cinque per Aci Castello (1.268.000 euro). Le indagini della Guardia di Finanza partono da una serie di esposti di Alfio Fabio Micalizzi, presidente regionale dell'Associazione pescatori marittimi professionali, che denunciava alcuni “scandali” all’interno della marineria del Catanese.
Ai bandi si presentano due Associazioni temporanee di scopo. I loro nomi sono Aci Poseidon e Aci Nettuno. Sono formate da società di consulenza, consorzi, società di ricerca, enti pubblici. C’è la Mcq Sicilia di Palermo, la Catania Ricerca (un consorzio che mette assieme enti pubblici come il Cnr, l’università di Catania, la Camera di Commercio, la StMicroelectronics) e ancora il Parco scientifico e tecnologico di Sicilia (che ha come socio di maggioranza la Regione all’87,90 % e un bilancio con oltre 1,3 milioni di passivo). E ancora la Spata srl, che si occupa di servizi agricoli e ambientali. C’è la cooperativa Gente di Mare 1991, una associazione di pescatori. E poi gli enti pubblici. Ente capofila è il comune di Acireale. C’è anche il Comune di Aci Castello. Il trucco è semplice, spiegano gli investigatori: creare due progetti gemelli, con gli stessi protagonisti, e raddoppiare profitti e consulenze. Ci sono fatture uguale per prestazioni professionali “opportunamente gonfiate”, fatture rilasciate da soggetti senza i requisiti di legge. Ci sono persone che saltano da un consorzio all’altro, da una azienda all’altra, che sono amministratori di una ditta e consulenti della stessa per raddoppiare i profitti. C’è Pasquale Maggiore, ad esempio, che gli inquirenti definiscono il deus ex machina dell’organizzazione. E’ titolare della Mcq e responsabile dei progetti nominato dal Comune di Acireale. Come se non bastasse si auto assume e diventa collaboratore di se stesso assegnandosi da solo le consulenze e emettendo, per se stesso, gli assegni. C’è un’altra socia della Mqc che riceve consulenze per oltre 100 mila euro, e in qualità di amministratore unico della Sita di Termini Imerese stacca fatture alla stessa Mcq e Parco Scientifico per 180 mila euro. Il “serbatoio sempre pieno” descritto dagli inquirenti serve anche a finanziare progetti da far ridere. Ci sono i 5 mila dvd sul “Marchio di qualità del pescato" costati 20 mila euro, e ritrovati dopo anni in un armadio senza che venissero distribuiti. I 4 mila euro di compenso a un giardiniere operaio del Parco Scientifico nominato consulente per la “raccolta dati”. Ci sono dipendenti a cui non piace come vanno le cose, e si sfogano a telefono. Non sanno che sono intercettati. C’è Maria Quattrocchi, dipendente del Comune di Acireale, al telefono col collega Pierpaolo Vecchio, che si sfoga: “E iddi ca s'ana ammuccatu l'ira di Dio? S'ana ammuccati progetti, chiddu, d'autru. Macari ‘u carnevali... E nu' autri, ppi ‘na cosa ca ficimu pulita e precisa... “. Per gli inquirenti è uno ”sfogo rivelatore di un sistema occulto di gestione dei finanziamenti”. Nella relazione della procura viene fuori anche il nome dell’eurodeputato dell’Ncd Giovanni La Via. L’ex assessore regionale all’Agricoltura non è indagato, ma la Spata Srl, una delle società coinvolte, si chiamava “Spata sas di Giovanni La Via & C.”, con gli agenti della guardia costiera che avrebbero voluto perquisire un ufficio di pertinenza dell’onorevole La Via nella sede dell’”Azienda Agricola Giovanni La Via” ma non hanno potuto per l’immunità parlamentare.
Tra le carte spunta anche l’ombra della massoneria. Il filo torna a condurre a Pasquale Maggiore, indicato come la mente di tutto, e a una sua telefonata con un confratello che gli fa notare di essere “entrato in una massoneria speculativa”. Maggiore nega: “No, gioia mia: Felice Gerbino m'insegnava tutt'altro. Più di operatività che di speculazione”.
Bisogna essere operativi. Bisogna essere pragmatici per far volatilizzare 2,8 milioni di euro.