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21/07/2014 06:35:00

I numeri della crisi in Sicilia, disoccupazione verso il 23%

 Sono 63 al giorno, quasi tre ogni ora, le imprese italiane scomparse nei primi sei mesi del 2014 per colpa della crisi. Lo rivela  Cribis D&B, la società del gruppo Crif specializzata nella business information.  Se nell’intero 2009 in Italia chiusero i battenti portando i libri in tribunale 9.383 imprese, nei primi sei mesi del 2014 siamo già a 8.101 fallimenti.  E se dal gennaio al giugno del 2014 in Lombardia, cioè nella regione-locomotiva dell’economia italiana, sono fallite la bellezza di 1.772 imprese, incidendo per un 21,9% sul totale nazionale, la Sicilia occupa in questa triste graduatoria un ottavo posto di tutto rispetto, con 497 imprese fallite che rappresentano nel panorama nazionale il 6,1%. E dal 2009 ad oggi in Sicilia sono state 3.788 le aziende fallite, anche qui con un incremento netto e costante con il passare degli anni.

A pagare il prezzo più alto alla crisi, in Sicilia così come nel resto del Paese, è il comparto dell’edilizia: degli 8.101 fallimenti, infatti, il numero più alto, 989, è legato al settore edile. E al secondo posto, con 675 fallimenti, c’è il settore degli installatori, direttamente legato anche questo al macro settore dell’edilizia.
In gravissima sofferenza, poi, il commercio all’ingrosso, con 637 fallimenti, così come crollano i servizi commerciali (484) e i servizi finanziari, con particolare incidenza sul comparto della locazione immobiliare (466 i fallimenti), che sono la controprova della crisi che sta attraversando anche il settore immobiliare, degli affitti e delle vendite.Altri dati che vanno a collocarsi nella devastazione del sistema dell’edilizia, sono quelli che riguardano l’arredamento e articoli per la casa (126 chiusure), l’industria della pietra e del vetro (122), l’industria del mobile e accessori per arredi (116). Sommando tutte le imprese chiuse negli ultimi sei mesi che gravitano nel comparto dell’edilizia si ha la misura esatta della crisi che sta sconvolgendo ormai da anni l’intero settore, con tutte le attività connesse.

Ed è a livello record la disoccupazione. L’economia siciliana cresce, ma non trascina con sé l’occupazione né la distribuzione di benessere e di ricchezza. Il Pil reale, nel 2014 allo 0,5 per cento, arriverà all’1,6 per cento nel 2015, mentre il tasso dei senza lavoro raggiungerà un nuovo record al 22,9 per cento, per poi toccare il 23 per cento nel 2015. È quanto emerge dal secondo numero del 2014 di “CongiunturaRes”, il rapporto di analisi e previsioni dell’economia dell’Isola a cura della Fondazione Res, 
I posti di lavoro persi nell’Isola rispetto al 2007 sono 178mila (-12,2%), con una dinamica nettamente superiore a quella nazionale (1.049mila occupati in meno, -4,5%). I settori più colpiti sono quello delle costruzioni (-18mila unità, -18%) e quello dei servizi (-13mila unità), mentre l’industria in senso stretto fa segnare un +6,1 per cento dal 2007. Prosegue nei dati ufficiali l’apparente fuoriuscita di addetti all’agricoltura (-15,3%).
Sembra arrestarsi la caduta dei consumi, che ha interessato la maggior parte delle voci di spesa (alimentari, vestiario, trasporti, sanità, alberghi, eccetera) e che, nel 2014, avrà una tendenza leggermente più positiva.
 Le province più colpite dalla crisi sono quelle di Agrigento, Trapani, Caltanissetta, Enna e Catania. Più stabili Ragusa, Siracusa e Palermo e, in misura minore, Messina. Per quanto riguarda i settori, prosegue il processo di selezione in agricoltura (22,9%), cala il manifatturiero (-24%) tengono le costruzioni e crescono i servizi. Diminuisce l’export energetico e cresce, invece, l’export di alimentari (+4,1%), tessili e abbigliamento (+58,7%), apparecchi elettrici (+8,5%) e mezzi di trasporto (+48,7%).
A fine 2013, si registra un lieve incremento dei flussi turistici. Merito soprattutto degli stranieri, mentre il calo delle presenze nazionali ha superato l’8%. Il mercato creditizio risente di un rallentamento degli impieghi nel primo trimestre 2014. Si registra una riduzione complessiva del credito erogato al settore privato dell’1,9% che si associa a una flessione del 2,7% delle amministrazioni pubbliche. Nonostante la crisi, risultano invece in aumento i depositi bancari.
Per quanto riguarda il Fondo centrale di garanzia, la Sicilia risulta avere una maggiore incidenza di imprese beneficiarie, circa 10 per ogni 100 imprese attive, con una media di finanziamenti di 79 mila euro.