Non ci stanno gli operatori portuali trapanesi davanti alla possibilità di vedere accorpato il porto di Trapani a quello di Palermo. E adesso sono giorni caldi, con gli operatori che si mobilitano e sono pronti a scendere in strada. Ma tutto potrebbe finire in queste ore. Perchè è previsto per oggi l’esame in Consiglio dei Ministri del Decreto Sblocca Italia che prevede il taglio da 24 a 15 Autorità Portuali in Italia. Nel testo il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Maurizio Lupi potrebbe inserire anche l’accorpamento del porto di Trapani all’Autorità Portuale di Palermo, che è quella territorialmente più vicina. Una scelta che non è stata per niente accolta favorevolmente dagli operatori trapanesi che già nei giorni scorsi avevano alzato la voce per un provvedimento che, secondo loro, non porterebbe alcun beneficio al porto di Trapani. Anzi provocherebbe solo danni, con il porto di Trapani che per qualsiasi intervento dovrebbe chiedere il permesso a Palermo. “Sarebbe una vera sciagura - scrivono in una nota gli operatori portuali trapanesi - non fosse altro perchè il porto di Palermo sta vivendo una crisi economica e gestionale epocale”. Se la riforma dovesse essere approvata per gli operatori la conclusione sarebbe assai chiara: “i palermitani, come la storia ci insegna, per salvare se stessi tenderebbero a strangolare il porto di Trapani, magari dirottando anche merci a Termini Imerese. In ogni caso si tratterebbe di una alleanza tra due entità concorrenti sulla stessa tipologia di traffico”. Sulla questione è intervenuta anche la politica. Il deputato regionale del Psi Nino Oddo ha detto di aver parlato con il vice ministro socialista Riccardo Nencini: “Gli operatori portuali trapanesi vorrebbero lo status quo o la creazione di una Autorità portuale trapanese. Non è possibile, ma si sta lavorando per garantire a Trapani una forte autonomia”.
Mimmo Fazio, consigliere comunale a Trapani e deputato regionale all’Ars, condivide “le preoccupazioni degli operatori del porto del capoluogo e di molti altri operatori economici del trapanese”.
“Il porto di Trapani dopo anni di oblio e trascuratezza ha vissuto un periodo di rilancio che, pur rallentato dalla crisi e dalle diseconomie congiunturali dell'ultimo quinquennio, ha posto le basi
per un futuro che muove decisamente verso lo sviluppo. L'aggregazione a Palermo, attraverso l'Autorità Portuale – riflette Fazio –, mette in serio pericolo la prosecuzione di questo percorso virtuoso perché dirotta, o rischia di dirottare, la centralità dei traffici, su un territorio che è stato fino ad oggi concorrente con il nostro, lasciando residuali i movimenti merci e passeggeri di minore interesse”. Per Fazio la soluzione è che Trapani possa continuare, in autonomia,
in assenza di una Autorità Portuale. “Ancora una volta - conclude Fazio - il Governo Nazionale sembra voler penalizzare la città di Trapani in maniera del tutto ingiustificata, prima l'ha fatto con l'abolizione dell'Autorità Portuale e ora non solo non la ripristina, cosi come qualcuno aveva affermato in tempi diversi, ma addirittura ne determina un nefasto futuro”.
Anche il consigliere comunale Francesco Salone è intervenuto sulla questione. “Altro che Sblocca Italia. Desta sospetto la tempestività di un piano portato in Consiglio dei Ministri alla fine di Luglio, evidentemente mirato a cogliere alla sprovvista la classe politica locale. Nessuno può dirmi oggi che gli allarmi che avevo lanciato già ad aprile scorso erano infondati. Le posizioni di associazioni sindacali (ad esclusione della CISL trapanese, coordinata da Palermo, che in un convegno sembra aver espresso gradimento per la soluzione dell'accorpamento con il capoluiogo regionale) e di categoria per non parlare di quelle operatori pubblicamente espresse contrarie all’accorpamento con Palermo stanno per essere calpestate ed ignorate dal Ministro Lupi. Ribadisco con forza la posizioni di molti operatori portuali e di altri settori del trapanese, che è anche la mia: l’accorpamento del porto di Trapani con Palermo non è coerente con lo spirito della riforma che mira a ridurre il numero delle autorità portuali”.
Cgil, Cisl, Uil e Confindustria che si sono uniti nei giorni scorsi in un tavolo tecnico sono con gli operatori portuali e oggi alle 9 incontreranno il Prefetto Leopoldo Falco per discutere della modifica degli assetti portuali. “In linea di principio – dichiarano in una nota congiunta – siamo favorevoli alle riforme, ma è chiaro che, laddove esse vengano imposte dall’alto, senza preventivamente ascoltare i rappresentanti istituzionali e delle categorie dei territori coinvolti, si rischia soltanto di creare danni irreparabili. Vogliamo che questa riforma preveda anzitutto forti investimenti in infrastrutture (banchine, dragaggio, ecc) e servizi, che sono ormai assolutamente indispensabili allo sviluppo del nostro porto. In secondo luogo le decisioni riguardanti un territorio devono essere governate dagli stessi rappresentanti che ne abbiano profonda conoscenza e che sappiano indirizzarne la strada.
Un altro aspetto della riforma che conferma le nostre preoccupazioni è proprio la scelta della sede nello scalo principale (che chiaramente nell’accorpamento che ci riguarda sarà Palermo), con conseguente trasferimento delle decisioni a soggetti che certamente potranno non avere interesse a sviluppare il nostro porto. Riteniamo – concludono – che una riforma del genere anziché incentivare il nostro Porto, che ha dato in questi anni segnali importanti di ripresa, possa addirittura segnarne la fine”.