dal nostro inviato Leonardo Agate - Se un indovino mi avesse detto che sarei diventato capo claque, avrei sorriso e non ci avrei creduto. Eppure stanotte, al Complesso San Pietro, allo spettacolo di Alessio Piazza, ho fatto il capo claque. Durante lo spettacolo ho iniziato in più occasioni a battere le mani e gli altri mi hanno seguito, e ho smesso a volte di batterle quando gli altri avevano finito. Alessio ha condotto, per un'ora e mezza, da solo sulla scena la più esilarante e meditativa riedizione dell'Odissea in salsa marsalese.
Un tentativo di trasportare vent'anni di peripezie di Ulisse, dalla partenza da Itaca, lasciando moglie e figlio, fino alle porte di Troia, e ritorno tumultuoso decennale tra marosi e sventure, l'ha tentato, riducendolo in un solo giorno a Dublino, James Joyce. Alessio ha trasfuso la storia omerica in un ventesimo dell'opera di Joyce. Lo spettacolo e il teatro non sono da meno delle opere letterarie. Hanno una dimensione diversa, ma non un'importanza minore.
Sulle tratte del poema omerico, Alessio Piazza ha scritto il testo e lo ha recitato, come mai nessuno aveva fatto a Marsala. La sua dizione perfetta, alternando l'italiano all'idioma dialettale, ha condotto il pubblico a rivisitare se stesso: i marsalesi presenti hanno visto sciorinati sotto lo sguardo i loro comportamenti per tutto l'arco della loro vita, dalla nascita alla morte nel loro mitico luogo di tutte le ricorrenze: La Favorita, dove si celebrano tutte le nostre ricorrenze notevoli, feste e matrimoni, e ipoteticamente morti. Il marsalese che si rovina finanziariamente per il matrimonio del figlio o della figlia, nelle abbuffate, mentre la signora zia saluta con diplomatico entusiasmo parenti e conoscenti, e subito dopo ne dice peste e corna alla vicina.
I testi di Andrea Camilleri hanno un che di forzato nel tradurre nell'ipotetico dialetto sicilianizzante le frasi che dovrebbero restare in italiano. Alessio nel testo non ha sbagliato una virgola: l'italiano é la nostra lingua, e questa bisogna usare nella recitazione, ma la frase e la battuta dialettali devono restare integre quando sono insostituibili. Non é stato uno spettacolo che può essere trasportato in altre piazze, dove diverse società non lo capirebbero, ma per noi marsalesi é la messa in scena dei nostri più naturali comportamenti. E sempre sulla falsariga del poema omerico abbiamo rivisto noi stessi abitanti di questa ultima provincia italiana. Alessio ha scritto e recitato il nostro poema.
Non avevo mai assistito ad un suo spettacolo. Ne avevo timore. Mia figlia Antonella, che di Alessio é amica e grande estimatrice, spesso mi parlava di lui. Lui é figlio di un mio caro amico. Non volevo andare ad un suo spettacolo, e mai prima d'ora c'ero andato, per il timore che non mi piacesse, e poi ne dovessi scrivere male, inimicandomi il suo caro genitore. Ho fatto male, e mi sono perso le sue precedenti performance.
Uno spettacolo come questo dovrebbe essere ripetuto. Magari riducendo il prezzo del biglietto, sarebbe di nuovo un pienone. Ci tornerei di nuovo anch'io.