Si sono fermate, a Marsala, le demolizioni delle case abusive costruite entro i 150 metri dal mare. Ancora uno stop nella lunga storia degli abbattimenti. Questa volta non è per l’ingerenza della politica, che negli anni tra sanatorie e interventi più o meno diretti, ha fatto di tutto per bloccare le ruspe. E’ un “semplice” problema burocratico. Per due volte, prima dell’estate, la ditta che si è aggiudicata l’appalto delle demolizioni a Marsala ha avvertito poche ore prima dell’inizio degli abbattimenti che non avrebbe acceso le ruspe. Questo per una serie di contestazioni che ha mosso al Comune di Marsala. Gli abbattimenti a Marsala sono cominciati nel settembre 2011, e ad oggi sono stati demoliti 18 immobili della lista dei primi 22 abbattimenti. Mentre sono oltre 500 le case non sanabili sulla costa che dovrebbero essere demolite a Marsala.
Intanto qualcosa si muove su questo fronte alla Camera dei Deputati. Non si sta mettendo mano all’ennesima sanatoria. Anzi, prevede sanzioni pesanti per gli abusivi che non demoliscono. E’ stato approvato dalla commissione Ambiente della Camera un emendamento del M5S alla legge di stabilità.
Il testo, prima firmataria la palermitana Claudia Mannino prevede che, qualora l’abusivo non demolisca il proprio manufatto entro 90 giorni dall’ordine di demolizione, questi debba pagare una sanzione da 2.000 a 20.000 euro e, qualora l’abuso sia realizzato in zona vincolata, soprattutto a livello idrogeologico, che questa sanzione sia comminata nella misura massima.
Ovviamente non è ancora una legge dello Stato. L’atto dovrà passare al vaglio di Camera e Senato. Però è un segnale positivo che indica una inversione di tendenza nella lotta al “cemento selvaggio”, a differenza di come sono andate le cose negli anni sia a Roma che a Palermo.
In Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, ci sono circa 2 milioni di abusi edilizi ancora in piedi, di cui poco meno di un milione con una improbabile domanda di condono e poco più di un milione senza neanche uno straccio di carta a giustificarne l’esistenza. Le cifre sono confermate dal risultato del censimento delle case “fantasma” (perché in gran parte abusive) effettuato nel 2010. Si tratta di un milione e duecentomila case, come ha dichiarato il governo Monti a marzo 2012.
La sanzione prevista dall’emendamento potrà essere reiterabile (ad esempio ogni anno) qualora persista la mancata demolizione e, ovviamente, la sua corresponsione non sana l’abuso.
“Gli abusivi – afferma Claudia Mannino – si dovranno fare due conti. Se ad oggi, tutto sommato, delinquere gli conveniva poiché le demolizioni si contano sulle dita di una mano e loro abitano in immobili per i quali non si paga nulla allo Stato e ai Comuni (né oneri concessori, né IRPEF, né TARSU), la nuova sanzione potrebbe spingerli concretamente all’autodemolizione, non per ritrovato spirito ambientalista, ma per non nuocere al proprio portafoglio”.
Tutto ciò porterebbe anche dei benefici ai Comuni, perché a loro sarebbero destinati gli introiti delle sanzioni. La deputata 5 Stelle prevede somme molto consistenti, circa 2 miliardi di euro l’anno. E più di tutti ci guadagnerebbero i Comuni siciliani. Oltre a Calabria, Campania, Lazio e Puglia. In queste 5 regioni risiedono i due terzi degli abusi edilizi d’Italia. A controllare le pratiche saranno i dipendenti comunali. “Non sono ammesse distrazioni - dice la Mannino”. Nell’emendamento sono previste sanzioni anche ai dirigenti che non applicheranno il provvedimento.