di Leonardo Agate - Il 21 agosto scorso é passato l'anniversario, cinquantesimo, della morte di Palmiro Togliatti. Tanti documenti segreti sulla sua vita e sulla sua azione sono ormai di dominio degli studiosi.
E' stato uno dei più notevoli italiani del secolo scorso. Fondatore del Pci con Antonio Gramsci nel 1922 in seguito alla fuoruscita dal Psi, ne assunse la segreteria dopo l'arresto del compagno nel 1926. Tutta la vita, passato il periodo dell'infanzia e della formazione scolastica, l'ha dedicata alla sua creatura politica. Di altri personaggi si può dire che al primo luogo hanno tenuto la politica o il partito. Di lui si può semplicemente dire che solo il partito e la politica gli albergavano nell'animo.
Espatriato a Mosca con moglie e figlio nel 1926, ritornò in Italia diciotto anni dopo, nel 1944 a Napoli su una nave quando gli alleati stavano risalendo la penisola. E riprese direttamente in mano l'organizzazione comunista fino allora clandestina, trasformandola negli anni successivi nella più attrezzata azienda politica, con sedi e tesserati ovunque, particolarmente efficienti nell'eseguire gli ordini della direzione.
Negli accordi di Yalta l'Italia era stata inserita nel blocco occidentale, e questo impedì che i comunisti potessero arrivare con le armi al potere sulle macerie della guerra persa. Stalin ben conosceva quegli accordi, essendone stato uno dei tre firmatari assieme a Churchill e Roosevelt, e da Mosca pervennero a Togliatti indicazioni per adeguare la politica del partito al più concreto e meno rischioso realismo. Dato che era impensabile che una presa di potere violenta dei comunisti italiani - sulla carta possibile - lasciasse indifferenti gli Stati Uniti, Togliatti seguì di buon grado il consiglio di Stalin, e iniziò a tessere accordi con le altre forze politiche uscite dalla resistenza. Nei primi governi dopo il crollo del fascismo, mentre il paese era ancora una monarchia, i comunisti vi parteciparono con Togliatti ministro senza portafoglio nel governo del riformista Ivanoe Bonomi; vicepresidente del Consiglio nel secondo governo Bonomi; ministro di Grazia e Giustizia nel governo presieduto da Ferruccio Parri, come sarà nel primo governo presieduto da Alcide De Gasperi. Nel secondo governo de Gasperi, Togliatti non ebbe incarichi, ma vi parteciparono tre ministri comunisti. Nel suo terzo governo, De Gasperi escluse il Pci da ogni incarico, iniziando l'opposizione comunista. La scelta repubblicana, in seguito al referendum istituzionale, costituì per i comunisti italiani la seconda tappa dell'avvicinamento al potere. Ma Alcide De Gasperi, altro grande italiano del Novecento, estromise senza indugi i comunisti dal governo.
Dopo le elezioni dell'aprile 1948, in cui il Fronte unico dei comunisti e dei socialisti fu sconfitto dalla Dc e dai suoi alleati, ci furono giorni in cui si temette che le armi nascoste dei partigiani potessero essere riprese in mano per dare l'assalto allo stato: fu quando un matto, Antonio Pallante, sparò alcuni colpi di pistola a Togliatti che da Montecitorio stava uscendo con una giovane comunista sua amante, Nilde Iotti. Gli estremisti del partito, che finora il capo aveva tenuto a freno, volevano agire, ma dal letto di ospedale Togliatti ebbe la forza di raccomandare ai suoi fedeli: "State calmi, non fate pazzie".
Uno dei pochissimi, forse l'unico aneddoto che fa sorridere, della drammatica vita di Togliatti, é collegato all'attentato e al pagamento della parcella che gli rimise il chirurgo, Pietro Valdoni, per l'intervento. Togliatti accompagnò l'assegno con un biglietto: «Eccole il saldo, ma è denaro rubato». Valdoni rispose: «Grazie per l'assegno. La provenienza non mi interessa".
Benché avviasse la via italiana al comunismo, usando i metodi democratici, fu tra quelli che appoggiarono, nel 1956, l'invasione sovietica dell'Ungheria. Decise con altri l'uccisione, in seguito a processi farsa, dei cosiddetti controrivoluzionari, tra cui il primo ministro Imre Nagy.
Fu più comunista dei comunisti. Le rilevazioni sui crimini di Stalin, fornite nel 1956 al XX congresso del Pcs, dal nuovo capo russo, Nikita Krusciov, lo misero in seria difficoltà. Lui che aveva idealizzato e avuto per stella polare il dittatore russo, non sapeva come sbrogliare ora la matassa davanti alle sofisticate masse italiane, non abituate come quelle russe a sorbirsi senza fiatare il nuovo corso politico. Nel famoso discorso di commemorazione alla Camera dei deputati, nel 1953, aveva quasi divinizzato Stalin così: " Difficile a me parlare oggi di Stalin; l'animo é oppresso dall'angoscia per la scomparsa dell'uomo più che tutti gli altri venerato ed amato, del maestro, del compagno, dell'amico. Giuseppe Stalin é un gigante del pensiero e dell'azione, con il suo nome verrà chiamato un secolo intero".
Il suo passato di fedele staliniano gli rese difficile accettare la destalinizzazione, e agli occhi della nuova nomenclatura del Cremlino egli era ormai una remora. La stagione di Togliatti nello scenario internazionale volgeva alla fine, benché il suo partito fosse il più corposo partito comunista di tutto l'Occidente. Nel nuovo corso della politica russa appariva come un sopravvissuto. Andato a Mosca nel 1964 per un abboccamento con Breznev, allora numero due del Cremlino, alla fine allungò il viaggio per una vacanza a Yalta, dove gli amici lo convinsero a sottoporsi ad analisi e cure per rimetterlo fisicamente in sesto. La verità forse non si saprà mai. Fatto sta che iniziate le cure dopo alcuni giorni ebbe un ictus, che si rivelò mortale per il ritardo di sei giorni dell'intervento chirurgico.
Una città russa nei pressi del fiume Volga ebbe il nuovo nome di Togliatti, che resiste ancora dopo i numerosi cambiamenti toponomastici di vie e città avvenute nei paesi dell'ex impero sovietico dalla caduta del muro di Berlino in poi.