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21/09/2014 06:40:00

Ponte sullo Stretto. Renzi ci fa un pensierino. I cinesi aspettano

Il ponte è morto. Anzi no, il ponte è vivo. E’ vivo nella mente del ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Lo aveva detto un anno fa a Ragusa. E’ vivo anche nella mente del premier Matteo Renzi che avrebbe chiesto al consorzio di Eurolink di riaprire il dossier Ponte sullo Stretto di Messina. Il piano? Pensare un masterplan meno costoso. La notizia è stata battuta dalla Gazzetta del Sud, qualche giorno fa, e non smentita da Roma.
Si riaccendono i riflettori sull’opera faraonica che da decenni è solo su carta e che sta costando di più non costruirla che metterla in piedi.
Si riaccendono i riflettori sullo Stretto dopo quasi due anni, da quando il governo Monti, nel dicembre 2012, decise di azzerare l’iter e mettere in liquidazione la Società Stretto di Messina, stipendificio interminabile da questa e dall’altra parte dello Stretto. Dai dati in suo possesso, Renzi ha capito che il costo per chiudere definitivamente le procedure sarebbe troppo alto per le casse dello stato. Perchè la General Contractor, guidata da Impregilo, chiede delle penali molto alte per la rescissione del programma. Tra oneri finanziari e costi di liquidazione lo Stato richia di sborsare oltre un miliardo di euro. Per questo il presidente del consiglio vuole dai rappresentanti del Consorzio Eurolink un masterplan con costi ridotti.
Nessuna smentita, nessuna conferma. Ma qualcosa si muove. Lo fa pensare il fatto che l’ex presidente della Stretto di Messina, Giuseppe Zamberletti, è molto stimato da Renzi (che non si è mai espresso contrario a priori sul progetto del Ponte). Zamberletti è poi presidente dell’Igi, l’Istituto Grandi Infrastrutture, e con il premier avrebbero parlato, oltre che della riduzione dei costi, anche dell’interesse di colossi cinesi alla realizzazione del progetto. L’ex numero uno della Stretto di Messina non aveva nascosto, negli anni passati, la possibilità di un ingresso nell’affare dei cinesi. L’asse Renzi-Zamberletti per proseguire l’iter non è confermato dai diretti interessati, ma lo danno molte voci di corridoio. Ma il premier probabilmente non si sbilancerà, non è il momento di inimicarsi parte della sinistra. Civatiani, vendoliani, e anche il sindaco di Messina, Renato Accorinti, eletto proprio per essere contrario al Ponte sullo Stretto.
Sulla questione è intervenuto il presidente della commissione Bilancio e Attività produttive della Regione Calabria, Candeloro Imbalzano, che all'Ansa ha benedetto “la saggia decisione di Renzi di riaprire il dossier sul Ponte dello Stretto chiedendo ai rappresentanti del consorzio Eurolink un nuovo masterplan, ha una sua logica dal momento che il costo preventivato delle penali richieste dal general contractor si aggira attorno al miliardo, una cifra enorme: costa di più non realizzare l'opera piuttosto che farla. Il Ponte è la sola opera capace di rompere la cappa di sottosviluppo e di depressione che grava da decenni sul territorio dell'area metropolitana dello Stretto. Le notizie concrete che giungono dai palazzi romani del governo non possono essere nemmeno considerate clamorose perché sono il segno tangibile che quando una classe dirigente non si chiude dentro gli steccati di posizioni paleopolitiche come una certa sinistra ha fatto in questi ultimi anni, allora è possibile ridare fiducia e speranza alle nostre popolazioni sempre più marginalizzate”. E ha aggiunto: “Renzi ha capito che il Ponte sullo Stretto è un'opera strategica per il Sud del Paese perché non solo elimina le strozzature sul versante della mobilità ferroviaria e stradale di Villa San Giovanni e Messina, ma darà certamente impulso positivo alle enormi potenzialità di sviluppo turistico di questa grande area unica al mondo per bellezze naturali e posizione geografica”.
Poi ha detto la sua Pietro Salini, numero uno di Salini Impregilo, dicendosi disponibile a rinunciare alle penali, per il risarcimento danni dopo la cancellazione del contratto, in caso di realizzazione dell'opera. "Io spero, mi auguro che Renzi lo faccia". Così Salini, ha risposto a chi gli chiedeva se corrispondessero al vero alcune indiscrezioni di stampa che hanno parlato di una riapertura del dossier del Ponte di Messina da parte del premier. "Sarebbe una vetrina per il mondo intero, significherebbe far vedere cosa è capace di fare l'industria italiana - ha spiegato Salini- ci piacerebbe che questo progetto, insieme agli altri, potesse essere all'attenzione del Governo, mettere in moto l'occupazione significa fare le cose concretamente". Nessuna richiesta comunque da parte del premier ma solo un'indicazione di disponibilità da parte del gruppo di costruzioni. "Siamo in contenzioso per il risarcimento, su cui abbiamo pienamente ragione - ha spiegato ancora Salini - di fronte a una così importante spesa per le penali non sarebbe più intelligente dire 'perchè non lo facciamo?'". "Se la domanda è 'noi siamo disponibili a rinunciare alle penali se si fa il Ponte? La risposta è: certo'", ha aggiunto ancora Salini, specificando, tuttavia, che la domanda non è stata posta in alcun modo da Palazzo Chigi.
Il costo del’opera, per tornare un po’ indietro con i conti, inizialmente era stimato in sei miliardi di euro, più due miliardi di opere risarcitorie chieste dal Comune di Messina. In molti contano di ridurre al minimo queste ultime cifre e trovare investitori stranieri per 4-5 miliardii di euro. In cambio c’è l’affare dei pedaggi per trent’anni e il canone delle ferrovie. Queste ultime avevano stabilito di pagare 100 milioni di euro l’anno per 30 anni per far attraversare i treni sul Ponte.