Rischia di fare la fine del suo collega Sindaco di Napoli, De Magistris. O, se preferite, dell'ex Sindaco di Marsala, Giulia Adamo. Il Sindaco di Trapani, Vito Damiano è sotto processo per peculato. Per lui è stata chiesta la condanna ad un anno e mezzo. In caso di condanna, in base alla legge Severino, scatterà la sospensione dall'incarico. La richiesta di pena è stata fatta ieri dal Pm Franco Belvisi. Damiano è accusato di avere utilizzato indebitamente l'auto di servizio per andare allo stadio e al palazzetto dello sport. In altre tre diverse occasioni, inoltre, avrebbe usato il medesimo mezzo per recarsi dal barbiere e in un auto-deposito.
Secondo i difensori non è stata commessa alcuna violazione di legge. Nei casi dello stadio e del palazzetto dello sport, ha spiegato ieri nel corso della sua arringa l'avvocato Massimo Pellicciotta, del foro di Milano, si trattava di impegni istituzionali. Damiano presenziò alle partite nella qualità di primo cittadino. ("Il Comune di Trapani - aveva già detto una volta Damiano - dà un generoso contributo alle due squadre, il Sindaco ha il diritto e il dovere di andare ad assistere alle partite"). Per i legali anche negli altri tre episodi non sarebbe stata compiuta alcuna violazione di legge. Il processo proseguirà il prossimo 30 ottobre con l'intervento dell'altro difensore, l'avvocato Gino Bosco, del foro di Trapani.La sentenza del processo, che si svolge con il rito abbreviato, è attesa nella stessa giornata.
Damiano, ha spiegato ancora l'avvocato Massimo Pellicciotti intervenendo davanti al Gip Antonio Cavasino, si recò dal suo barbiere mentre era di ritorno da un impegno istituzionale a Palermo. Non effettuò alcuna deviazione del percorso e, quindi, non ha provocato alcun danno alle casse del Comune.