di Leonardo Agate - Il Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro) é stato soppresso dalla riforma costituzionale approvata dal senato, ma la legge deve andare all'esame della camera. Si sa come vanno queste cose, il bicameralismo perfetto é una palla al piede di ogni decisione. Potrebbe pure succedere che il destinato morto, il Cnel, resusciti, perché nel nostro paese non é mai venuta meno la voglia di carrozzoni e carrette.
Allora, il presidente del Cnel Antonio Marzano, ex ministro, ha preso carta e penna e ha scritto al presidente del consiglio, ricordandogli che la novità dell'estinzione non é ancora definitiva e la procedura vigente impone al capo del governo di nominare i nuovi componenti dell'ente che scadranno prossimamente. La richiesta del presidente Marzano si inquadra nel sistema dei garbugli italiani, dai quali i furbi tentano sempre, e spesso ci riescono, di uscire indenni per il rotto della cuffia.
Un diverso presidente del Cnel - ma é ipotizzabile un presidente del Cnel di tipo diverso - appreso che l'ente é in fase di eliminazione, non avrebbe scritto al presidente del consiglio per far nominare i nuovi componenti, ed avrebbe gestito i mesi necessari alla definitiva cancellazione senza fare più riunioni e senza dare ulteriori consigli in materia di economia e lavoro al governo. Non avrebbe fatto spendere altri soldi pubblici per un'attività che il senato ha riconosciuto di nessuna utilità.
Invece, il Cnel continua a riunirsi con gli attuali componenti, a pagare emolumenti e diarie, a elaborare consigli in materia di economia e lavoro. Questi consigli, però, non sono stati d'aiuto, se é vero che l'economia va male e il lavoro non c'é. Di questo non sembra preoccuparsi l'illustre presidente. Quel che conta per lui, e per gli altri componenti dell'ente, è salvaguardare fino all'ultimo minuto i loro dannosi privilegi, continuando a lavorare, si fa per dire, mentre gli altri non trovano lavoro o sono licenziati.
Di casi come questo del Cnel ce ne sono altri. Metti le province siciliane, che il presidente Rosario Crocetta aveva tra i suoi affari prioritari, con finalità l'eliminazione, nel programma elettorale di due anni fa. Bene, dopo due anni a Sala d'Ercole ancora discettano su quello che devono diventare le province. Non si parla più di eliminazione, come si era promesso. No, eliminare un ente, per quanto inutile e dispendioso, é un pericolo per la classe politica. Dove trasferire i politici trombati alle elezioni? dove mettere i giovani del partito, che scalpitano per un posto al parlamento, ma ancora devono aspettare, e non devono essere innervositi? Gli enti pubblici, per quanto inutili, sono una vera risorsa. Lo stato spendaccione mangia soldi e mette tasse a nerbo ritto, ma se si tratta di tagliare spese inutili che lo riguardano, trova tutti le scappatoie per rinviare, ammorbidire, rivitalizzare.
Così il Cnel continua a svolgere la sua normale inutile attività, sperando che alla camera un emendamento amichevole o una svista dolosa possa rimettere in carreggiata la mangiatoia.
Così le inutili province, ritenute inutili dal buon senso della gente, prima che dagli studiosi, continuano ad esistere commissariate dal presidente della regione, in attesa di diventare altro. Attualmente squalificate, oltre che al solito inefficienti, dalla notizia che saranno trasformate. Ma trasformate in cosa e con quali funzioni. Ah, sicuramente gli cambieranno il nome, sicuramente troveranno alcune funzioni per giustificarle, sottraendole al comune da una parte e alla regione dall'altra, che potrebbero gestirle meglio.
Sicuramente, nel mutamento della denominazione e delle attività, resterà in piedi, se non maggiorato, un carrozzone inefficace, che é anche una buona mangiatoia per i famuli della politica.
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