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16/11/2014 06:15:00

Bancarotta fraudolenta a Partanna, concluse le indagini. Coinvolto anche l'avvocato Elia

La Procura di Marsala ha notificato l’avviso conclusione indagini preliminari (atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) a sei persone alle quali si contesta il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale. Tra queste c’è anche un avvocato, il 56enne castelvetranese Giovanni Elia, per il quale, in luglio, il giudice delle indagini preliminari Vito Saladino dispose, su richiesta della Procura, la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla pg. Oltre all’avvocato Elia, al quale si rimprovera di non avere adempiuto ai suoi doveri di curatore fallimentare - e per questo fu revocato dall’incarico il 21 marzo 2012 - coinvolto nell’indagine è anche per un intero nucleo familiare di Partanna operante nel campo della ristorazione e formato dai coniugi Guglielmo Morsello, di 68 anni, e Caterina Tringeri, di 67, dai loro figli Vincenzo ed Elisabetta Morsello, rispettivamente di 44 e 40 anni, e dal marito di quest’ultima, Gianfranco Pastore, anch’egli di 40 anni. Secondo l’accusa, gli iniziali fatti di bancarotta fraudolenta pre e postfallimentare contestati agli indagati sono andati in prescrizione proprio a causa del ‘’silenzio’’ dell’avvocato Elia. Le indagini, condotte dalla sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura di Marsala e coordinate dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito, hanno consentito di accertare la ‘’distrazione’’ di immobili acquisiti all’attivo fallimentare nel 1995 (epoca in cui fu dichiarato il fallimento) con la complicità dell’ex curatore, che secondo l’accusa avrebbe tollerato, senza segnalare nulla al giudice delegato al fallimento, il fatto che gli immobili venissero utilizzati per l’esercizio di attività commerciali (ristorante pizzeria ‘’La Montagna’’ a Partanna e pizzeria ‘’Golden Beach’’ nella località balneare Triscina di Castelvetrano) senza alcuna autorizzazione del Tribunale, né pagamento di affitto alla curatela fallimentare. Tutto ciò a danno dei creditori. L’attivo fallimentare, costituito da beni immobili (i due locali adibiti a ristorazione-pizzeria, altri fabbricati e terreni), è stimato in oltre un milione e 600 mila euro. E’ stato inoltre accertato come in epoca prossima alla dichiarazione di fallimento (1995) i falliti abbiano prelevato somme dalle casse sociali per circa 700 milioni delle vecchie lire mediante l’emissione di fatture false. Neppure questo è stato mai segnalato dal curatore. Scrive, infatti, il Gip a proposito dell’avvocato Elia: ‘’Il curatore fallimentare, con macroscopiche e reiterate violazioni dei propri doveri concernenti l’amministrazione del patrimonio fallimentare ha omesso di conseguire il possesso dei beni immobili indicati’’. E inoltre ‘’la sua condotta è connotata dalla sistematica violazione dei fondamentali doveri allo stesso imposti’’.