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03/12/2014 06:23:00

Marsala, processo per truffa a Correra. Parla l'investigatore Furia

 Un complotto per mettere in cattiva luce Antonio Ignazio Correra? Diffondendo la voce che aveva truffato persone e aziende con cui era in rapporti commerciali? E’ stata questa l’ipotesi (della quale, però, non c’è riscontro investigativo) di cui s’è parlato nell’ultima udienza del processo che, davanti al giudice monocratico Riccardo Alcamo, vede imputato il 34enne agente di commercio e imprenditore del settore fertilizzanti, con l’accusa d’aver commesso una serie di truffe in danno di aziende e commercianti del settore. Su richiesta dell’avvocato difensore Francesco Messina, a deporre è stato il luogotenente dei carabinieri Alberto Furia, che nel 2008, su denuncia di Correra, svolse le indagini poi sfociate nel processo, per usura ed estorsione, a Massimo Bellitteri e Antonino Salvatore Sieri. ‘’Dopo l’arresto di Sieri e Bellitteri – ha dichiarato il sottufficiale – Correrra mi disse che c’erano notizie che lo denigravano e lo mettevano in cattiva luce con coloro con i quali lui era in rapporti di lavoro. Poi, Sieri, mentre era ai domiciliari, tentò di convincere l’autotrasportatore Vito Ardagna a cambiare versione e su nostra relazione il gip dispose il carcere per Sieri’’. Di ciò Ardagna ha parlato, lo scorso 16 giugno, nel corso del processo Sieri e Bellitteri, dicendo che lui non voleva accettare l’invito di Sieri ad andarlo a trovare a casa, ma che fu Furia a insistere affinché si recasse nell’abitazione dell’allora indagato agli arresti domiciliari. ‘’Non ti preoccupare’’ gli avrebbe detto l’investigatore. Almeno così ha dichiarato l’Ardagna in aula. ‘’Correra – ha quindi spiegato Furia nel processo all’agente di commercio – ci disse che quella persona era stata chiamata da Sieri per l’eventuale modifica delle dichiarazioni che avrebbe dovuto rendere ai carabinieri’’. Si è, poi, parlato anche dei rapporti tra Correra e il commerciante Baldassare Lentini, con quest’ultimo che, dopo qualche titubanza, ha denunciato (anche lui) Correra per truffa (alla Guardia di finanza). Ma per questo si procede a parte. Il pm Nicola Scalabrini ha, quindi, chiesto a Furia se fu accertato un ‘’complotto’’ contro Correra. ‘’No – ha risposto il sottufficiale – anche se Correra sui casi Ardagna e Lentini non si sbagliava’’. In ogni caso, in questo processo a denunciare Antonio Correra (già condannato per ricettazione di assegni rubati) furono altri. La querelle, insomma, non è con Sieri e Bellitteri, ma con aziende quali Kemia, la Zolfindustria e altri commercianti (Accardo e Lo Porto), quasi tutti costituiti parte civile. In particolare la Kemia accusa l'imputato di aver fatto ordini falsi (verso società inesistenti o per imprenditori che poi smentivano di aver comprato la merce) e, in alcuni casi, di essersi trattenuto del denaro che i clienti dovevano versare ai fornitori. Gli episodi contestati sono 14. L’inchiesta è stata condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura. Per il 16 dicembre è prevista la requisitoria del pubblico ministero.

OMICIDIO COLPOSO. La prima sezione della Corte d'Assise d'Appello ha condannato Riccardo Rallo, 23 anni, trapanese, a 5 anni e 4 mesi di reclusione per la morte di Marco De Vita, lo studente di 16 anni travolto ed ucciso da un'auto tre anni fa in corso Mattarella a Trapani. Era il 2 Aprile, e De Vita fu travolto dall'auto condotta da Riccardo Rallo, mentre era alla guida di uno scooter. Morì poco dopo il ricovero in ospedale. Per la Corte, Rallo ha volutamente investito la vittima. Nel corso delle indagini è stato acquisito il filmato delle telecamere del sistema di videosorveglianza che hanno ripreso l'accaduto.Rallo - assistito dall'avv. Giuseppe De Luca - sostenne di avere involontariamente investito lo studente. Al momento dello scontro era al telefono e non si sarebbe accorto della presenza dello scooter.   Il procuratore generale aveva chiesto la condanna dell'imputato a 10 anni di reclusione, ma la corte ha derubricato il reato in violenza privata. I familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Giovanni Di Benedetto, Stefano Pellegrino e Gino Bosco, si sono costituiti parte civile.