Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
03/12/2014 07:00:00

Prostituzione al "Bocca di rosa". Battute preliminari del processo a Sardo e Lo Grasso

Battute preliminari (acquisizione di trascrizioni di video intercettazioni) nel processo a due delle quattro persone rimaste coinvolte, a fine maggio 2013, nell’operazione dei carabinieri sfociata nella chiusura del locale a ‘’luci rosse’’ di contrada Digerbato ‘’Bocca di rosa’’. Un club all’interno del quale, secondo l’accusa, sarebbe stata favorita la prostituzione. I due imputati sono Giovanni Sardo, di 48 anni, e Salvatore Lo Grasso, di 36. Nel locale, secondo l'accusa, diverse ragazze ballavano in costumi succinti o in biancheria intima per poi prostituirsi dietro i privè. Una ventina i clienti, di varia estrazione sociale, sorpresi, sabato sera, nel blitz dei carabinieri del Norm. L’indagine fu avviata nel gennaio di tre anni fa, quando in un soppalco adibito a privé, tra i cuscini di un divano, fu rinvenuto un profilattico. Interrogate, le ragazze rilasciavano dichiarazioni ‘’lacunose’’, negando il loro ruolo e affermando che si trovavano lì solo per divertirsi, indossando abiti succinti solo ‘’per essere più comode durante il ballo’’. Ammettendo, però, che in città erano ospiti del 53enne Francesco Panico. Furono interrogati anche i clienti e disposte intercettazioni, mentre un carabiniere si fingeva cliente. A cronometrare il tempo delle prestazioni sarebbe stato il Sardo, che faceva anche da buttafuori e che con Lo Grasso sarebbe stato il responsabile della ‘’logistica’’ e del trasporto delle ragazze dalla stazione ferroviaria agli appartamenti di Panico e al locale. Lo scorso 14 novembre, però, il giudice Roberto Riggio ha assolto Francesco Panico, gestore del locale, e la moglie: la 36enne tagika Oksana Vodyants'ka. Per il primo, il pm Anna Sessa aveva chiesto la condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione, invocando 2 anni per la seconda. Al ‘’Bocca di rosa’’ i carabinieri avevano già fatto irruzione la sera del 23 gennaio 2011 per sedare una rissa. Il locale, allora, fu chiuso e Francesco Panico denunciato per favoreggiamento della prostituzione e lesioni personali. Un anno fa, invece, sono scattate misure giudiziarie più drastiche. Arresti domiciliari per Panico e la moglie, divieto di dimora in provincia di Trapani per Giovanni Sardo e Salvatore Lo Grasso. Il processo a Sardo e Lo Grasso proseguirà il 19 dicembre, quando verrà affidato a Roberto Genovese il compito di trascrivere altre intercettazioni.

Il campobellese Filippo Dell’Aquila assolto dall’accusa di alterazione di stato civile
Il Tribunale di Marsala ha assolto (‘’il fatto non sussiste’’) il 55enne campobellese Filippo Dell’Aquila dall’accusa di ‘’alterazione di stato civile’’. A chiedere l’assoluzione era stato lo stesso pubblico ministero Giulia D’Alessandro. Inizialmente, secondo l’accusa, Dell’Aquila (fratello dell’ex campione di boxe Salvatore Dell’Aquila, poi coinvolto in indagini di mafia) avrebbe simulato una relazione sentimentale extraconiugale con una giovane donna romena per ‘’acquistare’’ una bambina. L’imputato, invece, ha sempre sostenuto che davvero egli una relazione con la giovane e che da questa nacque la piccola che poi lui portò in Italia. Alla base dei sospetti degli investigatori anche il fatto che Filippo Dell’Aquila e la moglie non erano riusciti ad avere figli. Quindi, coltivavano il legittimo di avere bambini a casa. Il Tribunale di Marsala (presidente del collegio Sergio Gulotta) ha, però, stabilito che la bambina non fu ‘’acquistata’’. E dal momento che è stato lo stesso pm a chiedere l’assoluzione, è certo che la Procura non proporrà appello alla sentenza. A difendere l’imputato è stato l’avvocato castelvetranese Francesco Messina.