"Dagli esami strumentali non si può escludere che Giuseppa Rita Amato fosse cieca totale’’. E’ quanto ha dichiarato, in sintesi, l’oculista Maria Pia Frazzitta, ascoltata nel processo che davanti al giudice monocratico Riccardo Alcamo vede imputati cinque medici accusati di avere contribuito a far percepire la pensione d’invalidità ad una ‘’falsa cieca’’. Con i medici, alla sbarra c’è anche quest’ultima, la 75enne marsalese Giuseppa Rita Amato. I medici imputati sono i quattro componenti della commissione dell’Asp che ha visitato la donna, e cioè Saverio Urso, Gaspare Lucio Casano, Andrea Farina e Francesco Salvatore Pellegrino, nonché un altro noto oculista locale, Salvatore La Valle, la cui consulenza, secondo gli inquirenti (Guardia di finanza), avrebbe contribuito al riconoscimento della ‘’falsa invalidità’’. Le accuse a vario titolo contestate sono falso, truffa aggravata e induzione in errore per il reato di falso. I fatti sono relativi al periodo 2006-2008. La dottoressa Frazzitta è stata chiamata a testimoniare in quanto, in passato, ha visitato l’anziana donna al centro del caso. In una precedente udienza, erano stati ascoltati, invece, due oculisti ausiliari di pg nelle cui relazioni, però, la difesa intravede elementi favorevoli agli imputati. ‘’La signora è certamente cieca relativa – ha dichiarato, infatti, il dottor Scaglione - nel verbale i medici hanno avuto qualche dubbio sul fatto che vedesse più di quanto precedentemente dichiarato. Talvolta, un paziente patologicamente molto grave può riuscire a fare molto più di quanto lo si ritiene capace di fare, soprattutto nei suoi ambienti, dove riesce anche ad essere autonomo, come ad esempio a casa’’. I consulenti del pm hanno fornito pareri di natura tecnica facendo riferimento ai documenti stilati dai medici alla sbarra e alle immagini filmate in cui si vede l’anziana ‘’cieca’’ mentre svolge alcune attività, tra cui spazzare a terra e giocare a carte. ‘’La commissione – ha continuato Scaglione – si è espressa non solo sulla vista, ma anche sulla postura e capacità di orientarsi’’. Gli avvocati difensori Stefano Pellegrino e Maurizio D’Amico evidenziano, intanto, che ‘’la commissione medica aveva disposto la sospensione della pensione, ma poi il giudice del lavoro, accogliendo il ricorso della donna, dispose l’erogazione’’. Prossima udienza il 2 febbraio 2015.
Ex promotore finanziario accusato di riciclaggio, colpo di scena al processo
Altri guai giudiziari per l’ex promotore finanziario della Mediolanum Giacomo Di Girolamo. Stavolta, sotto processo per riciclaggio. Nel 2012, periodo in cui il Di Girolamo lavorava in un centro-scommesse di via dei Mille, avrebbe pagato, secondo l’accusa, una vincita con un assegno di 350 euro poi risultato rubato. Furono Vito Pocorobba e Pietro Giuseppe Demma a dichiarare che l’assegno fu consegnato loro dal Di Girolamo e di avere scoperto che era rubato dopo essersi recati in banca per incassarlo. Adesso, però, in Tribunale, si è registrato un colpo di scena. Pocorobba, infatti, ha detto che l’assegno fu consegnato in pagamento di una vincita per una scommessa relativa a una ‘’partita di calcio di serie A’’. Ma l’avvocato Ignazio Bilardello, difensore dell’imputato, ha fatto subito notare che nel 2012 il campionato di serie A iniziò il 27 agosto, mentre i fatti contestati (‘’consegna assegno rubato’’) sono relativi al periodo tra il 19 e il 23 agosto. Com’è stato possibile, quindi, vincere la somma ancor prima che le squadre scendessero in campo? Il processo è stato, poi, rinviato al 19 gennaio, quando saranno chiamati a deporre Antonio Angileri, gestore del centro scommesse in cui sarebbe avvenuta la misteriosa vincita, e Roberto Marino, direttore dell’agenzia di banca in cui si tentò di incassare l’assegno. Intanto, in un altro procedimento ancora in fase di udienza preliminare, l’ex promotore finanziario della Banca Mediolanum è indagato per appropriazione indebita e truffa aggravata in concorso, nonché falso in scrittura privata. Secondo l’accusa, Di Girolamo avrebbe raggirato numerose persone che gli consegnavano somme di denaro contante o assegni per investimenti finanziari, per stipulare contratti di pensione integrativa o per essere versati sui loro conti bancari. In parecchie occasioni, però, nulla di tutto ciò sarebbe stato fatto dal Di Girolamo, che si appropriava delle somme. Ad alcuni clienti della banca, inoltre, consegnava denaro spacciandolo per interessi maturati su fondi d’investimento o titoli acquistati con la sua intermediazione. Ma in realtà il denaro sarebbe stato prelevato dai conti degli stessi clienti o di altri correntisti. L’ammontare della truffa è stato quantificato in oltre 220 mila euro. L’indagine è stata condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala e coordinata dal pm Francesca Rago. I fatti contestati sono relativi al periodo compreso tra il 2003 e il 2011. Indagati anche un altro promotore finanziario della Banca Mediolanum, Francesca D’Amico, di 36 anni, che in diversi casi avrebbe agito d’intesa con l’ex direttore, e Stefano Di Girolamo, di 44. Il secondo, maresciallo della Marina militare, si sarebbe appropriato di un paio di assegni che il fratello Giacomo Di Girolamo aveva ricevuto da clienti della banca.