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18/12/2014 10:15:00

Corto Circuito, un viaggio tra la gente a Napoli. Siamo tutti con Asharam

 Arriviamo al porto di Napoli dopo circa sei ore di navigazione, tante sono le ore che distanziano Palermo da Napoli.

Incontriamo subito Carlo che ci viene a prendere con la sua auto (non è il suo vero nome), è un amico, un fratello, un giovane poco più che ventenne che quotidianamente si impegna nella sua terra, studente di giurisprudenza, scrive in una testata giornalistica locale.
Mentre facciamo strada verso Castellammare di Stabia, luogo dove staremo durante la nostra permanenza, Carlo ci racconta che proprio in questi giorni in città c'è un gran fremito, ci saranno i "Fucarazzi".
Una tradizione popolare che coinvolge tutti i quartieri della citta di Castellammare di Stabia in una gara a chi farà il falò più grande in onore della Immacolata la notte prima del lunedì di festa. Una tradizione popolare che però può avere dei connotati non proprio del tutto vocati al culto della Immacolata e alla chiesa.
Infatti Carlo ci racconta che il sindaco e la sua amministrazione comunale per evitare falò poco sicuri e incontrollati ha fatto una determina nel quale autorizza i "Fucarazzi" che rispettino dei requisiti minimi di sicurezza, creando un sistema di controllo in tutti i quartieri a rischio con la presenza delle forze dell'ordine, al fine di creare un presidio fisso sino a tarda notte ed evitare incidenti.
Questa situazione ha creato una tensione sociale, dove chi avrebbe fatto il falò anche non autorizzato avrebbe dimostrato il suo potere sulla città.
E chi meglio delle mafie sa approfittare di queste occasioni, speculando sulle tensioni sociali della gente che abita in quartieri difficili.
Il mattino dopo la stampa locale esce nelle prime pagine con questi titoli "IMMACOLATA, PER I FALO' A SCANZANO SASSI E PETARDI CONTRO GLI AGENTI" un'altro quotidiano recita in questo modo "FUCARACCHI, SCANZANO HA VINTO!".
A Scanzano ci siamo andati con Carlo, ci dice che è ancora il quartiere bunker della famiglia D'Alessandro, a reggerlo ora che il Michele D'Alessandro è in carcere si dice che sia la moglie.
Lungo la stretta e unica via di accesso a questo quartiere bunker, Carlo ci riferisce che la stessa strada che stiamo percorrendo è presidiata anche da telecamere che controllano chi entra e chi esce. Qui comandano ancora i D'Alessandro.
Tutto questo sta a significare che i giornali, forse inconsapevoli ci auguriamo, con queste notizie di prima pagina hanno legittimato l'egemonia di Scanzano e della famiglia camorrista che vi abita.
Ancora una volta una festa popolare legata a tradizioni cristiane si trasforma in campo di battaglia per l'affermazione del potere mafioso.

Ma non vogliamo parlare solo di cose spiacevoli, perchè il nostro viaggio tra monnezza e bellissi paesaggi che offre il golfo di Castellammare di Stabia tra il Faito e il Vesuvio, un posto dove anticamente era meta del così nominato "Gran Tour", con i suoi centri termali, le ville archeologiche e le sorgenti d'acqua, il suo porto e il vecchio centro di S. Caterina, era e resta un posto di grande fascino.
Ma questo luogo ha subito un cortocircuito con il terremoto dell'ottanta.
Da quell'anno Napoli e l'intera Campania va in mano alle speculazioni, ai flussi di danari per le ricostruzioni, ai politici "uomini di pietra" che ancora oggi fanno affari e ai guappi di quartiere, diventati mafiosi, camorristi.

Santa Caterina è un quartiere storico di poco più di 2000 abitanti, incastonato tra il porto e il monte Faito. Appena arrivati diamo una mano a Carlo per spegnere un fuoco dato ad un piccolo cumulo di sacchi di munnizza messi al centro della strettissima stradina. Quando arriviamo il fuoco era già acceso, l'aria era irrespirabile, le persone passano indifferenti, quotidianità.
Parliamo con alcune persone del quartiere che si stanno impegnando a rendere questo luogo quello che era prima dell'80. Ci portano a vedere quello che hanno fatto, ripulito le strade, messo le luminarie natalizie, abbellito i muri scrostrati con dei murales. Qui lo stato non esiste, non c'è la scuola, primo presidio di legalità e sviluppo, non c'è una caserma o un presidio comunale, il Comune passa a singhiozzo a prendere i rifiuti, ma non pulisce le strade, e nemmeno gli paga le luminarie, che si sono auto tassati le persone volenterose del quartiere, quelli stanchi, quelli che dicono e mo basta. Ma qui c'è il mondo delle associazioni, dei presidi, dei fari in questo luogo che stanno scuotendo la gente nel loro torpore di indifferenza, c'è l'Asharam, bene sotto confisca dove operano i ragazzi di Legambiente, di Libera, centro di accoglienza e pace per migranti alla ricerca di asilo politico, diventa ogni sera web radio grazie ad un collettivo di giovani. C'è l'associazione buddista Myo, che accoglie tutti e si fa da animatore culturale organizzando serate d'arte vissute all'interno dei cortili del quartiere.
Andiamo a mangiare un boccone, un piatto di salsiccia e friaielli, troviamo una ragazza amica dell'associazione  che ci dice che da stabiese a quarantanni non aveva mai messo piede a Santa Caterina per pregiudizio, ma che adesso si poteva anche andare a vedere la cappella della madonnina. Quella che sorge di fianco alla villa della famiglia Maresca, quelli che comandavano qui.
Adesso si può, ma negli anni '80 e '90 qui era il Far West raccontato dalla penna del giornalista Siani. Qui la camorra non è stato progresso ma distruzione, fecero diventare questo luogo centro di spaccio di eroina e cocaina ancora prima di Scampia. Qui la camorra è stata come un cancro.
Ma ancora tante cose devono cambiare, infatti dall'inizio dell'anno sette minorenni sono stati arrestati nel quartiere per spaccio, ci sono baby gang di appena 10 anni che non vanno a scuola e che faranno una brutta fine se qualcuno non si occuperà di loro.
Sino a quando non ci sarà una giustizia sociale per questa gente, sino a quando non ci sarà memoria e identità culturale, nel quartiere tante troppe persone sono morte ammazzate, ma solo una misera targa per ricordare Raffaele Viviani, grande drammaturgo famoso nel mondo per le sue maschere teatrali.
Carlo ci porta in un luogo simbolo, una sorta di confine tra il quartiere trincerato su se stesso e la città, un tunnel, un vecchio canale percorribile che serviva da sfogo per l'acqua, sino a pochi mesi fa era un cumulo di monnezza, oggi è stato illuminato, ripulito e le pareti dipinte con dei bellissimi murales.
Per sera dormiamo a Gragnano, famosa nel mondo per la sua pasta, qui Carlo si ferma per farci vedere il luogo dove da bambino andava a fare il panino dal salumiere di fiducia. Era Michele Cavaliere, ucciso da un infame agguato messo in essere la mattina del 19 11 1996. Si era rifiutato di abbassare la testa alle richieste di pizzo da parte del boss di Gragnano, quel nicola carfora oggi all'ergastolo per differenti omicidi, lo stesso che nel 2012 un neomelodico durante un concerto si permise di augurargli una presta libertà.
L'ultima storia che Carlo ci porta a conoscere, anche se potrebbe raccontarcene parecchie altre vissute quotidianamente come fa lui, con cuore e passione, è quella dell'unica casa editrice e libreria che esiste per Scampia, la "Marotta e Cafiero".
Arriviamo al centro di Napoli, nel bellissimo teatro Bellini dove la casa edistrice gestisce un sottopalco come bar equo e vendita dei suoi libri.
Ma oltre alla bella storia di imprenditoria giovanile c'è una storia che sta al di sotto di tutto questo impegno. Il protagonista è Antonio Landini, un giovane disabile ucciso dal piombo della camorra perchè si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Oltre alla morte c'è di quel ragazzo c'è l'altra morte di Antonio, quella che chi nasce e chi muore a Scampia è un camorrista.
Antonio perchè considerato camorrista non ha ricevuto un funerale, anzi la famiglia ha dovuto pagare 15 euro al parroco che ha celebrato 15 minuti di rito prima della sepoltura.
Antonio non era un camorrista, era un disabile con un forte handicap, era un ragazzo con sogni che voleva vivere.
Ed è da questo evento che la Marotta e Cafiero nasce, dalla volontà di dare una alternativa a Scampia, dalla voglia di vivere.
Oggi questa piccola casa editrice è un vero Cortocircuito al sistema globale delle mafie, che tutto distrugge.

"Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino: ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell'uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l'uno all'altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo". Sono parole di Aldo Moro.

Aspettando Carlo che finisca di far fare il giro al suo cane ci diamo appuntamento a piazza Aldo Moro a Gragnano. Non posso non notare una bellissima statua bronzea che raffigura Moro, imbrattato con della vernice verde e sotto una targa che riporta una sua citazione che sopra abbiamo trascritto fedelmente.
Il nostro pensiero va subito a Carlo, al suo impegno quotidiano, da cittadino, attivista o giornalista che sia, sempre proiettato a quelle parole di comune accettazione di ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo.
Grazie Carlo.

Mentre scrivevamo questo pezzo, nella notte del 15 dicembre 2014 è accaduto un vile gesto all’interno dell’Asharam. Un incendio appiccato nell’androne della palazzina oltre a creare panico tra la gente ha ferito un ragazzo nigeriano che dormiva, cavandosela con un gomito rotto e delle contusioni.
Per fortuna null’altro, ma è un segnale che ci indigna e ci fa preoccupare. Sicuramente questo significa che il lavoro svolto dall’Asharam e dalle altre associazioni e persone che nel quartiere di Santa Caterina si impegnano quotidianamente per una giustizia sociale stanno facendo bene.
Quindi danno fastidio ai soliti prepotenti, quelli che preferiscono che le cose non cambino, anzi.
CI SENTIAMO DI DIRE CHE NOI SIAMO TUTTI DI SANTA CATERINA, NOI STIAMO CON ASHARAM!

Michele Rallo
Irene Bakkum