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02/01/2015 06:20:00

Un alunno su due ha difficoltà con l'italiano. Prof demotivati. Ecco la scuola in Sicilia

 Il ruolo svolto dalle scuole nella formazione di un individuo è di fondamentale importanza: oltre a preparare uno studente nelle materie d’indirizzo, contribuiscono a formare un senso civico, una disciplina morale, risultato naturale di un processo d’apprendimento guidato e consapevole. Cosa succede, però, quando i risultati ottenuti non sono soddisfacenti? Ovvero, quando la scuola, per un motivo o un altro, fallisce?
Secondo i dati del Rapporto RES 2014 “L'istruzione difficile - Alle origini del divario nelle competenze fra Nord e Sud”, attualmente la Sicilia risulta essere una delle regioni con maggiori difficoltà in tal senso.
Nell’anno scolastico 2013-2014, il 46% delle risposte degli studenti siciliani ai test di italiano nelle scuole medie si è rivelato errato. Una percentuale largamente superiore rispetto al 35% fatto registrare delle regioni del Nord ed al 44% del Sud. La situazione si aggrava maggiormente se vengono prese in considerazione le risposte ai test di matematica, con il 48% di risposte errate degli studenti meridionali, il 49% in Sicilia e il 39% per il Nord Italia. Divari simili si registrano ugualmente per gli studenti delle scuole superiori. Come se non fosse già abbastanza far parte di una delle nazioni storicamente indietro rispetto al resto d’Europa in termini di preparazione dei propri studenti, a tener banco è sempre il tema del divario tra le regioni settentrionali e quelle meridionali. Ulteriore manifestazione dell’atavica questione meridionale.
Al Sud, in particolare in Sicilia, sono due i fattori da prendere in considerazione: si tratta di fattori contestuali e di fattori cosiddetti d’agenzia. Ai primi risalgono quelli relativi al background familiare e alla situazione economica individuale, al contesto sociale esterno ( come il tasso di disoccupazione o criminalità ) o ancora alla localizzazione degli istituti scolastici, se in centro o in periferia.
Dei secondi, invece, fanno parte i fattori interni alle scuole come la disponibilità delle aule, attrezzature o il ruolo di insegnanti e dirigenti, o esterni, quale la capacità di costruire reti di collaborazione con soggetti esterni. Entrambi i fattori contribuiscono a creare un contesto sfavorevole all’apprendimento e all’inserimento dei giovani nella società circostante.

A riprova di quanto scritto, basti pensare che nel Mezzogiorno, il 40% degli studenti con esiti negativi proviene da un retroterra più disagiato, percentuale che comunque non varia molto per gli studenti settentrionali e siciliani (circa il 35%). Tuttavia ciò che distingue in maniera significativa gli studenti siciliani e meridionali che hanno livelli di apprendimento più bassi è la loro più elevata concentrazione in alcune zone e scuole. Il 55% degli studenti meridionali ed il 43% di quelli siciliani con risultati meno soddisfacenti studiano in scuole con un’elevata presenza di studenti con retroterra familiare basso. Valori che si riducono al 34% nel Nord e al 20% nel Centro.
Di conseguenza, si viene a creare un effetto moltiplicatore ( “peer effect”) che comporta diffusi fenomeni di segregazione territoriale ed in taluni casi di ghettizzazione, contribuendo ad acuire la discrasia tra le scuole di periferia e le scuole d’élite, frequentate da studenti con un retroterra familiare ben diverso.
Delle vere e proprie classi “ghetto”, che impediscono il naturale processo di sviluppo psicofisico del singolo studente e intralciano il lavoro dei docenti. Non è un caso che anche la figura del docente sia oggetto di studio del rapporto della Fondazione Res. Da esso emerge, infatti, che gli insegnanti siciliani esprimono un livello di insoddisfazione più elevato per gli istituti scolastici in cui lavorano e sono mediamente più assenti rispetto ai loro colleghi (i giorni medi di assenza per malattia sono 11 per gli insegnanti siciliani delle medie, e si riducono a 9 nel Mezzogiorno, 8 nel Centro e 7 nel Nord). Tali elementi contribuiscono ad un’elevata instabilità. A ciò si aggiunge un’età media più alta rispetto al resto d’Italia: nelle scuole medie meridionali il 33% degli insegnanti ha almeno 55 anni, a fronte del 25% nel Centro-Nord.
Il contesto è reso ancora più complesso dalla presenza di strutture fatiscenti, obsolete e spesso inagibili: in Sicilia, soltanto il 10% degli edifici adibiti ad istituti scolastici hanno ottenuto il certificato di agibilità nel 2013. Una percentuale indegna per un paese civile e sviluppato.
Nonostante la criticità della situazione, il Rapporto Res si conclude con una speranza: anche in Sicilia e nel Mezzogiorno ci possono essere realtà scolastiche più efficaci. Ciò può avvenire e avviene laddove, su impulso del dirigente o di un gruppo di insegnanti, si attiva una capacità cooperazione fra soggetti interni o esterni alla scuola (famiglie, associazionismo, governo locale). Al momento, queste realtà non sono molte ma è su di esse che occorrerà lavorare in futuro per colmare un gap che rischia di aumentare con il passare del tempo.

Potete scaricare il Rapporto Res da qui.