Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
05/01/2015 19:00:00

La necessità del gioco

In generale si pensa che il gioco sia un’attività senza importanza, un “passatempo”. In realtà per i bambini non vi è nulla di più serio del gioco. Basta osservarli per comprendere quanto impegno ci mettono nel risolvere i mille piccoli e grandi problemi che ogni gioco spesso comporta. Il bambino sano che cresce bene, quando non dorme, gioca. Per lui giocare significa vivere. Ogni occasione è buona, ogni oggetto si presta per giocare. Ed è sbagliato pensare che per giocare ci vogliono i giocattoli. Anzi, se sono troppi o troppo complicati, ostacolano il gioco. Molti bambini non ne hanno mai visto uno eppure non per questo rinunciano a giocare. Più importante dei giocattoli, è la situazione che si deve creare perché il bambino si abbandoni al piacere del gioco. Nel gioco dei bambini, le persone grandi che si occupano di loro possono essere semplici spettatori (soprattutto per controllare che i piccoli non si mettano in situazioni pericolose) oppure prendere parte alle loro attività. Di fatto, i bambini crescono meglio quando anche mamma e papà, oppure altre persone adulte partecipano ai loro giochi. In questo caso, è bene tener conto di alcuni suggerimenti, che facilitano il gioco:

• Innanzitutto, è bene osservare quello che il bambino sta facendo o ha intenzione di fare da solo. Soltanto dopo l’adulto può intervenire per facilitarlo, o condividere la realizzazione delle sue intenzioni.

• Il tempo di esponibile per giocare con i bambini è generalmente limitato e spesso i genitori si dispiacciono di non farlo “abbastanza”. Niente sensi di colpa: per il bambino è importante sapere che può contare su un “tempo”, anche se piccolo, a lui dedicato.

• I bambini piccoli presentano frequentemente dei problemi nel passare dal gioco con qualcuno al gioco da soli. Pure è necessario abituarli a questo per favorire lo sviluppo della loro autonomia. E lo si può fare sia promettendo (e mantenendo) l’impegno di tornare a giocare insieme in un tempo determinato, sia facilitando i giochi che possono essere sviluppati in solitario.

• I bambini piccoli non hanno un preciso senso del tempo. Per un bambino di due anni e mezzo, cinque minuti di attesa possono essere percepiti come un’eternità. Per questa ragione, è consigliabile lasciare un intervallo di tempo, a poco a poco sempre maggiore, fra un gioco fatto insieme ed uno successivo in solitario, in modo da abituare il bambino a giocare da solo per periodi a mano a mano sempre più lunghi.

• L’esperienza di gioco del bambino deve essere arricchita da un’ampia frequentazione di altri bambini perché serve a confrontarsi con persone diverse, a superare gli inevitabili conflitti, per divenire un soggetto capace di vivere con gli altri. Nella maggioranza dei casi i bambini tendono spontaneamente a stare insieme, ma non bisogna trascurare l’eventualità che abbiano delle difficoltà a farlo; soprattutto, che non ne abbiano la possibilità. In questi casi, bisogna aiutarli, impegnarsi in modo che abbiano le occasioni di giocare con i propri coetanei, in particolare quando non sono affidati agli asili nido e, ancor più, alla scuola dell’infanzia.

La compagnia di altri bambini, all’incirca della stessa età, fra i quali quasi sempre sono presenti soggetti dotati di carattere socievole ed espansivo, aiuterà il bambino timido a vincere la propria tendenza all’isolamento, a inserirsi nel gruppo, a sviluppare una propria personalità che, alla fine, significa conquistare sicurezza e autostima. In questo senso, la frequentazione dell’asilo nido o della scuola dell’infanzia deve essere vista non soltanto come una necessità, bensì come un’opportunità vantaggiosa per il bambino. Ricordando tuttavia che le esperienze di rapporto con altri bambini e di gioco non devono essere circoscritte al solo asilo nido o alla scuola dell’infanzia, ma devono continuare a casa in modo che tra scuola e casa, nel sentire del bambino, non vi sia contrasto.

 

Dott. Angelo Tummarello

Pediatra di famiglia

Consigliere regionale della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale

Ricercatore e divulgatore scientifico

Marsala

Cell.360409851

Email: dott.a_tummarello@libero.it