Ha confermato in aula le dichiarazioni d’accusa rese in fase d’indagine la presunta vittima degli abusi sessuali commessi all’Istituto Rubino e che alla sbarra degli imputati, davanti il Tribunale di Marsala (presidente del collegio: Sergio Gulotta), vede Giuseppa Signorelli, 51 anni, ex responsabile dell’unità assistenziale, e a Vincenzo Galfano, di 49, bidello. Entrambi posto agli arresti domiciliari il 3 ottobre 2012 con la pesante accusa di ‘’violenza sessuale continuata e aggravata in danno di una minorenne’’. Nell’ultima udienza, a deporre, nell’aula ‘’Borsellino’’, a porte chiuse, è stata la giovane, da poco tempo maggiorenne, che, confidandosi con il compagno della madre, il 50enne pregiudicato L.S., fece scattare l’indagine. La ragazza ha frequentato l’Istituto di assistenza all’infanzia “Rubino” dal 2004 al 2009. E in quegli anni, secondo il suo racconto, avrebbe subito le violenze sessuali. Per la difesa, però, la versione fornita dalla ragazza mostrerebbe delle crepe. “Sono emerse – ha, infatti, dichiarato l’avvocato Stefano Pellegrino, che insieme a Roberta Piccione e Maurizio D’Amico assiste gli imputati Signorelli e Galfano – alcune contraddizioni in merito a luoghi e tempi dei fatti contestati”. Su richiesta della difesa, all’udienza ha partecipato anche una psicologa, Silvia Spanò. “La presenza della nostra consulente – spiega l’avvocato Pellegrino - è finalizzata a valutare l’affidabilità delle dichiarazioni della persona offesa, che all’epoca era minore, anche considerazione delle dichiarazioni rese in sede di incidente probatorio”. Prossima udienza il 26 gennaio, quando alle 15 il pm Sabrina Carmazzi terrà la sua requisitoria, chiedendo la condanna o l’assoluzione degli imputati. Nel corso del processo, a confermare le accuse è stato anche L.S., che per la difesa, però, è ‘’inattendibile’’. Anche perché, in passato, sostengono i legali, ‘’ha fatto uso di stupefacenti’’. A condurre l’indagine è stata la Squadra mobile di Trapani, che all’interno dell’istituto Rubino piazzò anche alcune microspie.
STALKING A TRAPANI. Maltrattamenti in famiglia, lesioni, stalking e minacce, anche di morte e rese più pesanti mediante l’uso di un fucile e di un pugnale da pesca, nei confronti della moglie separata e dei figli. Con queste accuse un uomo di 49 anni è stato rinviato a giudizio dal giudice per le udienze preliminari Caterina Brignone e il suo processo comincia oggi davanti al giudice monocratico Massimo Corleo.
Sarebbe stata la moglie la vittima più vessata dall’uomo che durante l’ultimo periodo di convivenza, in preda ad ingiustificati eccessi di gelosia, l’ingiuriava, la percuoteva segregandola in casa, costringendola, di contro, anche di notte, ad abbandonare la comune abitazione. Dopo la separazione l’uomo avrebbe continuato a molestare e a minacciare l’ex moglie aggirandosi in auto, in bici o in scooter nei pressi dell’abitazione dove si era trasferita rivolgendole minacce che non avrebbero risparmiato anche i figli. Ai pedinamenti avrebbe fatto seguire le vie di fatto speronando, con la propria vettura, quella dell’ex cognato a bordo della quale si trovano l’ex moglie ed il figlio minore. Nonostante tutto ciò, l’uomo avrebbe voluto una riconciliazione e il ricongiungimento della famiglia.