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13/01/2015 06:04:00

Candela, riprende il processo in Appello. Stalking, udienza preliminare per Pulizzi

 Riprende oggi, con la requisitoria il processo di Appello per Antonio Incandela, operaio di 33 anni, reo confesso dell'omicidio di padre Michele Di Stefano. La sua colpevolezza non è in discussione. Sin dal momento dell'arresto ha ammesso le sue responsabilità ma ha detto di avere ucciso per errore. Oggi è prevista la requisitoria del procuratore generale e gli interventi dei rappresentanti di parte civile. Il 5 febbraio la parola passerà alla difesa. Secondo gli inquirenti, Incandela s'è introdotto all'interno della chiesa di Ummari per rubare. Una rapina finita male, con la tragica morte di padre Michele. Sin dalla prima confessione Incandela ha sostenuto invece che voleva solo dare una lezione a padre Michele. La situazione gli sarebbe sfuggita di mano. In primo grado Incandela era stato condannato a trent'anni. 

PULIZZI. Si tiene oggi l’udienza preliminare a seguito della richiesta di rinvio a giudizio per Paride Pulizzi l’uomo di 31 anni di Pantelleria accusato di stalking nei confronti di diverse persone, lesioni, tentate estorsioni ed altri reati anche nei confronti di un familiare.

Sono dieci le persone offese al termine delle indagini condotte dal sostituto procuratore di Marsala dottoressa Antonella Trainito che ha chiesto il rinvio a giudizio del Pulizzi con ben 14 capi d’imputazione. Gravissime sono le accuse per l’uomo che già nello scorso mese di maggio era stato arrestato dai carabinieri di Pantelleria per cyber stalking, nei confronti di un ragazzo e di una ragazza, difesa dall’avvocato Nunzio Palermo Patera, e posto alla misura restrittiva del divieto di dimora nel territorio dell’isola di Pantelleria. Paride Pulizzi aveva continuato a reiterare il reato usando sia Facebook che il telefonino e poi aveva preso di mira un’altra ragazza che aveva inseguito anche nel suo paese, in provincia di Monza dove era stato colto in fallo ed arrestato di nuovo dai carabinieri. L’uomo si trova attualmente detenuto nel carcere di San Giuliano a Trapani. La tecnica del reato è sempre la stessa in quasi tutti i casi.

Paride Pulizzi si fidanzava con una ragazza e poi quando la storia finiva perseguitava sia lei che gli altri giovani che le stavano attorno anche se non sempre tra questi c’era un’altra storia. Emblematico il caso di un ragazzo che da Pantelleria era dovuto andarsene con la madre ed il padre perché Pulizzi lo aveva prima pesantemente ingiuriato per telefono, poi minacciato di bruciarli la casa e tagliarli la gola. Dopo che era stato tratto in arresto e posto a divieto di dimora a Pantelleria aveva continuato a minacciare e molestare il ragazzo creandogli ansia e paura. Lo stesso trattamento aveva ricevuto un altro ragazzo di 27 anni che aveva pedinato con la propria autovettura. Gli aveva inviato SMS per accusarlo di aver causato la fine di una sua relazione sentimentale e lo aveva ingiuriato pesantemente. Paride non si era rassegnato alla fine di una relazione sentimentale con una ragazza, l’aveva pedinata e minacciato i conoscenti di lei di non intrattenere rapporti. Secondo l’accusa il Pulizzi ha sconvolto la vita della ragazza provocandole una situazione di isolamento. Il tutto aggravato dal fatto che la ragazza era minorenne. Incredibile la storia con la ragazza che era scesa a Pantelleria dalla Provincia di Monza e che era andata a trovarlo poi a Petrosino dove il Pulizzi aveva preso dimora. Gli aveva detto che si sarebbe ammazzato nel caso lo avesse lasciato, ma poi la insultava e prendeva a calci le sue valige. Quando la ragazza era riuscita a ritornare al suo paese perché il loro rapporto sentimentale era finito, Pulizzi l’aveva raggiunta tempestandola di telefonate. Anche a questa ragazza ne aveva fatte di tutti i colori arrivando a minacciarla con un coltello.