14 gennaio. Alla sfilata di solidarietà alla Francia, colpita dalla cellula jihadista, erano presenti, a fianco o dietro ad Hollande, capi di Stato e di governo di sicura fede democratica, che rispettano nel loro Pese la libertà di opinione e di stampa. Ma, vicino a loro, si notavano pure i rappresentanti di Algeria, Egitto, Russia, Gabon, Benin, Ungheria e Turchia, che sono Paesi in cui la libertà di opinione e di stampa soffre. In alcuni di questi Paesi vengono pure violati i diritti civili e quelli umani. Ma tutti, buoni e cattivi, hanno manifestato in favore della libertà di stampa. Tutti si sono detti Charlie, in onore della testata satirica barbaramente colpita.
Si può dire che l'efferato assassinio abbia contribuito a convertire anche i cattivi, come Paolo sulla via di Damasco. Ma si può anche pensare che alcune nazioni canaglia abbiano mandato in mostra i loro rappresentanti per accreditarsi una buona condotta che non hanno.
I fatti eclatanti, come l'attacco al giornale parigino, passati i giorni del raccapriccio e delle prese di posizione ufficiali, più o meno sincere, dovrebbero essere riguardati per trarne un insegnamento. Non basta aver deplorato il fatto di sangue, e nemmeno basta continuare a deplorarlo. E' necessario trovare il modo di evitare che fatti simili si ripetano in avvenire.
Sia chiaro che la violenza fa parte della natura umana. Mettiamoci la testa in pace che guerre, rivolte e violenze pubbliche e private continueranno ad accompagnare la storia umana. Ma riguardo al caso particolare degli episodi di guerriglia, condotti da oltre dieci anni da parte dei terroristi musulmani nel territorio dei Paesi occidentali, se si vogliono contrastarli efficacemente, bisogna cambiare la politica internazionale adottata dagli occidentali verso il Terzo Mondo.
Alfiere gli Stati Uniti, e con loro a volte siamo stati pure noi italiani, gli occidentali hanno pensato di imporre la democrazia in Paesi africani ed asiatici, che non ce l'avevano. Hanno mandato le loro truppe in Iraq ed in Afghanistan; hanno contribuito con le forze aeree a far cadere Gheddafi in Libia. hanno fatto pressioni per abbattere Mubarak in Egitto. L'esito di quegli interventi é sotto gli occhi di tutti: a un dittatore che cade se ne sostituisce un altro, o il territorio resta alla mercé di bande armate, in guerra civile. Se poi si pensa che sotto la bandiera della democrazia a tutti i costi si nascondono interessi economici legati al petrolio, o politici legati alle zone strategiche, il quadro di quello che gli occidentali hanno fatto agli islamici africani e asiatici diventa meno nobile, anzi francamente ignobile.
Le reazioni islamiche, che hanno colpito le Torri Gemelle di New York, che hanno dirottato aerei, che hanno fatto prigionieri per ottenere il riscatto, che hanno decapitato occidentali, che hanno colpito da ultimo la redazione di Charlie Hebdo, sono in buona misura determinate dalla nostra politica verso i loro Paesi. Se in futuro ci intrometteremo di meno nei loro affari interni, e non andremo a bombardarli, anche le loro reazioni scemeranno. Dopo decenni di politica occidentale sbagliata, la ricomposizione degli attriti non sarà automatica. Ci vorranno decenni di buona politica internazionale. Ma conviene cominciare, per lasciare un mondo migliore a chi verrà dopo.
Leonardo Agate
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