E’ con un video relativo a un’intervista concessa, nel 1991, a una tv agrigentina dal procuratore Paolo Borsellino (al Tribunale di Agrigento, quel giorno, si dedicava un’aula a Rosario Livatino, il “giudice ragazzino” ucciso dai mafioso della Stidda) che al Tribunale di Marsala si è aperto l’incontro promosso dalla locale sottosezione dell’Associazione nazionale magistrati con studenti, cittadini e giornalisti nell’ambito dell’iniziativa “Una Giornata per la Giustizia”. Un’occasione “davvero speciale – l’ha definita il giudice Vito Marcello Saladino, presidente locale Anm - per discutere tutti insieme, giudici, avvocati, studenti, cittadini, dei reali problemi del servizio Giustizia; per evidenziare, da parte nostra, con quanto amore quotidiano cerchiamo di dedicarci al nostro lavoro nell’interesse del cittadino; per discutere delle cose che funzionano e di quelle che non funzionano; per confrontarci, senza riserve e con franchezza, nella consapevolezza che sono in gioco i valori fondamentali della Costituzione e che il miglioramento del Servizio Giustizia deve costituire un obiettivo comune per tutte le componenti di una società civile matura ed attenta alla salvaguardia dei capisaldi della democrazia; per provare a far capire che la salvaguardia della funzione giurisdizionale è nel nostro ordinamento giuridico innanzitutto prevista a tutela dei fondamentali diritti della persona e dell’irrinunciabile principio di eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge”. Prendendo spunto dall’intervista a Borsellino, il presidente del Tribunale, Gioacchino Natoli, ha invece affermato: “Sul tema giustizia, stiamo ancora dibattendo degli stessi problemi di cui parlava Paolo Borsellino nel 1991. In 25 anni anche il Paese più disorganizzato avrebbe saputo dare risposte. Ma siccome non siamo un Paese disorganizzato, io azzardo che il nostro è un Paese che non vuole dare risposte perché non vuole un controllo di legalità. Dai tempi di Lutero, nei Paesi del nord Europa c’è la cultura della responsabilità, mentre in quelli del sud Europa c’è quella cattolica del perdono”. Altro tema di contestazione è stato quello relativo alla responsabilità civile dei magistrati. “Così come prevista dalla prospettata riforma della giustizia e cioè senza l’attuale filtro di ammissibilità sui ricorsi – ha detto Natoli – nel giro di sei mesi tutti i giudici di un tribunale diverranno incompatibili, perché denunciati da coloro che hanno avuto torto in una causa. Si dovrà, quindi, far ricorso a giudici di altri tribunali. E’ facile intuire cosa accadrà nel giro di pochi anni”. Il sistema, insomma, rischia di bloccarsi. “Spingere sul tema della responsabilità civile – ha fatto eco il giudice Sergio Gulotta, presidente della sezione penale del Tribunale di Marsala e componente della giunta distrettuale di Palermo dell’Anm – spinge verso l’inazione del giudice”. Soprattutto in campo civile, hanno spiegato i magistrati, “ci sarà sempre una parte che rimarrà scontenta dalla decisione del giudice, che per timore di conseguenze ci penserà due volte prima di dare torto a chi è più potente tra le parti in causa”. Sul tema, ancora più duro è stato il procuratore Alberto Di Pisa, che ha dichiarato: “L’azione diretta contro un giudice è un’intimidazione che rischia di condizionare il suo operato. La riforma, così come prospettata, costituisce una forma di condizionamento. Ma il magistrato deve essere libero di poter decidere”. Ma spesso questo è scomodo per il potere (politico e non solo). “La magistratura – ha infatti ricordato Di Pisa – è impegnata contro la corruzione politica. Inefficienza del sistema? La Corte di Giustizia europea ha detto che la giustizia italiana è efficientissima”. Sergio Gulotta, che ha coordinato gli interventi, ha poi sottolineato anche l’andamento ondivago della politica sul tema giustizia (“Rigorismo o garantismo a seconda del momento politico”). Assai dotto l’intervento di Vito Marcello Saladino che partendo dalla tragedia greca “Antigone” ha parlato della “complessità del giudicare” e dei diritti inviolabili. A spiegare, infine, agli studenti la sua esperienza di giovane magistrato è stata Sara Quittino, nata a Domodossola, ma ormai marsalese d’adozione, mentre Gianfranco Zarzana, presidente del locale Consiglio dell’Ordine degli avvocati, ha sottolineato come giudici e legali operino “insieme nell’interesse del cittadino”.