Il 13 febbraio 2012 era stato assolto con formula piena. Una corte aveva annullato definitivamente la condanna all'ergastolo inflittagli nel 1990 per la strage di Alcamo Marina del 1976, dov'erano stati uccisi due carabinieri. Giuseppe Gulotta è stato in carcere, da innocente, per 22 anni sui suoi 57. Ma per il muratore siciliano la battaglia non è ancora terminata: oggi, 11 febbraio 2015, si riunisce ancora la Corte d'appello di Reggio Calabria.
L'uomo, infatti, lamenta che gli sia stato negato un sussidio mensile, mentre ancora attende che venga stabilito il risarcimento economico per l'ingiusta detenzione. La Corte per il momento ha detto "no" alla richiesta di una provvigione avanzata dagli avvocati di Gulotta, Pardo Cellini e Baldassare Lauria. I giudici hanno stabilito che si debba attendere il procedimento che dovrà stabilire la cifra - quella stimata dai legali è di oltre 56 milioni - a riparazione dell'ingiustizia subita.
L'esito non è proprio scontato: l'avvocatura dello Stato, infatti, sta facendo opposizione alla richiesta di risarcimento. "Siamo all'assurdo" sostiene l'avvocato Cellini "che l'avvocatura dello Stato è arrivata a sostenere che Gulotta non abbia diritto al risarcimento perché di fatto l'errore giudiziario lo ha provocato lui stesso auto-incolpandosi del duplice delitto. Ma quella confessione gli fu estorta con torture e sevizie e c'è una sentenza passata in giudicato che lo ha stabilito. Lo Stato, dopo 36 anni, ha finalmente riconosciuto l'innocenza di quest'uomo e ora gli nega un sacrosanto diritto: quello di essere risarcito".
Tre sono i possibili scenari: la Corte potrà disporre una provvigione, accogliendo il ricorso degli avvocati, e prendersi altro tempo per stabilire l'entità del risarcimento; alternativamente i giudici potrebbero esprimersi immediatamente sulla cifra a riparazione del danno; come terza ipotesi la Corte potrebbe infine accogliere la posizione dell'avvocatura e rigettare la richiesta di risarcimento.