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27/03/2015 00:25:00

Lo scempio dei beni culturali e i giornalisti a Marsala

Ho partecipato a Marsala al corso per giornalisti dal titolo "Turismo e beni culturali in Sicilia, volano di sviluppo? L'analisi dello stato di fatto attraverso le inchieste giornalistiche." Sarà stato perché ì'impianto audio funzionava male e non si sentiva che il 50% di quello che dicevano gli oratori, ma sono rimasto deluso. Non posso indicare nemmeno i nomi degli oratori perché non avevano davanti il solito cartellino che si mette davanti agli oratori. Ma da quello che ho capito, non si é parlato di inchieste giornalistiche fatte o da fare riguardo all'argomento. E' stato, invece, trattato l'argomento basandosi, da parte di un oratore, territorialista come si é definito, sulla necessità di coordinare gli sforzi dei vari enti preposti al territorio, in modo da creare un valore aggiunto alle decisioni da prendere in ambito regionale o locale. Lo stesso oratore ha anche ricordato con orgoglio che in Sicilia ci sono i resti archeologici dell'antica Grecia, ed anche le opere ed i monumenti di tempi antichi successivi. Per questo verrebbero qua i turisti, perché non é facile trovare in poche centinaia di migliaia di chilometri quadrati tante cose interessanti, come Segesta e Selinunte, Agrigento e Siracusa, ed il barocco di Noto e dintorni.

Tutto vero e tutto giusto. Ma cosa abbiamo fatto noi siciliani, classe dirigente e popolo, per salvaguardare questo immenso patrimonio, che avrebbe potuto essere, assieme all'agricoltura, il volano di un progresso che non c'é stato? Conosco bene la mia Marsala, dove c'è, per lo più sotto terra, un parco archeologico che nulla avrebbe da invidiare all'antica Selinunte o alla Valle dei templi. C'é pure quel luogo eccezionale che é la Laguna dello Stagnone, con la sua isoletta fenicia, le cui mura portano ancora i segni dell'incendio che vi appiccò nel 397 a.C. Dionigi siracusano nell'assedio. A Mozia si può anche ammirare il Giovinetto, statua greca del V secolo a. C., dalle fattezze eccezionalmente conturbanti. La Venere dalle belle natiche, di scuola ellenistica, mostra le sue beltà nel Museo del Baglio Anselmi sul lungomare cittadino. Anche i resti, unici, di una imbarcazione fenicia, probabilmente affondata nella battaglia delle Egadi dalla flotta romana dell'ammiraglio Lutazio Catulo nel 241 a. C.

Ebbene, i turisti che vengono a vedere queste perle, se poi si guardano attorno, vedono tutto il contrario della bellezza. Lo Stagnone, le sue coste sono state deturpate da centinaia di costruzioni abusive di vile fattura a pochi metri dal bagnasciuga. Costruzioni elevate a partire dagli anni '50, tuttora in piedi, nonostante ogni grado di processo si sia risolto a danno dei costruttori. Costruzioni, quindi, che dovrebbero essere demolite. Ma le demolizioni vanno avanti al ritmo di tre l'anno. Di questo passo, libereremo lo Stagnone dall'abusivismo nel 3000. Ecco, di questo si dovrebbe interessare la stampa, con apposite inchieste. Ma chi le vede? Si leggono, invece, le solite cronache in occasione di inaugurazioni di mostre o di eventi collegati alla politica culturale o paesaggistica. Che restano eventi di un giorno o di una settimana, e lasciano dopo di loro il solito amaro in bocca delle case abusive non abbattute.

Poi, ci sono le costruzioni regolarmente approvate dal Comune e dalla Soprintendenza, che in un paio di casi almeno suscitano obbrobrio e chiedono vendetta a Dio. Mi riferisco al grattacielo costruito al centro della città, in via Curatolo, a cento metri dal Duomo. Un orribile fungo che soverchia schifosamente la cupola della Chiesa Madre, della Chiesa di San Giuseppe, della Chiesa del Purgatorio, della Chiesa e della Specola di San Pietro. Quasi un cancro nel tessuto tradizionale della città.

Anche il palazzo a dieci piani che si erge, avendolo diroccato, sul più monumentale Bastione spagnolo, in alto su via Giulio Anca Omodeo e Corso Giovanni Amendola, stona come un pugno in un occhio. Ma non hanno avuto occhi quelli del Comune e della Soprintendenza, quando li hanno autorizzati?

Di tutto questo si dovrebbe parlare sui giornali, quando si parla di turismo culturale. Ma chi lo fa?

Leonardo Agate

leonardoagate1@gmail.com