Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
01/04/2015 06:00:00

Rifiuti in Sicilia: "Il sistema è una catastrofe". Mafia, corruzione, inefficenza

 "In Sicilia c'è una situazione di emergenza, non dichiarata, che dalle prime considerazioni che abbiamo fatto, dagli elementi che abbiamo raccolto, dal 2010 a oggi non vi sono stati cambiamenti". Lo dice  Alessandro Bratti, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti, dopo il giro della settimana scorsa in Sicilia. "Esiste un sistema di fatto  - ha proseguito - che non è in linea con quelli che sono gli orientamenti più moderni".

In Sicilia», continua Bratti, « c’è la raccolta differenziata tra le più basse d’Italia. Gli impianti di compostaggio avrebbero potuto essere una soluzione ma adesso non funzionano. C’è una gestione del percolato molto complicata e problematica che ancora non trova impianti importanti in Sicilia. Complessivamente la situazione è molto grave». «La riforma con il passaggio dagli Ato alle Srr (Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti) non è mai partita e adesso, con il passaggio dalle Province alle città metropolitane, si potrebbe cambiare una riforma che non ha ancora visto la luce. Complessivamente c'è una situazione di grande confusione, che non è cambiata nonostante le gestioni politiche siano state differenti».

«In un sistema ordinario di gestione dei rifiuti che non va, le infiltrazioni malavitose ci sono di tutti i tipi e di tutti generi, come per esempio i noti fenomeni corruttivi anche all'interno delle strutture pubbliche come quella della Regione. Una situazione che abbiamo definito sconcertante».

«Abbiamo monitorato la situazione del Coinres - spiega - che fa perno su Bagheria, dove l'attività è stata pesantemente influenzata da attività malavitose. Ci sono altre situazioni nel trapanese che riguardano società come Belice Ambiente. Nel catanese ci sono state intimidazioni nei confronti di alcuni sindaci dopo che hanno deciso di cambiare il gestore del servizio di raccolta. Sono cose che ci lasciano poco tranquilli». Il Coinres è  il consorzio che ha gestito dal 2005 la raccolta in 22 comuni della provincia palermitana.  L'Ato Pa4 Coinres è formato da 22 Comuni della provincia di Palermo. Negli anni il Coinres è stato protagonista di diverse inchieste della magistratura legate proprio alle assunzioni e ad infiltrazioni mafiose: continue assunzioni di personale senza programmazione,  affidamenti di appalti senza procedure di gara, nessuna programmazione o investimenti per le spese di impianti ed attrezzature, perdite di gestione tra il 2007 ed il 2013 pari a 90 milioni di euro, progressioni di carriera senza concorsi,  mancata redazione dei bilanci preventivi e consuntivi.

Continua Bratti: «C'è uno scontro di vedute tra pubblico e privato. C'è chi sostiene che il sistema pubblico frena lo sviluppo dell'impiantistica privata e chi dice che la gestione privata ha portato a infiltrazioni criminali».
«Mentre per il Sindaco di Palermo Orlando - spiega Bratti - questa gestione pubblico-privata è criminogena, per il vicepresidente di Confindustria, Catanzaro,  la presenza del pubblico è eccessiva e ingombrante. Purtroppo c'è grande confusione e non abbiamo capito bene quali sono i costi della gestione rifiuti perché non ci sono delle fonti ufficiali che ci consentano di capire quali sono le situazioni».
«La gestione di emergenza, con commissariamenti, non ha mai risolto un problema. Questo ci dice la nostra esperienza. La Sicilia, la Campania e la Calabria hanno speso molti soldi con commissariamenti senza risolvere tutto. Un conto è il commissariamento su questioni specifiche, come un singolo impianto, un conto è commissariare l'intera gestione regionale».

«Nessuno ci ha paventato il ritorno alla termovalorizzazione come scelta strategica per la Sicilia. La Commissione ha riscontrato la carenza di un piano complessivo da imputare alla Regione. Da un lato -dice  - ci si richiama al piano rifiuti 2012, di fatto scaduto nel 2014, e dall'altro ci dicono che l'assessore all'Energia Vania Contrafatto sta lavorando a un piano di emergenza».

«Decidere di conferire i rifiuti al nord Italia o all'estero è una scelta legittima. Lazio e Campania lo stanno facendo. E un'opportunità. C'è però un problema di costi la cui valutazione deve essere lasciata a chi gestisce la raccolta. Tutto si riverbera sui cittadini. Se i costi sono troppo alti, e già lo sono, si crea un circolo vizioso perché i cittadini non riescono a pagare le tasse e il servizio peggiora».

Insomma,  il sistema dei rifiuti in Sicilia è considerato dalla commissione d'inchiesta parlamentare una vera "catastrofe".