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21/04/2015 20:10:00

25 Aprile, anniversario della Liberazione fra verità e retorica

 Ricorre a giorni il settantesimo anniversario della Liberazione. La rievocazione della Resistenza vi avrà una parte preponderante. Gli ultimi partigiani sono stati ricevuti alla Camera dal presidente Laura Boldrini. E' prevedibile che almeno per qualche anno ancora la commemorazione della Liberazione seguirà la prassi consolidata. Manifestazioni a Roma e dappertutto. I sindaci, anche nei piccoli comuni del sud, che non conobbero Resistenza, affiggeranno manifesti di ricordo e monito, preparati, pure nel testo, dalle tipografie che le hanno scopiazzate da testi editi in città dove davvero ci fu la guerriglia partigiana.

Poi, passato ancora qualche anno, non ci saranno più i partigiani - chi aveva allora venti anni, ne dovrebbe avere più di novanta -. Il revisionismo storico ha assestato alcuni colpi alla vulgata della resistenza, e la nuova interpretazione lentamente si sta facendo strada. Il tempo é galantuomo. Prima o poi, a volte con decenni o secoli di ritardo, fa raccontane i fatti con più obbiettività.

La Liberazione che festeggeremo é quella della liberazione del Paese dall'occupazione nazi - fascista. Negli anni 1943 - 1945 avvenne che gli Alleati sbarcarono In Sicilia, Il Gran Consiglio del fascismo dimissionò Mussolini, il re lo fece arrestare e nominò il governo Badoglio, fu firmata la resa con gli Alleati, il Duce fu liberato dai tedeschi sul Gran Sasso, e venne messo a capo della R. S. I., succube dei tedeschi. In questi frangenti iniziò e si sviluppò la guerriglia partigiana, la Resistenza. All'inizio furono 1.000 - 2.000 persone a prendere le armi contro l'oppressore, per favorirne la disfatta definitiva. Mano a mano che gli avvenimenti accadevano, il numero dei partigiani aumentò, soprattutto nell'Italia centro settentrionale. Aumentò con lo stesso ritmo in cui diminuivano le speranze dei nazi - fascisti di vincere la guerra. Al momento della liberazione, datata 25 aprile 1945 - in effetti la totale liberazione è di qualche settimana posteriore, ma il 25 aprile di quell'anno Pertini lanciò un proclama per la liberazione - secondo fonti governative il numero dei partigiani combattenti era di 220mila, oltre 120mila definiti patrioti per la collaborazione data ai combattenti.

La vulgata della Resistenza ha accreditato ai partigiani un contributo decisivo per le sorti della Seconda guerra mondiale in Italia. Fu, però, più un contributo ideale che reale. Gli Alleati, senza la guerriglia partigiana, ci avrebbero liberato lo stesso dal nazi - fascismo. Ma l'apporto resistenziale ebbe una valenza politica decisiva per lo sviluppo degli avvenimenti, che portarono al referendum istituzionale, alla nascita della Repubblica ed all'emanazione della Costituzione.

La Resistenza era costituita da un coacervo di gruppi, ispirati da ideali diversi, ed a volte opposti, salvo l'aspirazione di tutti alla disfatta del regime fascista, sostenuto dai tedeschi. C'erano, nei gruppi e nei comitati della Resistenza, i comunisti, i socialisti, i cattolici, i repubblicani, i monarchici, i liberali e gli anarchici. Le diversità di opinioni operative ed ideali erano tante, e alcune volte cruente. Un caso sintomatico riguarda la strage di Porzus, dove i partigiani comunisti trucidarono diciassette partigiani della formazione Osoppo, di orientamento cattolico e laico - socialista, nel contesto delle intenzioni dei comunisti riguardo ai rapporti con la Jugoslavia e l'U.R.S.S.

I veri partigiani furono meno di quelli che pretesero di esservi inclusi. Molti, negli ultimi mesi precedenti la Liberazione, si misero un fazzoletto rosso al collo per opportunismo. Poi, tutti, veri e fasulli partigiani, chiesero ed ebbero posti nelle istituzioni e nella società. In quegli anni fu vivo ed operante il tradizionale trasformismo italiano, e i furbi furono lesti a saltare sul carro del vincitore. Il risultato fu una repubblica inquinata da falsità ed opportunismo, oltre che da becera retorica. Mali di cui ancora scontiamo le conseguenze.

leonardoagate1@gmail.com