di Leonardo Agate - In un corsivo del 24 aprile su Marsala c'è Gaspare De Blasi ha ricordato il 25 aprile, anniversario della Liberazione, criticando il revisionismo che cambierebbe la verità storica di quanto avvenne settanta anni fa.
Che ci sia stata, e sia ancora in corso una rilettura di quegli avvenimenti é fuor di dubbio. Che sia negativa é un altro discorso.
La Storia procede, nella ricostruzione degli storici, sempre per revisioni. I fatti, quando accadono, vengono raccontati nelle cronache. Mano a mano che passa il tempo, inizia la ricostruzione storica di quei fatti. Tra l'altro, quando si tratta di eventi importanti, come la liberazione dell'Italia dall'occupazione nazi - fascista, la prima storia la scrivono i vincitori, che tendono a portare acqua al proprio mulino. Dato che hanno vinto, mirano ad accreditare la versione che dia più importanza alla vittoria, e metta in ombra, quando addirittura non lo escluda, quello che di negativo c'é stato. Così é stato per la Liberazione, e per la Resistenza che contribuì a farcela ottenere.
Sarebbe un'acquisizione parziale della verità se si proibisse la ricostruzione di quei fatti da parte di storici più obbiettivi, ed alieni da spirito di parte. Grazie alla libera espressione del pensiero, l'Italia repubblicana non ha posto veti alla possibilità di revisionare gli avvenimenti storici, al contrario di quanto é avvenuto nella defunta URSS. Là coloro che volevano mutare la versione storica accreditata dal regime finivano male, nei manicomi o in Siberia. Crollato il fascismo e cacciati i tedeschi, il nostro Paese s'é incanalato sulla via della democrazia e della libertà. Ma il rischio che la lotta di liberazione ci facesse cadere dalla padella nella brace ci fu.
La Resistenza fu opera di gruppi diversi, che miravano alla caduta del fascismo e alla cacciata dei tedeschi. Il 26 luglio del '43, l'indomani della seduta del Gran Consiglio, che defenestrò Mussolini, si costituì a Roma il CLN (Comitato di liberazione nazionale) con i rappresentati di gruppi di oppositori al regime morente. Di seguito, variamente collegati ad esso, sorsero in altre regioni Comitati di liberazione decentrati. In ultimo nacque il Comitato di Liberazione nazionale Alta Italia. I gruppi armati aderenti a questi comitati inizialmente erano sparuti, e si moltiplicarono mano a mano che la guerra volgeva al termine. In prossimità del 25 aprile 1945, arrivarono ad essere, compresi gli affiliati non combattenti, trecentomila. Gli avvenimenti correvano verso la conclusione. Il 28 aprile Mussolini fu giustiziato a Giulino di Mezzegra; il 30 aprile Hitler si suicidò nel Bunker della Cancelleria.
Le bande della resistenza furono comuniste, socialiste, cattoliche, liberali, azioniste, anarchiche. Talvolta questi gruppi entrarono in contrasto tra loro per la strategia da seguire e per gli scopi da raggiungere. Quello che li univa era la lotta ai fascisti e allo straniero tedesco; quello che li divideva era il futuro che volevano dare alla nazione. Nei gruppi di resistenti, i comunisti erano più numerosi, ma non tanto da soperchiare l'insieme degli altri gruppi. Gli azionisti volevano un cambiamento radicale della struttura dello Stato in senso laico, i liberali aspiravano a una democrazia capitalistica, i cattolici non potevano prescindere da uno Stato permeato di valori cristiani, i socialisti erano divisi al loro interno, tra un'ala massimalista vicina alle posizioni comuniste, ed un'ala riformista vicina alle posizioni social - democratiche. I comunisti erano legati Mosca, e miravano a istaurare un regime di tipo sovietico, strettamente legato al PCUS.
Liberato il Paese dai nazi - fascisti, finita la guerra, sostituito il Regno con la Repubblica in seguito al referendum del 2 giugno 1946, entrata in vigore la nuova Costituzione il 1° gennaio 1948, la prevalenza nel Parlamento delle forze centriste (la Dc ed i suoi alleati) impedirono la realizzazione del sogno dei partigiani comunisti e del Pci di prendere il potere e di fare dell'Italia una repubblica socialista. Nonostante tutto, ci é andata bene.
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