La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la proroga del regime di 41 bis per Giovanni Riina, figlio di Totò Riina, accogliendo il ricorso presentato contro il provvedimento del Ministero della Giustizia risalente a novembre 2023. Giovanni Riina, arrestato nel 1996 e sottoposto al carcere duro dal 2002, aveva contestato la proroga del regime speciale. La Cassazione ha ritenuto "meramente apparente" la motivazione fornita dal Tribunale di Sorveglianza di Roma che, lo scorso giugno, aveva giudicato corretta la proroga.
La reazione di Giuseppe Antoci
Non si è fatta attendere la reazione di Giuseppe Antoci, europarlamentare del M5S e presidente della Commissione Politica del Parlamento Europeo per il Mediterraneo. Antoci ha espresso forte preoccupazione per quanto accaduto: «Per un vizio di forma, per un percorso argomentativo non adeguatamente ricco svolto dai giudici di merito, si consente a un esponente di spicco di Cosa Nostra di riallacciare i contatti con l’esterno. È grave che si annulli un provvedimento di tale importanza per questioni formali». Antoci ha sottolineato come sia imprescindibile, in uno stato di diritto, motivare compiutamente i provvedimenti giurisdizionali. Tuttavia, ha aggiunto: «Non si può pretendere che una situazione di mafiosità conclamata debba essere argomentata ogni volta in termini nuovi, né che l’attualità del pericolo rappresentato dai capimafia venga sempre riconsiderata, senza partire dal dato evidente dell’appartenenza alla mafia e dall'assenza di dissociazione».
Il rischio di vanificare decenni di lotta alla mafia
L’europarlamentare ha lanciato un monito sul rischio di indebolire la lotta alla mafia per questioni di forma: «La lotta alla mafia si fa con strumenti normativi adeguati e con la loro corretta applicazione. Ma non possono essere i vizi di forma a vanificare i risultati che trent’anni di virtuoso contrasto giudiziario hanno prodotto». La decisione della Cassazione, pur non rappresentando un annullamento definitivo del 41 bis, impone al Tribunale di Sorveglianza di Roma di rivedere la propria valutazione. Il caso di Giovanni Riina, figlio di uno dei più noti capimafia della storia italiana, rimane altamente simbolico, richiamando l’attenzione sull’importanza di garantire un’applicazione rigorosa e motivata delle misure speciali nella lotta contro la criminalità organizzata.