Lunedì 27 la comunità cristiana di Partanna, ha dato l’ultimo saluto a Don Ignazio Li Vigni, ex parroco della Chiesa di Santa Lucia.
I funerali, solenni ,ma raccolti allo stesso tempo, nonostante la folta presenza di fedeli, sono stati celebrati dal Vescovo, Monsignor Domenico Mogavero, nella Chiesa di San Biagio, avveniristica chiesa circolare, che fu costruita negli anni ’90 proprio per volere di Padre Li Vigni. A concelebrare con lui, trenta sacerdoti venuti da tutti i paesi della diocesi di Mazara del Vallo, per l’estremo omaggio.
Padre Li Vigni è morto all’età di 72 anni, dopo una lunga malattia, assistito con cura nell’hospice per malati terminali di Salemi, e con la vicinanza costante anche della famiglia ecclesiale tutta, che non gli ha fatto mancare il suo conforto. Il Vescovo stesso, con dolcezza e commozione, nella sua omelia ,ha ricordato il volto degli ultimi giorni di Don Ignazio, come “il volto di un pastore che, pur segnato dalle sofferenze della malattia, si apre, sereno, alla speranza di una nuova vita dopo quella terrena” ; definendolo poi, quello che è sempre stato nel suo ministero sacerdotale il “prete della giovialità”.
A ricordarlo insieme al Vescovo, anche il Sindaco Nicolò Catania, che ha sottolineato il ruolo fondamentale di Don Ignazio nella costruzione e nella storia della comunità parrocchiale di Santa Lucia, sorta dopo il terremoto del ’68, come nuova realtà nel nuovo centro urbano di Partanna , nella contrada Camarro; e Don Rino Randazzo, arciprete di Gibellina, che di Don Ignazio è stato parrocchiano , e con lui si è aperto alla sua vocazione sacerdotale. Don Rino, riportando alla memoria una frase di Don Tonino Bello, i cui scritti erano molto amati da Don Ignazio, lo ha ricordato come “un uomo di fatica e di lavoro, che metteva il grembiule per stare al servizio degli altri”.
Don Ignazio anche ai miei occhi di ex alunna, che lo ebbe come insegnante alle scuole medie, appariva così: un uomo umile e pratico, che compì la scelta di vivere il suo ministero immerso nella piena realtà di tutti i giorni. Diventato sacerdote nel 1966, fu prima parroco a Campobello, comunità in cui si fece molto amare, e poi a Partanna, dove compì il suo ministero a Santa Lucia, dando valore ( seguendo l’esempio di Don Bosco), a quello che ormai non esiste quasi più, l’oratorio”, e creando aggregazione attorno alla parrocchia, attraverso il campetto di calcio e di basket, togliendo dalla strada tanti giovani che vivevano in realtà familiari difficili. Don Ignazio, da vero insegnante che sa accompagnare nella crescita, era colui che come i ragazzi, vive la vita nella semplicità e nell’immediatezza, senza formalismi e sovrastrutture mentali, un sacerdote che ti strappava il sorriso, se ti capitava di incontrarlo al mercatino settimanale alla frenetica ricerca della pentola più grande che ci fosse, che potesse contenere tanti chili di pasta per le mangiate dei suoi ragazzi dell’oratorio, in parrocchia o a casa sua al mare, dove organizzava le colonie estive per chi il mare non poteva permetterselo. E pure negli ultimi anni, anche se provato dalla malattia e dalla quasi totale cecità, lui era rimasto quello di sempre, un sacerdote, che pur nella sua riservatezza, sa dare attenzione al prossimo, dedicandogli il suo sorriso ed una battuta scherzosa.
Mi piace riportare di seguito, la testimonianza di due sacerdoti che hanno voluto donare attraverso Tp24, il loro personale ricordo di Don Ignazio, a chi gli è stato vicino ed anche a chi non lo ha conosciuto, come esempio di fede e vita cristiana: Don Pino Biondo , arciprete della Chiesa Madre di Partanna, e Don Giuseppe Inglese, vice parroco della Chiesa Madre di Marsala , giovane sacerdote, che proprio come Don Rino, ha conosciuto la sua vocazione religiosa, guidato da Don Ignazio.
Ricordo di Don Giuseppe Biondo:
“La vita di Don Ignazio Li Vigni è stata quella di un uomo che con coraggio, ha accettato di mettersi in gioco per il Regno dei cieli. Ha cercato, consapevole del valore della sua vita, ed anche dei limiti che hanno segnato la sua umanità, di mettere al primo posto Dio, certo che lo scarto che lo separava da Dio, era colmato solo dal Signore con la sua misericordia. Non si è arreso di fronte alle fatiche, agli ostacoli, alle incomprensioni, che ha dovuto affrontare nel suo ministero, sia nel campo della evangelizzazione sia nella ricerca coraggiosa dei fondi per completare la costruzione della chiesa e degli edifici annessi, andando sempre avanti senza perdere di vista il ruolo di guida della sua comunità parrocchiale, prima a Campobello di Mazara e poi a Partanna. Il Signore ora lo ricompensi per il bene che ha compiuto a favore di coloro che gli sono stati affidati sulla terra”.
Ricordo di Don Giuseppe Inglese:
” Nella comunità di Santa Lucia, con Don Ignazio ho vissuto per diversi anni da bambino, fino all’ingresso in seminario, un’esperienza entusiasmante e arricchente che mi ha portato a maturare la mia vocazione sacerdotale.
Non posso dimenticare tutte le iniziative mirate al mondo giovanile e alle famiglie. In quella realtà, Don Ignazio ha saputo trasmettere il senso di famiglia e di voglia di comunità.
Con la sua semplicità, ma anche la sua caparbietà, ha dato vita ad una parrocchia “aperta” capace di mettere in risalto il protagonismo dei laici nella Chiesa, e l’impegno per una testimonianza credibile, per la trasmissione della fede come si evince dal Concilio Vaticano II.
Con Don Ignazio, noi parrocchiani abbiamo saputo trasformare la nostra vita ecclesiale, da collaboratori passivi a corresponsabili attivi della vita della parrocchia, in un orizzonte di dialogo e comunione.
Sono tante le iniziative che in 27 anni ha fatto per la sua comunità: la Sacra rappresentazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, le colonie estive con i ragazzi nella sua casa a Triscina, le serate di fraternità, l’organizzazione del Carnevale; ed infine, con tanto impegno e sacrificio, ha realizzato la costruzione della chiesa di S. Biagio.
Se dovessimo descrivere con una sola parola il “modus” pastorale e ministeriale di Don Ignazio, penso che questo si possa racchiudere nelle due sole parole “fraternità pastorale”, cioè fraternità mirata alla comunione e alla carità.
È stato l’uomo che ha saputo condividere la tavola: con la sua famosa “pasta e susiti” ci invitava a fermarci con lui a pranzo o a cena, e ci si confrontava sulla vita della parrocchia.
È stato l’uomo che ha saputo creare una comunità con lo spirito di famiglia.
È stato l’uomo dell’incontro tra le nuove generazioni e gli adulti, creando armonia fra di loro.
È stato l’uomo del sorriso e del coraggio, quel coraggio che ha avuto nell’ultimo periodo della malattia.
Grazie Don Ignazio per il tuo senso di umanità, ora che contempli il volto di Dio prega per la tua comunità, per il tuo paese, per la nostra diocesi, affinché possiamo ancora trasmettere alle nuove generazioni, la voglia di comunione, di famiglia, di Chiesa in cammino, verso la bellezza del Regno di Dio.
Con gratitudine,
Don Giuseppe”
Nella galleria-foto: Don Ignazio ed una immagine delle sue esequie.
Enza Adriana Russo