di Leonardo Agate - La cartina di tornasole del bluff pensionistico si é realizzata con la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha obbligato il governo a restituire l'ammontare dell'indicizzazione del costo della vita, tolto ai pensionati durante il governo Monti. Vi ricordate le lacrime della Fornero, ministra di Monti, in televisione quando ha annunciato la dura prescrizione? Lei ha pianto, anche se per la sua situazione economica gliene importava un fico. I pensionati, la maggior parte di loro, hanno pianto di più per quello che gli é stato tolto. Ora la Corte Costituzionale ha sentenziato che lo stato deve ridare il maltolto. Si tratta di una cifra , calcolata dalla Camera di Commercio di Mestre, che si aggira sui 16 milioni. Quanto una manovra finanziaria annuale. Il governo non sa dove prenderli, avendo invece saputo come sottrarli. I conti dello stato, se deve restituire il maltolto, vanno a gambe all'aria. Allora, il governo sta valutando diverse opzioni, tutte in contrasto con la decisione dell'Alta Corte.
Una ipotesi allo studio sarebbe quella di rateizzare i rimborsi, ma l'altra più incisiva sarebbe di restituire soltanto il dovuto ai pensionati che non superano, con l'attuale pensione, il limite di quattro volte la pensione sociale. Qualche esperto del governo arriva a sostenere che si potrà restituire l'indicizzazione a coloro che non prendono di lordo più di tremila euro mensili. In tal modo, l'esborso dell'Inps sarà più o meno dimezzato. Ma nemmeno la risultante minore entità del rimborso sarà sostenibile se non si troveranno nuove fonti di entrata. Dunque, aspettiamoci una nuova manovra della mano pubblica nelle tasche degli italiani, che potrebbe essere camuffata da aumento di aliquote di imposte e tasse esistenti.
Il problema dell'indicizzazione delle pensioni é la punta del blocco di ghiaccio che naviga nell'oceano del baratro pensionistico. Fino a non molti anni fa si poteva andare in pensione con quindici anni e sei mesi di servizio. Le cosiddette baby pensioni hanno permesso a molti lavoratori pubblici di lasciare il lavoro in giovane età, ottenendo una pensione che li accompagna ancora nella vita, che tra l'altro aumenta in media di decennio in decennio. Erano gli anni felici in cui a fronte di contributi previdenziali esigui, si andava in pensione con un emolumento che, calcolato per il numero di anni di aspettativa di vita, costituiva per i pensionati un regalo pubblico. Naturalmente i regali pensionistici devono trovare la contropartita delle entrate. Poiché non c'era pareggio tra l'ammontare del regalo e l'ammontare delle entrate, l'Inps é andata in disavanzo, e lo stato é costretto a risanarla per non mandarla al fallimento.
La colpa dell'andazzo é stata di tutti i partiti che hanno governato, ed anche di quelli che stavano all'opposizione, perché quando si trattava di fare pessime leggi maggioranza ed opposizione collaboravano alla grande.
L'impasse creato dalla sentenza della Corte Costituzionale potrebbe risolversi abbattendo le pensioni d'oro di chi prende più di quanto un uomo comune possa spendere. L'ex presidente del Consiglio Lamberto Dini cumula pensioni per circa ventimila euro al mese. Ciampi, ex presidente della Repubblica, per fare un altro esempio, gli sta a ruota. E così tantissimi altri, della classe politica e della pubblica amministrazione. Si cominci a togliere drasticamente a loro, e se qualcosa ancora manca per restituire l'indicizzazione ai pensionati comuni, lo si faccia secondo equità a scalare. Lo imporrebbe il buon senso. Ma ce n'é ancora?
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