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22/05/2015 06:10:00

Mafia, per la Dia "Matteo Messina Denaro rimane una figura carismatica"

 "La figura più carismatica della mafia siciliana continua ad essere quella del noto latitante Matteo Messina Denaro, attorno al quale si coagula il forte centro di potere di Cosa Nostra trapanese". Lo ha detto il direttore della Direzione investigativa Antimafia, Nunzio Antonio Ferla, in audizione davanti alla Commissione Antimafia. "L'impianto verticistico di Cosa Nostra sembrerebbe proteso verso l'accentramento delle funzioni di indirizzo e direzione in un "organo piramidale" interprovinciale, sebbene l'azione di contrasto ne abbia più volte impedito la concreta ricostituzione", ha proseguito Ferla, il quale ha aggiunto che in Sicilia uno dei settori maggiormente esposti a rischio di contaminazione è tuttora quello legato al ciclo di smaltimento dei rifiuti. "Mentre Cosa Nostra, nonostante tutto, continua a mantenere un forte carattere unitario, palesandosi come un organismo compatto, compartimentale, rigidamente verticistico - ha concluso Ferla - la 'ndrangheta e, soprattutto la camorra e la criminalità organizzata pugliese, si presentano con una struttura "orizzontale", ove vengono in evidenza soprattutto i rapporti familiari, causa, spesso, di guerre tra i diversi clan e di odi che si tramandano da generazione in generazione. Le connotazioni peculiari di ogni consorteria impongono, da un punto di vista squisitamente investigativo, l'adozione di strategie differenziate".

EDEN, APPELLO. "Sono un pentito, ma non un pentito di mafia". A dirlo e' stato Lorenzo Cimarosa, cugino del boss Matteo Messina Denaro, che  ha rilasciato dichiarazioni spontanee al processo che dinanzi la Corte d'Appello di Palermo lo vede imputato assieme ad altri familiari del latitante, tutti arrestati durante l'operazione 'Eden' del dicembre 2013, contro la rete di favoreggiatori del superlatitante. "Mafioso non lo sono mai stato - ha detto - l'unica cosa che mi lega alla mafia e' questa parentela con Matteo Messina Denaro, ma io con questa famiglia non ho avuto niente a che fare per almeno 25 anni". All'indomani dell'arresto, Cimarosa aveva deciso di collaborare con la giustizia e la sua vicenda e' rimbalzata sulle cronache soprattutto per la prese di posizione pubbliche del figlio Giuseppe, intervenuto anche nel corso della 'Leopolda siciliana' per confermare l'assoluta distanza dall'imbarazzante parente. Il processo di primo grado si e' svolto con il rito abbreviato ed il gup aveva condannato Lorenzo Cimarosa a 5 anni e 4 mesi, Lea Cataldo a 3 anni e 6 mesi, Francesco Luppino a 3 anni, Mario Messina Denaro a 4 anni e 2 mesi, Giuseppe Marino a 2 anni e Nicolo' Polizzi a 8 anni e 2 mesi. Quest'ultimo, presunto boss di Campobello di Mazara, nell'udienza odierna ha preso parola dicendosi "non appartenente a nessuna organizzazione criminale". Entro fine maggio e' attesa la sentenza.