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31/05/2015 06:20:00

Rifiuti. Belice Ambiente: “Il manuale della perfetta organizzazione a delinquere”

Togliere i rifiuti dalla strada e pagare gli operatori ecologici. Sono i due problemi principali ancora difficili da risolvere a Mazara del Vallo e nei dieci comuni della Valle del Belice, che fanno parte dell’Ato Tp2, commissariato dalla Regione Siciliana, insieme agli altri Ato dell’isola.

Il commissario Sonia Alfano, nell’accompagnare il passaggio dagli Ato (Ambito Territoriale Ottimale, acronimo davvero curioso visti i risultati nel corso degli anni) alle Srr (Società per la Regolamentazione del servizio di gestione Rifiuti), ha trovato una società con più di 50 milioni di debiti, oltre a varie criticità e situazioni denunciate puntualmente anche alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti.

Nelle ultime settimane, in molti avevano messo l’accento sul problema della chiusura della discarica Campana Misiddi di Campobello di Mazara e sulle difficoltà e gli aumenti di costo nel conferire i rifiuti nella lontana discarica di Siculiana.

Non che quella di Campobello sia chiusa perchè piena (almeno non ancora), ma per la mancanza di una polizza fideiussoria, fatta scadere in passato. E siccome la Belice Ambiente è in liquidazione, nessun broker si era mostrato disponibile a stipularla.

Sonia Alfano, al consiglio comunale aperto di Mazara, martedì scorso, ha invece portato una buona notizia: trovato il broker. Occorrono 94 mila euro (anche questo un passo avanti, prima si era parlato di 250 mila).

Ma i comuni dovrebbero pagare le loro spettanze alla Belice Ambiente, arrivata ad avere in cassa soltanto 1400 euro.

Dal comune di Castelvetrano arriva una piccola boccata d’ossigeno, o forse sarebbe meglio dire un piccolo allentamento del cappio, con un versamento di 200 mila euro, a fronte di più di un milione e duecentomila euro di debito.

Davvero poca cosa, ma almeno potrà essere pagata la fideiussione.

Il problema è che però, oltre alla discarica, occorrerebbe pagare gli operatori per la raccolta.

 

Determinante qui il ruolo di Mazara del vallo, che col 33% detiene la quota di maggioranza dell’ambito composto da 11 comuni.

Secondo Sonia Alfano, commissario straordinario della Belice Ambiente, il Comune deve alla società un milione ottocento mila euro, che potrebbero ridursi in base a delle spese in compensazione.

Ma secondo il sindaco di Mazara, Nicola Cristaldi, la cifra sarebbe di 794 mila euro che, curiosamente, al netto di spese compensative e “servizi non resi”, diventerebbero addirittura meno di 30 mila euro. Una cifra “certificata” dall’ufficio ragioneria del suo comune che però, come affermato dalla Alfano, certificazione non è: “E’ semmai una richiesta di certificazione. Le certificazioni non possono certo essere fatte dall’ufficio ragioneria del comune”.

Un ufficio che però, secondo il sindaco di Mazara, non può sbagliare. Perché a sbagliare, nel suo comune, pare sia stato soltanto l’ufficio di tesoreria, quando ha pagato alla Belice Ambiente 600 mila euro: “Non avrebbe potuto pagare, ma ha pagato – ha affermato Cristaldi – A me non frega nulla, perché erano soldi che comunque dovevamo dare all’Ato Belice, ma sotto l’aspetto procedurale, la tesoreria ha pagato senza un nostro mandato”.

Al di là delle cifre e delle procedure però, succede che Cristaldi non vuole pagare l’Ato perché si lamenta del servizio insufficiente. Mentre Sonia Alfano non può garantire il servizio se Cristaldi non paga l’Ato.

Quest’attrito tra la Alfano e Cristaldi sembra abbia avuto inizio per una consuetudine che l’attuale commissario non avrebbe osservato rispetto agli altri. Un atteggiamento di cui ha parlato lo stesso sindaco, nel consiglio comunale aperto di martedì scorso: “L’onorevole Alfano, nominata dal presidente della Regione, non ha fatto a mio parere quello che tutti i commissari regionali fanno – ha affermato Cristaldi - Compreso uno questa mattina, che è venuto per alcuni atti ispettivi. La prima cosa che ha fatto, è andato dal sindaco e ha detto ‘Signor sindaco, io sono stato nominato commissario e sono disponibile ad una forma di collaborazione’. Hanno fatto tutti così. L’onorevole Alfano invece (è nel suo diritto, per carità) questa prassi, che io ho conosciuto per 35 anni di attività parlamentare, ha ritenuto di non farla.

Ma dietro ci sarebbe anche dell’altro, come per esempio “il far posto a delle società americane – ha affermato la Alfano – che hanno da tempo presentato dei progetti.”

Ed in effetti, il sindaco in consiglio si è chiesto perché “il progetto di realizzazione della più grande area della raccolta differenziata d’Europa sia ancora fermo nei cassetti della Regione

Si tratta di una società americana che in passato aveva già “illustrato un progetto rivoluzionario per la raccolta differenziata dei rifiuti e per la produzione di metano - ha aggiunto – senza volere contributi né dalla Regione Siciliana né dalla Comunità Europea e investendo 60 milioni di dollari.”

La storia dell’Ato Belice però è piena di punti oscuri, che in questi pochi mesi di commissariamento stanno cominciando ad affiorare.

Uno di questi è il conferimento di 15 mila tonnellate di rifiuti provenienti dallo Stir di Napoli, emerso qualche settimana fa. Il consigliere comunale Nicola La Grutta, aveva fatto una formale richiesta per sapere se davvero quel conferimento fosse avvenuto, ma la risposta è stata negativa: nessun rifiuto proveniente da Napoli.

Una bufala? Niente affatto. Il trucco è facile da spiegare: “Le 15 mila tonnellate provenienti da Napoli esistono eccome – ha affermato l’onorevole Alfano – ma prima di arrivare nella discarica di Campobello di Mazara, sono passati dal centro di Alcamo. Dagli atti quindi risultano provenire da Alcamo. E’ molto semplice”.

Cristaldi ha fornito un altro elemento: il trasferimento da Napoli, avvenuto tra il 2011 e il 2012 sarebbe stato autorizzato dall’allora presidente della Regione. Ma se fosse tutto normale, non si spiegherebbe l’intervento del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri che ha sequestrato una montagna di carte. Non si spiegherebbe nemmeno perché un’operazione così importante sia stata fatta sottobanco, tenendo all’oscuro i cittadini. Sono cose che appurerà la magistratura, visto che anche i sindaci, soci della Belice Ambiente, hanno detto che non ne sapevano nulla neanche loro.

Un altro punto oscuro sta negli aumenti di livello di alcuni dipendenti.

A mettere l’accento sulla questione è un consigliere: Joselita D’Annibale, che dopo aver da subito messo in chiaro che il fatto di essere la moglie di un dipendente della Belice Ambiente, non genera alcun conflitto d’interesse nella sua partecipazione a quel consiglio comunale, ha chiesto “con quali preparazioni determinati soggetti, da semplici capisquadra sono assurti a rivestire ruoli dirigenziali di alto livello”.

La risposta del commissario Alfano, non lascia dubbi: “Sono cose che io ho già segnalato a chi di competenza. Ma come mai lei non ha sollevato nei confronti di suo marito, il signor Vito Di Giovanni, azioni poste in essere con riconoscimenti di mansioni da terzo a sesto livello? E perché – ha aggiunto la Alfano - quando operai della Belice Ambiente hanno fatto ricorso chiedendo, pochi giorni fa, il riconoscimento di mansioni superiori ricoperte, quindi con un aggravio di spese nei confronti della società, lei non ha detto nulla? Forse perché il ricorso di quegli operai lo ha fatto lei, perché c’è la sua firma?

E poi ci sono gli incendi. Strani incendi.

Ne parla il sindacalista Donato Giglio: “A Mazara, a prendere fuoco erano sempre i cassonetti del tipo monolaterale. Come mai? Sarà anche una coincidenza, ma c’è qualche ditta a Mazara che non poteva gestire il monolaterale. Sarebbe bene che qualcuno facesse delle verifiche”.

La cosa più devastante è la somma dei debiti accumulati dalla Belice Ambiente nel corso degli anni: 53 milioni di euro, una somma vicina a quei 60 milioni di dollari messi sul piatto dagli americani.

E alla luce di questo, quella più curiosa è l’accusa mossa alla Alfano di aver indebitato una società in liquidazione con l’acquisto di tre auto compattatori di seconda mano costati 59 mila euro. Che però hanno fatto risparmiare 240 mila euro in soli due mesi.

A Castelvetrano, mercoledì scorso si è svolto un consiglio comunale simile a quello di Mazara, dove Sonia Alfano ha supplicato i consiglieri comunali di interessarsi ed entrare nel merito della gestione economica della Belice Ambiente, in modo da avere diretta consapevolezza di chi ha sbagliato: “E’ un dovere anche della politica e non solo dell’autorità giudiziaria. Se sbaglio io, vi prego di denunciarmi”.

La rabbia ha portato anche uno degli operatori dell’Ato presenti ad intervenire: “Perché stanno tutti muti? Noi abbiamo tutti famiglia! Se non fosse stato per lei (Sonia Alfano, ndr) noi non avremmo preso gli ultimi tre mesi di stipendio! C’è un mangia mangia!

Ma il consiglio comunale non era in seduta aperta e non prevedeva gli interventi del pubblico. L’operatore è stato quindi allontanato dalle forze dell’ordine. Costretto ad osservare le regole di una legalità che è mancata per anni ai suoi “datori di lavoro”, in una Belice Ambiente che il commissario Alfano ha definito: “Il manuale della perfetta organizzazione a delinquere, dove hanno mangiato tutti”.

Appunto, un mangia mangia, come diceva quel dipendente, prima che lo portassero via di forza.

Intanto il 30 giugno scadrebbe la proroga dell’operatività degli Ato in liquidazione, per passare alle Srr.Crocetta ha già fatto sapere che la Regione sarà disponibile ad anticipare ai Comuni alcune somme per ripianare i debiti. Chiaramente non è un regalo, ma somme che i comuni dovranno poi restituire.

L’Ato non ci sarà più, ma i debiti si. E i debiti, insieme ai dipendenti, passeranno alle Srr.


 

Egidio Morici