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01/06/2015 20:47:00

La sera e il notturno alla Basilica Palladiana

reportage di Dino Agate - Alla Basilica Palladiana di Vicenza é aperta, fino al 2 giugno prossimo, la mostra "La sera e il notturno dagli Egizi al Novecento", curata da Marco Goldin, che in altre occasioni é stato curatore di mostre. Stavolta la completezza del percorso espositivo non lascia nulla di intentato, dall'utilizzazione delle statuette egizie alle più recenti rappresentazioni su tela. Per questo, il richiamo anche all'estero é stato grande, e si vedono e sentono numerosi stranieri mischiati al pubblico italiano. L'internazionalità della vicenda raccontata dalle opere esposte si intreccia con il mutare degli accenti nei discorsi tra i visitatori. La sera...la notte...questi momenti del giorno che tramonta hanno da sempre affascinato gli artisti, sono un patrimonio oscuro della storia dell'umanità, che non é fatta soltanto di sole.

La statuetta del giovane faraone dell'antico Egitto, che da quattromila anni ci guarda, con gli occhi persi nel futuro e nel buio dell'avvenire, é la prima opera che apre il percorso, che é svolto in sei sezioni, fino ad arrivare ai nostri tempi. Uno specialista può rilevare pregi ed intuizioni, nella trama della cultura storica, che un comune visitatore non riesce da solo a percepire. Si può fermare, il visitatore comune, ad ascoltare le interpretazioni delle guide; può anche tenere all'orecchio un apparecchietto acustico ottenuto, per pochi euro, all'ingresso. Ma anche senza gli ausili, può ugualmente immergersi nel fascino del tempo, che si è realizzato ed é stato consumato alla luce del sole dei millenni, ma anche allo scomparire della luce,e nella notte flebilmente illuminata dalle stelle in cielo. Il velo nero, di ricami e frange, che scende dalle spalle sul fianco della viscontessa Moliney, Isabella, ritratta in piedi da Thomas Gainsborough, nel 1769, é simbolo della prospettiva dolorosa, frequente anche nei personaggi ritenuti fortunati. Di fronte a lei, sull'opposta parete, "L'Anacoreta" , opera del 1994, di Antonio Zonan, olio su tela, aggiunge, quasi in pendant, la possibile appartenenza al privato degli stessi toni chiaroscuri dell'altra immagine aulica.

E' pure nella notte, come alla sera in altre opere, che avviene la visione della natura fattasi malvagia. Il mare, che può trasformarsi da risorsa in male, impaurisce il cuore di chi osserva la tela "Pescatori a costa sotto vento", larga come la visione che realmente un osservatore dalla costa può avere. L'attività disperata dei pescatori, che sperano di salvare il salvabile, rivela l'inconsistenza umana al confronto degli elementi naturali scatenati. La natura é diventata matrigna. A volte é madre che alimenta, a volte é genitore che divora i figli. E sullo sfondo avanza la notte, rotta dai lampi. Per fortuna, c'é anche la pacificante operosità dei " Pescatori sulla laguna nella sera che avanza", nell'altra tela di Fritz Hugh Lane, opera del 1850.

La "Marina verso sera" di Claude Manet mostra lo stadio interpretativo delle acque increspate del mare, ritmo liquido che lega, nell'impressione delle movenze, il giorno che scompare alla notte che verrà. Ma il vicino Van Gogh interpreta momenti simili in moto drammatico, quasi cinico nell'assenza di conciliazione tra quello che fu e quello che sarà, nella rotazione incessante della Terra che sembra decidere per i suoi abitanti, con i suoi giri, l'alternarsi del giorno con la notte, mentre é essa stessa inserita nel sistema avvolgente della rotazione copernicana. Questa marina di Van Gogh é solo l'interpretazione che un osservatore può fare sulla sua opera, che in effetti è "Un campo innevato verso sera". Il rapporto osservatore - opera può aggiungere un punto di vista differente alla realtà rappresentata, che può diventare altro nell'intensità del flusso di stimoli e rimandi che si realizza. Ecco allora che, omettendo la figura dell'aratro posto a sinistra nella tela, e di sparute piante, collocate in fondo a destra, il campo innevato della sera si può trasformare, per magia ed incanto, nella serie interrotta di onde, che dal largo investono la spiaggia. Il chiaroscuro dei colori serotini aiuta la realizzazione della magia: la neve può diventare schiuma di mare. Chi ha fatto, a questo punto, il miracolo? l'artista, l'osservatore? o la natura che é l'oggetto della rappresentazione? Il mistero dell'arte resta indissolubile, e fascinoso.

Lo svanire dell'essere nell'apparenza, che puntuale arriva con le ombre della sera, e si ispessisce nella notte, dà a ogni cosa l'inconsistenza dell'irreale. "Vanità delle vanità, tutto é vanità" (Ecclesiaste). La vanità diventa sostanza ultima e definitiva, nel "Tomelloso, giardino di notte", olio su tavola di Antonio Lopez Garcia, 1980. E' davvero giardino? è città? o cimitero di case senza finestre illuminate, che mai più vedranno la luce del giorno?

"La donna di Tahiti" di Paul Gauguin, nell'ambrato della sua carnagione riflette i colori della sera nella notte incombente, che non sono solo del luogo dove la figura fu artisticamente riprodotta. La sera che scende su ogni donna, alla fine del giorno in ogni continente, é la metafora della speranza umana.

leonardoagate1@gmail.com