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23/06/2015 06:15:00

Caos in Forza Italia a Trapani e Marsala. Anche Romano interviene contro D'Alì

 «Leggo che il sen. D'Alì, di concerto con il sen. Gibiino, coordinatore regionale siciliano di Forza Italia, ha azzerato gli organi di partito in provincia di Trapani, dopo i risultati delle amministrative a Marsala, e che lo stesso coordinatore regionale ha dato incarico al »senatore trapanese«, di rifarsi le nomine praticamente a sua immagine e somiglianza». Lo dice il parlamentare di Fi, Saverio Romano. «Capisco l'affinità della coppia Gibiino-D'Alì, la lista di Forza Italia, oltre a Marsala, non è stata presentata nemmeno, nelle ultime amministrative, nei comuni di Gela, Agrigento, Enna e potrei continuare praticamente per tutti i comuni siciliani interessati al voto - aggiunge - pertanto Gibiino e D'Alì, anzichè scaricare sulla superstite classe dirigente di Trapani le loro responsabilità, avrebbero fatto bene a dimettersi per consentire a Forza Italia di lavorare per la ricostruzione di quel centro destra che serve a mandare a casa il peggiore governo regionale di tutti i tempi». «A Marsala realtà di rilievo provinciale e ragionale, il centro destra non ha presentato un proprio progetto politico in antitesi allo scellerato governo Crocetta e a quello nazionale di centro sinistra - aggiunge - Forza Italia non ha presentato nemmeno il proprio simbolo come del resto in altre realtà siciliane chiamate al voto. Buona e sana politica vorrebbe che dopo ogni competizione elettorale, sopratutto dopo una batosta, il partito si riunisca per analizzare le risultante del dopo voto, per discutere, per trovare opportune soluzioni. Invece, nel partito che non c'è, si cacciano i pochi volenterosi rimasti, solo al fine di nascondere la incapacità di guida politica e di rappresentanza di un territorio importante come quello trapanese e siciliano».

D'ALI'. “Non comprendo perché l'on. Romano si occupi di Forza Italia, partito al quale ha dimostrato non appartenere proprio in occasione delle elezioni amministrative, nelle quali si è distinto per iniziative autonome e non concordate, neppure a livello di coalizione, del suo partito ‘Cantiere Popolare’. Spero che nessuno voglia far intendere all'on. Romano ed ai suoi seguaci che Forza Italia sia l'orto delle opportunità dove entrare e raccogliere al momento che più appare convenire, salvo farsi poi proprie sortite autonome e contrastanti, sia a livello locale, che regionale che nazionale (ora comprendiamo perché senza alcuna coerenza e sostanza politica voglia mantenere in vita all'Assemblea della regione Sicilia un gruppo parlamentare diverso da quello di Forza Italia)”, lo dichiara il sen. Antonio D’Alì, commissario di Forza Italia per la provincia di Trapani.
“Proprio a Marsala, dove Forza Italia, come in altre realtà che lo stesso cita, ha deliberato con assenso e delega della segreteria nazionale di identificarsi inequivocabilmente con una lista civica, nel caso ‘Forza Marsala’, Romano avrebbe dovuto quantomeno rispondere alle numerose chiamate del partito, invece di presentare una propria lista, 'Cantiere Popolare', il cui risultato è stato fallimentare - prosegue D’Alì –. Una cocente delusione che ha probabilmente spinto l'On. Romano all'odierna sortita, come sempre a mezzo stampa. I fatti evidenziano la necessità di voltare pagina, e rendono indispensabile quanto il coordinatore regionale e quello provinciale si apprestano a definire in ordine alla rappresentanza del partito in provincia. Il risultato di Forza Italia alle amministrative siciliane è tutt'altro che trascurabile. Abbiamo portato la sinistra ai ballottaggi, facendo capitolare il Pd su numerosi fronti, conquistando la città di Enna ed altre importanti città ed ora, con grande determinazione, sapremo premiare lealtà e impegno nel rispetto delle regole e della democrazia".

FRANCESCO SALONE. Non sono sorpreso dell'ultima e definitiva spallata che il senatore Antonio d'Alì ha dato al partito di Forza Italia. Un partito che ha definitivamente distrutto con l'ultimo valzer di nomine pro domo sua. Non posso che ripetere, con l'amaro in bocca: io l'avevo detto.
L'avevo detto ai tanti che avevano accettato cariche fantomatiche, inesistenti e neppure previste da uno statuto che d'Alì credo non abbia mai neppure letto.
Si sono accorti solo oggi, Enzo Domingo, Toni Scilla, Rossana Titone, Mariapia Castiglione, e quanti avevano consentito che le voci dissenzienti come la mia venissero messe all'angolo, che non c'è democrazia dentro al partito di Forza Italia. Devo ricordare loro che questo è il partito mortificato dai tanti uomini come D'Alì, e di cui Berlusconi si circonda? Un partito che fino a pochi anni fa ha raggiunto consensi da capogiro (fino al 34%) e che oggi ha solo briciole di elettorato, e che alle ultime amministrative di Marsala non ha neppure avuto il coraggio di correre con il proprio simbolo rincantucciato dietro la risibile insegna di Forza Marsala.
Una volta c'era l'orgoglio della appartenenza a Forza Italia, oggi è rimasta solo la vergogna di un partito che è padre di una legge elettorale antidemocratica come il porcellum, una legge fatta per gli uomini di Berlusconi, gli uomini come D'Alì. Uomini che non hanno i voti, che non conoscono la democrazia, evitano il confronto ed operano con prepotenza ed arroganza, distribuendo incarichi come se fossero satrapi imperiali.
Non ho parola per esprimere la disistima anche per alcuni che oggi e solo oggi criticano d'Alì. Mi riferisco in particolare a Toni Scilla, nominato da D'Alì, ma contestualmente presente alle convention a Roma e Palermo di Raffaele Fitto, che proprio quel sistema di nomine ha criticato invocando la democrazia interna al partito.
Lo scrissi in una nota politica alcuni mesi fa, all'indomani delle elezioni in Emilia: non è circondandosi dei suoi fedelissimi ed allontanando gli altri che D'Alì potrà risollevare le sorti di Forza Italia per portarla a competere con le altre formazioni politiche e soprattutto con la sinistra ruffiana di Renzi.
Attendevamo dal senatore Antonio D'Alì, dopo il suo ritorno in Forza Italia e dopo la sua esperienza nel Nuovo Centro Destra accanto ad Angelino Alfano che ha deciso di fare da sgabello al Pd di Renzi (Governo che solo oggi il Sen. critica), un rigurgito di orgoglio, un richiamo ai valori che vide Forza Italia motore di una rivoluzione liberale rimasta però lettera morta anche a causa di una classe dirigente che ha gestito il partito in maniera padronale (due soli congressi nazionali in vent'anni, sic!).
Attendevamo dal senatore D'Alì un segnale di democrazia interna, per esempio che attivasse le procedure congressuali che aveva promesso. Non è venuto, questo segnale, all'indomani del suo insediamento; oggi abbiamo l'ulteriore conferma che D'Alì coltiva il suo vizio d'origine: non consulta la base, e intenzionalmente ignora ogni altro esponente che non gli è vicino e che esprime altri modi di fare politica, per nominare solo chi non mette in discussione la sua linea.
Oggi tutti gli pseudo coordinatori comunali e responsabili di "unqualchecosa" cooptati da D'Alì stanno seduti sulla loro ridicola sediolina senza essere legittimamente investiti da alcuna elezione congressuale, ribadisco, in aperta e palese violazione dello statuto del partito. Per quel che mi riguarda le nomine di D'Alì senza alcun valore statutario e nessuna legittimazione politica, non valevano nulla un anno fa, valgono oggi meno di nulla. Sono felice di essere stato lontano, negli ultimi sei mesi, da un partito che offende i principi più elementari della democrazia.