Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
03/07/2015 06:25:00

Trapani, l'allarme scabbia che non esiste e l'emergenza diventata normalità

 «Allarme scabbia? Ma quando mai». E' stato questo il coro unanime di volontari, medici ed addetti ai lavori che al molo Ronciglio ha fatto da cornice allo sbarco di 349 migranti. Tra l'altro nessuno di loro resterà nel territorio trapanese. Lo scalo trapanese è rientrato nel piano di soccorso migranti che ha coinvolti diversi porti siciliani. Tra lunedì e martedì sono state oltre 2500 le persone soccorse nel Canale di Sicilia ed il piano di soccorso ha impegnato i porti di Palermo, Catania, Messina, Cagliari e Trapani.

I migranti sbarcati a Trapani sono stati soccorsi a 40 miglia dalle coste libiche. A recuperarli è stata la nave oceanografica Moas, l'imbarcazione privata finanziata da due imprenditori e sostenuta da Medici senza Frontiere. Tra loro 307 uomini, 34 donne ed 8 minori non accompagnati per i quali è stato organizzato il tradizionale triage sanitario condotto dai medici con l'ausilio di volontari. Le operazioni di sbarco sono state coordinate dalla Capitaneria di Porto che dalla sala controlli ha diretto l'ingresso della nave all'interno del porto. Presenti anche le donne e gli uomini della Polizia che hanno condotto le operazioni di registrazione. All'interno delle tende organizzate da diverse sigle associative sono stati condotti accertamenti specifici su 27 persone segnalate dal personale sanitario della nave Moas come «affetti da scabbia». Per loro è stato disposto l'apposito trattamento teso ad anestetizzarne l'esistenza.

A spiegarlo a bordo banchina è lo staff medico dell'Asp di Trapani. «La scabbia è un fenomeno consueto, soprattutto per chi proviene da alcune zone a rischio. Ad esempio, per chi proviene dall'Eritrea o dalla Somalia il fenomeno si verifica almeno nel 25% dei casi. Il trattamento è immediato. Le persone sono state isolate, sottoposte a trattameno sanitario e gli abiti sono stati bruciati». Tra i professionisti è palpabile l'irritazione per alcuni articoli pubblicati sulla stampa locale nei giorni successivi all'ultimo sbarco, quello del 24 giugno scorso. «Si è parlato di allarme scabbia, ma è una cosa che non sta ne in cielo ne in terra». A confermare la totale assenza di pericolo sono anche gli ufficiali della Questura e della Prefettura che, parallelamente, hanno disposto il piano d'accoglienza. Nessuno dei 349 migranti resterà in provincia di Trapani. E neppure in Sicilia. Verranno tutti trasferiti a bordo degli autobus in Lombardia (100), Piemonte (50), Toscana (60), Veneto (60), Liguria (60), Campania (13) mentre gli 8 minori non accompagnati verranno accolti nelle strutture convenzionate distribuite in provincia secondo un piano redatto dall'ufficio dei servizi sociali del comune di Trapani. Un emergenza che da tempo è normalità.

Marco Bova