di Dino Agate - Fino alle undici di ieri mattina, 2 luglio, dal cilindro dei prestigiatori - politici, riuniti per decidere chi dovrebbe fare il presidente del nuovo consiglio, non é uscito alcun coniglio. Dall'indomani dell'elezione del sindaco, avvenuta il 15 giugno, si tratta ininterrottamente per risolvere il busillis, che é irrisolvibile. Com'era difficile anzi impossibile tradurre dal latino in italiano una parola inesistente, "busillis", ugualmente impossibile é portare alla presidenza del consiglio la persona importante che vorrebbe andarci. E' sbagliato il presupposto, che cioé il posto di presidente del consiglio sia importante. Nella gran confusione istituzionale, in cui i poteri hanno debordato ed alcuni si sono sostituiti ad altri - magistratura e parlamento, Corte Costituzionale e governo, e via di seguito - un piccolo esempio di confusione la stiamo registrando a Marsala, in occasione del nuovo consiglio comunale, che si riunirà oggi, con all'ordine del giorno la nomina del suo presidente, da scegliersi tra i consiglieri eletti.
Piuttosto che di parlare, nei consessi politici, degli argomenti prioritari che dovrebbero essere sottoposti al consiglio comunale, a cominciare dal Piano Regolatore Generale in ritardo di settant'anni, si discute intensamente, al limite della lite e dei colpi bassi, per stabilire chi debba sedere sullo scranno della presidenza al Palazzo VII Aprile. Non so se la poltrona del presidente sia più comoda e meglio imbottita di quella degli altri consiglieri. Fosse così potrei capire che, chi deve andarsi a sedere là per cinque anni, spera di sedersi sul sedile migliore. Ma credo che non sia questo cui aspirano i vari candidati. Credo che pensino che il posto di presidente del consiglio gli permetta di dirigere la politica marsalese ed essere oltremodo utili alla collettività. Queste nobili aspirazioni, però, sono scollegate dalla realtà. Specie da quando c'é stata l'elezione diretta del sindaco, che prima era eletto tra i consiglieri all'interno del consiglio, e avrebbe pure presieduto il massimo consesso, la figura del presidente del consiglio é diventata di secondaria importanza, e quasi senza potere di incisione nell'andazzo politico cittadino. Sì, il presidente potrà fregiarsi di una qualifica, che non é quella di semplice consigliere, ma non farà altro che il maggiordomo di cerimonia. Il suo voto varrà quanto quello degli altri. Le pratiche da mettersi all'ordine del giorno gli saranno trasmesse dagli uffici, dai consiglieri proponenti o dal sindaco. Lui potrà aggiungerne qualcuna di suo, ma come per tutte le altre pratiche dovrà ottenere la maggioranza dei voti dei consiglieri per farla approvare.
Il presidente del consiglio dovrà mantenere l'ordine delle sedute, ma siamo sempre nell'ambito del cerimoniale, e non dovrà mai esagerare con i richiami all'ordine, per non attirarsi addosso le accuse di autoritarismo, ed anche se lo facesse, otterrebbe, come spesso si é visto in passato, le aspre lamentele dei richiamati. Nella confusione verbale di certe sedute consiliari, ripetutamente avvenute, il can can arroventato di diatribe, polemiche ed accuse riesce a nascondere l'insignificanza delle decisioni prese, rinviate o dimenticate.
leonardoagate1@gmail.com