Lilibeo si conferma fonte di materiale archeologico e di reperti storici di grande valore. Pochi giorni fa, infatti, grazie alla segnalazione di un cittadino marsalese, sono stati ritrovati il relitto di una nave da carico, verosimilmente risalente al III o II secolo a.C., ed alcuni degli oggetti che rappresentavano il carico della nave stessa, tra cui diverse anfore.
Il primo ad immergersi in mare e a fotografare i ritrovamenti è stato l’archeologo Stefano Zangara, della Soprintendenza del mare. “ Abbiamo avuto una segnalazione di un sub marsalese – ha dichiarato Zangara - che ci ha segnalato la presenza di alcuni reperti “. Ci troviamo nella zona di Salinella, più o meno. “Abbiamo fatto un sopralluoto e abbiamo trovato una parte del carico dell’antica nave – racconta ancora l'archeologo - ci sono anfore, frammenti lignei, una macina in pietra lavica, un’ancora in ferro”. Gli esperti sono al lavoro per capire la “provenienza” della nave, quali erano le sue dimensioni. “Una fiancata dello scafo, comunque, l’abbiamo individuata. C’è il fasciame e ci sono elementi in metallo". Potete vedere le immagini dei reperti, in esclusiva, di spalla a questo articolo.
Si tratta di scoperte importanti, che impreziosiscono ulteriormente un patrimonio storico cittadino già di grandissimo prestigio e che, di conseguenza, potrebbero costituire un valore aggiunto nell’offerta turistica. Ma il tutto deve, appunto, tramutarsi in qualcosa di fruibili.
Allora ecco che questo ritrovamento coincide con l’annuncio della creazione di un percorso archeologico subacqueo nella zona antistante al vecchio approdo di Lilibeo, Punta Alga e zone adiacenti, che Tp24.it aveva avuto modo, per la prima volta, di filmare.
La realizzazione del progetto, di cui già si era parlato due anni fa, è frutto del lavoro di diversi architetti ed esperti che hanno visto in questa zona di mare un punt di partenza per un nuovo modo di avvicinarsi all’archeologia. “Con gli economisti dell'Università di Catania abbiamo constatato che aggiungere questo tipo di offerta, l'archeologia, al diving, cioè all'attività subacquea, aumenta del 20% la domanda”, ha affermato il soprintendente del mare Sebastiano Tusa. Un’innovativa attrattiva turistica, dunque.
Attraverso la creazione di appositi apparati comunicativi didascalici e la valorizzazione di una zona di mare ricchissima di materiale archeologico in quanto antico approdo portuale, si intende lanciare un tipo di turismo basato sulla regola “non portare a terra ciò che può essere visitabile a mare” e che vedrebbe quindi la Sicilia tra i pionieri. Il percorso risulta essere già pronto e fruibile, in attesa dei fondi necessari e delle deliberazioni riguardanti la sua destinazione finale nell’offerta turistica cittadina.
Parallelamente, non smettono di fornire risultati soddisfacenti le ricerche archeologiche sull’isola di Mozia. Di recente il sindaco di Marsala, Di Girolamo, accompagnato dall’assessore Clara Ruggieri, si è recato presso l’isola definita come “la culla della civiltà fenicia nel Mediterraneo” ed ha avuto modo di incontrare e parlare con il direttore dell'ultima campagna di scavi Gioacchino Falsone.
Durante le ricerche sono tornate alla luce la pavimentazione di una buona parte di un edificio dell’area “J” e alcune strutture murarie, alte più di due metri, realizzate nella tipica tecnica “a telaio”. Interessanti anche i ritrovamenti all’interno della necropoli dove sono state scoperte diverse deposizioni, sia di inumati che di “incinerati” di varie età, a testimonianza del fatto che nel corso dei secoli entrambe le pratiche abbiano costituito i sistemi funerari dell’isola.
Il sindaco si è complimentato con l’équipe degli addetti ai lavori ed ha promesso di impegnarsi affinché il l’inestimabile patrimonio archeologico possa essere valorizzato ed assurgere al ruolo che merita all’interno del patrimonio storico e culturale della città.
Gianmarco Maggio