di Dino Agate - Proprio a me, che ho criticato da un paio d'anni Rosario Crocetta per come ha amministrato la Sicilia, tocca di difenderlo, dato che tutti lo hanno abbandonato! Da quando l'Espresso ha pubblicato la notizia che Matteo Tutino, il primario di un reparto di Villa Sofia, amico del governatore, ha detto chiaro e tondo all'amico Rosario che Lucia Borsellino deve essere accoppata come suo padre, si é scatenato il finimondo di accuse contro il presidente. Da Roma hanno telefonato o telegrafato a Borsellino, figlia del magistrato ucciso, ed ex assessore alla Sanità dimesso da pochi giorni, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ed il presidente del Consiglio Matteo Renzi, per esprimere solidarietà a lei e riprovazione a chi ha pronunciato la frase, oltre che implicita riprovazione di chi, Crocetta, l'ha ascoltata senza ribattere una sillaba.
I vertici del Pd e dell'Udc , che appoggiano il governo Crocetta, hanno subito preso le distanze da lui, e, assieme ad altri noti parlamentari, hanno indicato la via delle dimissioni di Crocetta e del ritorno alle urne il prossimo autunno. Senonché il procuratore della repubblica di Palermo ha fatto pure lui una dichiarazione, affermando che la frase incriminata non é agli atti del fascicolo concernente il primario, da alcuni giorni in carcere per reati gravi concernenti la sua professione ed il suo incarico.
L'Espresso, in una nota di poche ore fa ha ribadito quanto pubblicato, precisando che la frase é stata intercettata in uno dei tre filoni dell'inchiesta su Villa Sofia, ed é del 2013.
Quanto sta avvenendo é sintomatico di come si vive e ci si comporta di questi tempi. Tempi brutti, orribili direi. Alla prima notizia pubblicata dall'Espresso si é scatenata la caccia alle streghe, tutte condensate in un solo uomo: Rosario Crocetta. A nessuno é venuto in mente che pure un grande settimanale può sbagliare. Sorto poi questo dubbio in seguito alla dichiarazione che esclude la frase, fatta dal procuratore della Repubblica, la precisazione dell'Espresso sembra eliminarlo, riportando il contesto non più all'attualità, ma a un'intercettazione del 2013 contenuta in un fascicolo di indagine, secretato. Ed ecco che spunta un altro vezzo abnorme, eppure ormai di prassi, che il contenuto di un fascicolo secretato finisca alla redazione di una rivista. Ma che segreto é? di Pulcinella?
Il fascicolo secretato, da cui risulterebbe la frase di Tutino, é del 2013, e probabilmente il procuratore Li Voi se n'era dimenticato, o non lo conosceva nemmeno per non essere stato ancora incaricato alla procura di Palermo.
La giunta Crocetta ha amministrato male in questi tre anni, e qua non ci piove. Lo sanno pure i partiti che l'hanno appoggiato, tanto vero che in seguito alle dimissioni di Lucia Borsellino da assessore alla sanità, per suoi motivi etici e morali, hanno valutato la possibilità di togliere l'appoggio al governo costringendo il presidente della Regione alle dimissioni. Dopo giorni di intense discussioni, hanno poi deciso di appoggiarlo ancora, a condizione che si mutasse il modo di governare, rendendo buono quello che finora é stato pessimo.
Ma se Crocetta ha amministrato male, deve essere costretto alle dimissioni per questo, non per una frase, che ancora non si sa se veramente é stata pronunciata. Infatti, il procuratore ha sì affermato che la frase non risulta agli atti del processo in corso contro Tutino, ma ancora non conosceva la precisazione dell'Espresso che la frase é fra gli atti secretati di un filone di indagini su Villa Sofia, risalente al 2013. Diamo quindi tempo al procuratore di accertare i fatti e la frase, per vedere se L'Espresso ha letto bene. Dopo, se la frase é stata pronunciata all'orecchio di Crocetta, che dice di non averla sentita, si potrà riprendere l'accusa e trascinarlo nel fango. Ora é prematuro. Sulle illazioni non possono costruirsi i futuri percorsi politici, specie se riguardano un'intera Regione.
leonardoagate1@gmail.com