Il giudice del lavoro del Tribunale di Marsala Caterina Greco ha ordinato il reintegro del 63enne Francesco Pellegrino nelle funzioni di comandante dei vigili urbani di Petrosino. Il Comune è stato anche condannato a pagare le spese legali al ricorrente (1.959 euro). Il giudice ha, quindi, dato ragione a Pellegrino, che dopo circa trent’anni di reggenza era stato rimosso dall’incarico di comandante dei vigili urbani dal sindaco Gaspare Giacalone con determina dello scorso 13 marzo. Il successivo 24 aprile fu, poi, la giunta municipale a ratificare la decisione del primo cittadino. Pellegrino, sostituito con un suo inferiore in grado, non la prese bene e fece subito ricorso davanti al giudice del lavoro, che adesso gli ha dato ragione. Si attende l’eventuale contromossa del sindaco Giacalone.
Marsala, poliziotto tradito dalla moglie accusato di averla sequestrata in casa: quattro a giudizio. Il gup Annalisa Amato ha rinviato a giudizio quattro delle sei persone coinvolte nell’indagine della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura che vede un poliziotto in servizio al Commissariato di Marsala, l’assistente Luigi Nesta, 41 anni, originario di Corato (Bari), accusato di sequestro di persona, tentata estorsione, percosse in danno della moglie (T.I., di 37 anni) e ingiurie all’amante di quest’ultima. Al poliziotto, in marzo, il gip Francesco Parrinello, su richiesta della Procura, ha applicato la misura cautelare dell’allontanamento dall’abitazione familiare, nonché il divieto di avvicinamento alla moglie. Misure cautelari sul mantenimento delle quali il gup Amato si è riservato di decidere. Rinviati a giudizio anche i genitori di T.I., Giovan Battista Ingianni, di 70 anni, e Anna Renda, di 64, abitanti in contrada Torrelunga Puleo, anche loro accusati in concorso con Nesta di sequestro di persona e tentata estorsione. Di quest’ultimo reato deve rispondere anche Giuseppe Di Girolamo, di 55 anni, anche lui mandato sotto processo in quanto accusato di lesioni personali (in danno dell’amante di T.I.) insieme con Ingianni e Renda. L’amante (I.V.) fu, infatti, picchiato in una via del centro di Marsala, riportando lesioni al volto e alla cervicale giudicate guaribili in 30 giorni. Il processo, davanti il giudice monocratico, inizierà il 2 ottobre. Sono stati, invece, prosciolti dal gup i due poliziotti della squadra Volanti accusati di lesioni, per omesso intervento, quando l’amante di T.I. veniva malmenato, secondo l’accusa, da Ingianni, Renda e Di Girolamo. I poliziotti prosciolti, difesi dall’avvocato Stefano Pellegrino, sono l’assistente Fulvio Gambina, di 43 anni, e Niki Girgenti, di 24. Il Nesta li fece intervenire quando sorprese la moglie e l’amante per strada. L’accusa di estorsione è relativa al fatto che la moglie fedigrafa, dopo la scoperta della tresca amorosa, sarebbe stata costretta ad andare da un notaio per cedere al marito (tramite procura speciale al Di Girolamo) la sua quota di proprietà dell’appartamento in cui vivevano in città, mentre il sequestro di persona dal fatto che la donna fu chiusa a chiave in casa, per circa 24 ore, dal marito e dai suoi genitori per paura che fuggisse con l’amante. Alla donna fu sottratto anche il telefono cellulare. A liberarla sono stati i militari della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala, venuti a conoscenza di quanto stava accadendo perché la donna prigioniera, avendo nascosto in casa un altro cellulare, è riuscita a inviare degli sms a due amiche. L’indagine delle Fiamme Gialle, a cui la donna ha poi raccontato la sua vicenda, è stata coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa. Si è così scoperto che Nesta (difeso dall’avvocato Edoardo Alagna), dopo 13 anni di matrimonio, avendo qualche sospetto, aveva iniziato ad indagare sulla vita privata della moglie, prima pedinandola e poi installando addirittura una piccola videocamera nella cucina di casa, ritenendo che qui la donna incontrasse il suo amante. Quest’ultimo è parte civile. Ad assisterlo è l’avvocato Fabio Spanò. Nell’udienza preliminare hanno chiesto di essere ascoltati Luigi Nesta e Giovabattista Ingianni. Il primo ha cercato di ridimensionare le contestazioni dell’accusa, dicendo che circa la cessione di quota dell’appartamento familiare c’era già da tempo un accordo con la moglie, mentre l’Ingianni ha detto di non avere mai picchiato la figlia, ma soltanto di “averla presa per un braccio”.