"Il sindaco Errante è un bambino viziato, politicamente parlando”. A dirlo è Pasquale Calamia (Pd), uno dei consiglieri che avevano presentato la mozione sulla riduzione dell’indennità di funzione di sindaco, assessori e consiglieri. Una mozione bocciata dalla maggioranza, ma poi accolta dal sindaco con una delibera di giunta.
“Il primo cittadino è chiamato a prendere delle decisioni, non a rincorrere lo stato emozionale della gente – ha proseguito Calamia – Alla fine è come se fosse stato costretto a dare uno schiaffo alla sua stessa maggioranza, che appena 48 ore prima aveva bocciato la proposta di una parte dell’opposizione di ridurre da subito le indennità del 20 per cento, anticipando gli effetti della legge regionale che entrerà in vigore dal prossimo mandato”.
In molti hanno spiegato questo cambio di rotta, con l’inevitabile clamore mediatico suscitato dalla bocciatura e le comprensibili reazioni dei cittadini. Soprattutto per il fatto che il risparmio, secondo la mozione, sarebbe stato devoluto agli indigenti.
I consiglieri che l’hanno firmata sono sette: Luciano Perricone (Cdu), Gaetano Accardo (Cdu), Maurizio Piazza (Città Nuova), Pasquale Calamia (Pd), Monica Di Bella (Pd), Gianpiero Lo Piano (Articolo 4), Giuseppe Curiale (Psi).
Il testo é stringato. Si fa riferimento alla legge regionale, al difficile momento economico e si impegna il consiglio comunale a pronunciarsi sulla riduzione del 20% delle indennità, con decorrenza luglio 2015, destinando appunto il risparmio a sostegno degli indigenti.
Ma secondo Errante gli stessi firmatari non avrebbero sostenuto a sufficienza la mozione, “quasi a volerne attendere il rigetto da parte dei consiglieri di maggioranza”. Avrebbero dovuto invece “coinvolgere tutte le forze politiche presenti in consiglio per un percorso condiviso e non di parte”.
Le affermazioni fatte dai consiglieri della stessa maggioranza però, sono state molto dure e non proprio nella direzione della mancata condivisione. In molti hanno parlato di mozione populistica e demagogica, “un modo per strappare consensi anticipando la campagna elettorale”.
Ma due giorni dopo la bocciatura del consiglio comunale, arriva la “promozione” della giunta, dove con una delibera vengono rideterminate le indennità per il sindaco, vice sindaco, assessori e consiglieri.
Anche se gli “stipendi” di luglio non sono stati tagliati del 20% rispetto a quelli dei mesi precedenti.
Fino a giugno, infatti, l’indennità del sindaco era di 3.493,98 euro lordi che, ridotti del 20%, sarebbero diventati 2.798,18 euro. Invece, da luglio la cifra sarà: 3.218.04 euro.
Il perché si spiega col fatto che, oltre a recepire in anticipo la normativa regionale di riduzione del 20%, è stata anche applicata la norma nazionale che porta l’indennità del sindaco ad oltre 4 mila euro. La riduzione è stata quindi applicata a quelle 4 mila.
Le indennità del vice sindaco, degli assessori e dei consiglieri, poi si riducono automaticamente in percentuale.
Questa differenza è dovuta al fatto che nell’estate del 2012 la giunta aveva già operato una decurtazione del 10%.
Ma nello stesso consiglio comunale in cui la mozione era stata bocciata, il vicesindaco Giuseppe Rizzo aveva evidenziato una stortura contenuta dalla norma regionale: “Si abbasserebbe il costo del gettone di presenza dei consiglieri e si aumenterebbero il numero delle commissioni per raggiungere il tetto massimo. Aumentando i costi della politica”. Stortura che non viene corretta dalla stringata mozione presentata a Castelvetrano.
Tra i consiglieri che avevano bocciato la mozione, ce ne sono due che forniscono però dei dati interessanti, nell’ottica del risparmio e dell’attenzione agli sprechi.
Piero D’angelo parla dei rimborsi del Comune ai datori di lavoro dei consiglieri comunali alle dipendenze dei privati. Dal 2007 al 2014 il Comune ne avrebbe versati per circa 467 mila euro.
Ninni Vaccara è molto diretto: “Questo presunto risparmio di circa 75 mila euro citato nella mozione, sarebbe un’ulteriore somma messa a disposizione dell’Amministrazione, che ha distribuito contributi in maniera dissennata per circa 150 mila euro nel 2015 e le permetterebbe di reiterare la sua permanente campagna elettorale, fregandosene dei problemi reali dei cittadini”.
Il risparmio potrebbe seguire quindi anche altri sentieri. Come sottolineato anche dal consigliere Tommaso Bertolino, sarebbe necessario “saper dire no alle tante e superflue spese sostenute da questa amministrazione per attività di consulenza, incarichi, contributi, promozioni varie…”
Certamente, ogni riduzione dei compensi a qualsiasi livello e di qualsiasi entità, non può che essere vista di buon occhio dai cittadini, sempre più insofferenti e distanti dalla politica, anche se in tanti concordano che al di la del valore simbolico, una scelta come questa non risolverà certo i giganteschi problemi economici di un Comune ai limiti del default.
Egidio Morici