Vertenza Ryanair - aeroporto di Trapani. Facciamo il punto C’è in Sicilia un aeroporto che nel 2014 ha fatto viaggiare più di un milione e mezzo di passeggeri. Secondo uno studio della società di consulenza Kpmg in quattro anni ha generato ricchezza nella Sicilia Occidentale per 900 milioni di euro. Eppure è senza una governance, senza trasparenza, a breve probabilmente senza un vettore, e quindi a rischio chiusura. È l’aeroporto “Vincenzo Florio” di Birgi, frazione di Trapani. Ha legato la sua recente fortuna, e la rinascita di un territorio, a Ryanair.
La compagnia irlandese dal 2008 fa base proprio a Trapani, garantendo quasi trenta rotte nazionali e internazionali. Ma con l’abolizione delle province regionali, voluta dal governo Crocetta, si è creata una sorta di impasse. L’aeroporto è gestito dalla società Airgest, società di capitali costituita per il 60% da enti pubblici (la Regione ha il 59,7, la Camera di commerciolo 0,3) e circa il 38% in mano ai privati, vale a dire Infrastrutture Sicilia, con il 32,6%, la cui quota è controllata da Corporation America, e alla società dell’imprenditore del settore rifiuti Giulio Quercioli Dessena con il 5,7% (resta un 1,7% che, dai dati ufficiali Airgest è attribuito ad altri, ndr). Approvato il terzo bilancio, come da mandato il Consiglio di amministrazione dell’Airgest è scaduto, ma dalla Regione siciliana non è arrivato e non arriva nessun segnale per la convocazione dell’assemblea straordinaria dei soci e la nomina della nuova governance.
Proprio nel momento in cui è necessario prendere decisioni importanti e strategiche. Ryanair infatti batte cassa e attende le somme stabilite da un accordo di co-marketing con i comuni della provincia di Trapani. Si tratta di un’intesa sottoscritta nel 2014 tra la Camera di commercio e l’Ams, «Airport Marketing Service Limited», la società che gestisce i servizi di marketing e di promozione di Ryanair. Si tratta di 2 milioni e 225 mila euro l’anno, per tre anni, ripartiti in base alla grandezza dei comuni. Ad esempio, i comuni più grandi del territorio, Marsala e Trapani, devono, 300mila euro l’anno. Il pagamento è stato definito in 4 rate annuali. Le prime due del 2015 non sono state rispettate. Per il 2015, sono stati versati complessivamente solo e in tutto 263.750 euro.
I sindaci non hanno nei bilanci le somme per onorare gli impegni presi, molti comuni non hanno pagato neanche le quote del 2014, e il presidente della Camera di commercio di Trapani, Pino Pace, che aveva fatto da mediatore ha fatto un passo indietro e dato un ultimatum: o i sindaci pagano la loro quota entro pochi giorni, o la Camera di commercio rescinderà il contratto con la società collegata a Ryanair. Il che significherà l’addio della compagnia irlandese. Una ipotesi che si tenta in tutti i modi di scongiurare. Da qualche giorno è sceso in campo anche il presidente di Confindustria Trapani Gregory Bongiorno che ha avviato una azione di sensibilizzazione tra i sindaci interessati e il commissario dell’ex provincia: l’obiettivo è trovare le risorse per rispettare gli impegni con Ryanair. C’è da convincere in particolare i comuni e soprattutto i rappresentanti di quegli enti locali che dalla vitalità dell’aeroporto di Birgi hanno ricevuto i vantaggi maggiori: si prendano ad esempio i comuni di Trapani e Marsala che poi sono quelli che finora hanno mostrato maggiore resistenza a versare i soldi.
Nel frattempo si litiga per altri soldi. L’ex provincia di Trapani infatti ha incassato una cifra, 5 milioni di euro, come ristoro per i danni causati al territorio dalla chiusura per alcuni mesi dell’aeroporto di Trapani durante le operazioni militari in Libia,che poi portarono alla caduta di Gheddafi. L’attuale commissario straordinario dell’ex provincia, Giuseppe Amato (sesto commissario nominato dalla Regione a Trapani dal 2012) vuole destinare all’aeroporto solo parte della cifra: 3,5 milioni di euro, il 70% della somma. E il rimanente milione e mezzo ai sindaci. Non ci stanno i soci privati dell’Airgest: «È a rischio la continuità della stessa azienda» scrivono in una nota Infrastrutture Sicilia e Giulio Quercioli Dessena, che chiedono per intero la somma, contestando la delibera, parlando poi di una «incapacità ad adempiere al ruolo istituzionale di sostegno all’economia del territorio».
I sindaci, dal canto loro, chiedono trasparenza, e vogliono vedere le carte dell’Airgest. La società, nonostante sia a partecipazione pubblica,non rende disponibili i bilanci (l’ultimo è stato approvato lo scorso 2 luglio) nemmeno sul sito istituzionale.