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29/07/2015 20:02:00

Se n'è andato Sebastiano Vassalli, il maggiore scrittore italiano del Novecento

 di Dino Agate - Sebastiano Vassalli se n’è andato che aveva 73 anni. E’ stato lo scrittore più notevole del Novecento. Ha scritto molti libri, alcuni anche in questo secolo, ma il successo ed il suo capolavoro sono arrivati con “La chimera” nel 1990. E’ la storia di Antonia, una ragazza del Seicento, pressappoco vissuta negli stessi anni in cui è stata ambientata da Manzoni la storia di Renzo e Lucia. Questa nel milanese. Quella nel Novarese delle risaie e sotto le montagne.

Antonia è cresciuta in un villaggio ai piedi delle Alpi, che a guardarlo ora da lontano esiste solamente nella fantasia di chi lo guarda. Troppa acqua è cambiata da allora nelle marcite delle risaie. La zona ora è anche attraversata dall’autostrada. Tutto è cambiato, e la storia antica di Antonia con l sua tragica fine é il precipitato di documenti e favole. E’ un romanzo storico, del tipo dei Promessi Sposi, ma non un’imitazione. Anche Vassalli ha trovato antichi documenti e libri dell’epoca. Anzi la storia di Antonia, a vent’anni bruciata perché ritenuta strega, è più vera di quella fantasiosa di Renzo e Lucia. Il paragone tra i due romanzi non ha senso, perché entrambi rappresentano il vertice della letteratura italiana di due secoli, l’Ottocento ed il Novecento. Attorno alla storia dei protagonisti manzoniani, ed attorno a quella della protagonista vassalliana c’é il mondo di allora. Vivevano allora i religiosi nella loro potenza spirituale e temporale, i politici nella loro boria di potere in perenne conflitto e in continuo accordo con la Chiesa, l’ignoranza diffusa, la naturalezza di personaggi che nell’amore o nell’odio segnavano quel tempo, e segnano tutti i tempi.

Non si può capire la grandezza dei due romanzi storici se non raffrontandoli con la produzione mediocre che, nello stesso genere, ne hanno fatto altri scrittori. Il nome dell’autore da paragonare, purtroppo per lui, è senz’altro Umberto eco, con il suo pretenzioso e sovrastimato “Il nome della rosa”, tradotto in tutto il mondo, e venduto a milioni di copie. La sua trama, ambientata pure nel passato, in un convento, pare null’altro che un esercizio di stile, pure noioso. Un mattone indigeribile. Moltissimi l’hanno comprato e letto perché è stato imposto dalla pubblicità, e dalla setta degli scrittori di grido, e di poco talento, che partecipano e vincono i premi letterari. Un’impostura letteraria difficile da smascherare, perché chi è capace di parlar male di un collega? I critici sono spesso prezzolati, e se non sono proprio pennivendoli, devono seguire le indicazioni delle case editrici. E’ il mercato librario, che è drogato. Nonostante questo, talvolta i premi vengono assegnati a un libro valido. E quello che è successo a Sebastiano Vassalli, che con “La chimera“ ha vinto lo Strega e la selezione Campiello. Benché lui non abbia mai accettato i riti e le convenzioni dei premi letterari. E le sue stoccate ai colleghi scrittori sono apparse a volte sulla stampa, oltre che essere noti nella cerchia dei suoi non numerosi amici.

leonardoagate1@gmail.com